Una Napoli che vive di notte, un vicequestore chiamato a sfidare i propri limiti, un'indagine che farà saltare gli equilibri di una vita lavorativa e familiare che andava a gonfie vele. Si chiama Resta con me ed è la nuova fiction Rai, un poliziesco a tinte romantiche, 8 puntate in onda ogni domenica in prima serata su Rai Uno a partire dal 19 febbraio. Alla serie nata da un'idea di Maurizio De Giovanni e diretta da Monica Vullo, spetterà il gravoso compito di raccogliere il testimone lasciato dal successo di Le indagini di Lolita Lobosco conclusasi lo scorso 12 febbraio. Ma Francesco Nardella, vicedirettore vicario Rai Fiction, non ha dubbi: "È una serie multi-genere, dentro c'è il poliziesco, le grandi storie d'amore e una banda che ruba sottoterra; i generi ibridati sono il futuro della serialità televisiva e hanno bisogno di essere sorretti da una forte racconto dei personaggi. Gli americani li chiamano 'character driven' perché sono loro a portare avanti la storia. Questa è una storia che parte da un uomo che fa un errore perché ossessionato dal suo lavoro, saltano due famiglie e l'intero racconto sarà il tentativo di risarcire e riannodare i fili di un amore distrutto".
Tra poliziesco e sentimenti
Otto mesi di riprese e due anni di scrittura: alla fine ci sono voluti tre anni per realizzare Resta con me, una serie che adotta i canoni del poliziesco rivisitandoli, come sottolinea la regista Monica Vullo, perché "racchiude tanti generi e moltissime storie di amicizia, amore, fratellanza, sorellanza, passioni, tradimenti e maternità non naturali". Il protagonista interpretato da Francesco Arca è il vicequestore Alessandro Scudieri in servizio alla Mobile di Napoli, un uomo ossessionato dalla ricerca della verità e da un'indagine, quella sulla "banda della lancia termica", che stravolgerà per sempre la sua vita professionale e sentimentale.
La moglie Paola incinta, giudice presso il Tribunale dