Quattro stagioni, ottantanove episodi e un numero incalcolabile di 'vittime': è questo il bilancio della vendetta che quattro anni fa, il 21 settembre 2011, Emily Thorne aveva promesso al suo pubblico nell'episodio pilota di quella che, almeno in apparenza, si proponeva come una liberissima rivisitazione de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, e che di lì a breve si sarebbe rivelata il più genuino, smaliziato e gustoso guilty pleasure della TV americana.
Il 10 maggio, con Two Graves, Revenge è giunta al suo atto conclusivo, facendo calare il sipario sulla serie targata ABC e ambientata nel lussuoso scenario vacanziero degli Hamptons. Un finale, bisogna ammetterlo, tutt'altro che impeccabile, ma che ha rispettato - nel bene e nel male - lo stile concitato, e spesso addirittura delirante, dello show creato nel 2011 da Mike Kelley, con protagoniste le attrici Emily VanCamp e Madeleine Stowe.
Ultimo atto: la vendetta è servita!
Impresa ardua, come quasi sempre del resto, riassumere in poche righe la trama di un episodio di Revenge: un singolo episodio in cui, come da consuetudine, accade di tutto, senza che allo spettatore sia concesso un attimo di tregua. E in Two Graves, procedendo per sommi capi, abbiamo, nell'ordine: 1) l'arresto di Emily Thorne alias Amanda Clarke, ritenuta responsabile della distruzione di Grayson Manor e dell'omicidio della sua eterna rivale, Victoria Grayson; 2) un processo celebrato a tempi record, con Emily/Amanda che si dichiara colpevole (sulle ragioni di tale strategia processuale, vedere il punto successivo); 3) l'evasione da un carcere di massima (?) sicurezza, architettata con mesi d'anticipo grazie al fondamentale aiuto di Nolan Ross (Gabriel Mann); 4) Jack Porter (Nick Wechsler) aggredito e quasi fatto secco da White Gold, una killer professionista che pare uscita da Kill Bill e che somiglia paurosamente a Courtney Love (no, scusate, è la 'vera' Courtney Love); 5) il finto funerale di Victoria, con Victoria (viva e vegeta) a godersi lo spettacolo dall'ultima fila.
E poi ancora: 6) la fulminea ricomparsa di Victoria 'risorta' al cospetto di Louise Ellis (Elena Satine), ereditiera squilibrata i cui complessi rispetto alle figure genitoriali farebbero invidia a Norman Bates; 7) il tradimento di Louise che, delusa, decide di rientrare nelle file del Team Emily; 8) il confronto finale fra Emily e Victoria, con tanto di sparatoria e l'intervento provvidenziale di David Clarke (James Tupper), che pianta una pallottola fatale nel corpo della sua ex amante. Con il piede premuto sull'acceleratore, e di certo senza preoccuparsi della verosimiglianza (abbandonata secoli fa) né della coerenza logica degli avvenimenti, Revenge mette dunque la parola "fine" non soltanto su una quarta stagione di livello altalenante e discretamente meno convincente delle precedenti (ne riparleremo), ma anche su un percorso narrativo quadriennale che ha saputo miscelare con estrema disinvoltura ingredienti del revenge drama, del thriller e della soap opera in un 'cocktail' non certo paragonabile allo spessore e alla qualità delle grandi serie del decennio, ma dal gusto indubbiamente piacevole.
Team Emily vs Team Vic: il duello finale
La climax del series finale di Revenge, ovviamente, non poteva che essere costituita dalla resa dei conti definitiva fra le due colonne portanti dello show: le due antagoniste che, l'una contro l'altra armate, non hanno cessato per un solo momento di detestarsi a vicenda e di affrontarsi in una lotta senza regole e senza esclusione di colpi. Un anno fa, nell'ultimo episodio della terza stagione, Execution, la sfida sembrava essersi risolta a favore di Emily: in piena notte, in un cimitero (!), la ragazza sferrava un robusto colpo di pala (!!) sulla testa della sua nemica, la quale si sarebbe poi risvegliata legata al letto di un manicomio (!!!). Nell'episodio 4x21, Aftermath, Victoria sembrava essersi congedata dal pubblico dopo aver provocato una gigantesca esplosione a Grayson Manor; ma nella puntata 4x22, Plea, scoprivamo che la donna seduta sulla celeberrima poltrona preferita di Vic, e inghiottita dalle fiamme insieme al resto della villa, in realtà era il cadavere della madre di Victoria, misteriosamente trasportato fin lì per simulare il falso omicidio della matriarca del clan dei Grayson ed incastrare quindi la povera Emily.
In Two Graves, lo scontro fra Emily e Victoria rievoca quasi un duello da film western, e sottolinea ancora una volta la sinistra simmetria esistente fra i due personaggi: due donne entrambe dominate - anzi, divorate - dalla mania del controllo e dal desiderio di vendetta, pronte a mettere a rischio affetti e persone care pur di raggiungere il proprio scopo, secondo i dettami di un senso della morale contaminato da ampie zone d'ombra. In questa sequenza, la specularità fra le due co-protagoniste è evidenziata anche sul piano cromatico: la tenuta nera di Emily (in pratica un'uniforme da combattimento) e l'abito bianco di Victoria (una sorta di antifrasi, per una villainess la cui innocenza è stata infranta molti anni prima). Sul versante opposto, tuttavia, all'ambiguità morale della sua eroina in nero Revenge non ha resistito a contrapporre, ancora una volta, un più scontato manicheismo: la morte della 'perfida' Victoria, ripudiata e disprezzata perfino dai suoi figli (quelli superstiti), e l'happy ending riservato ad Emily, che al contrario sopravvive al proiettile della sua nemica, appaiono una soluzione fin troppo banale, soprattutto per le modalità della sua messa in scena. Ma della completa redenzione di Emily, e del modo in cui la quarta stagione abbia in parte inficiato quanto narrato in precedenza, parleremo nel prossimo paragrafo...
Redenzione e happy ending
Una scelta significativa, a proposito del duello fra Emily e Victoria, è stata non a caso il gesto compiuto da David, che in qualche modo ha 'salvato' l'anima della figlia a costo di uccidere la donna di cui un tempo era innamorato. Forse, nell'economia della serie, sarebbe stato preferibile che David fosse morto per mano di Victoria, risparmiandoci il frettoloso e ricattatorio subplot sulla sua malattia (malattia che, pochi mesi più tardi, lo condurrà alla morte fra le braccia della figlia). D'altra parte, la 'resurrezione' del personaggio di David è apparsa un errore fin dal principio: l'assunto di base di Revenge, il valore di ogni azione di Emily, risiedevano nella tragica fine dell'uomo, mentre la sua re-introduzione nell'universo di Revenge è stata gestita in maniera confusa e illogica, facendo venir meno in sostanza le motivazioni stesse di Emily e dei suoi progetti. David, in poche parole, funzionava assai meglio da 'morto' che da 'vivo', ma perlomeno la sua scomparsa, nell'epilogo di Revenge, ha contribuito ad aggiungere un sottofondo agrodolce a un happy ending fin troppo lezioso.
Le ultimissime sequenze di Two Graves, in effetti, sono apparse talmente patinate e zuccherose da rappresentare l'autentico punto debole di questo finale di serie: dal matrimonio fra Emily e Jack, con l'allegro ricevimento al bar di Jack e perfino il cuccioletto bianco in dono ai neo-sposi (neanche nel più smielato degli spot pubblicitari), al loro idillio romantico in barca, fra le onde dell'oceano, per chiudersi con la scena in cui Nolan Ross riceve un'inaspettata richiesta d'aiuto e decide ufficialmente di diventare Batman (più o meno). Gli autori, insomma, hanno stabilito di riservare a Emily/Amanda e ai suoi cari (quelli scampati alla carneficina di queste quattro stagioni) un futuro che più roseo e lieto non si potrebbe, e da un certo punto di vista si tratta di una soluzione più che comprensibile. D'altro canto, però, uno degli aspetti che hanno contribuito a rendere Revenge una serie intrigante e coinvolgente, a prescindere dalla sua natura di guilty pleasure, è stato il sottofondo dark delle avventure di Emily, oltre all'anima 'nera' (almeno parzialmente) del personaggio.
Addio, Emily
Emily, è importante ricordarlo, non è un'eroina vera e propria, ma una giovane donna tormentata che ha assimilato il male commesso contro di lei quando il suo nome era Amanda. Non cerca solo giustizia, ma anche vendetta. Odia Victoria, così come odiava il clan dei Grayson e i loro seguaci e alleati, ma al contempo rispecchia molte delle caratteristiche di Queen Vic - e l'ingannevole sequenza onirica, con il cuore di Victoria trapiantato nel corpo di Emily per permetterle di sopravvivere, a livello simbolico forse è qualcosa di più di un semplice incubo. Il principale dramma insito nella protagonista di Revenge era l'incapacità (l'impossibilità?) di trovare pace ed armonia in un'esistenza contrassegnata da un unico, sfibrante obiettivo, tramutatosi in un'ossessione dai contorni mostruosi. Un'ossessione che problematizzava con intelligenza questo personaggio, proprio nella sua insanabile dicotomia fra l'identità di Emily e l'identità di Amanda, e che invece in questa quarta stagione si è in parte dissolta.
Ecco, forse Revenge non è riuscita ad essere in tutto e per tutto ciò che avrebbe potuto essere, né a rispettare fino in fondo la natura della sua antieroina (e l'epilogo da Mulino Bianco ne è un esempio emblematico); eppure per quattro anni ci ha regalato un'infinità di sorprese, colpi di scena, qualche brivido e risate a volontà... ovvero, più di quanto si possa pretendere da molte altre serie che tentano di percorrere l'analogo filone del guilty pleasure. E se la vendetta è un piatto che va servito freddo, la "ricetta" di Emily, pur con tutti i suoi difetti di cottura, è uno di quei piatti che siamo ben lieti di aver trovato sul nostro menù...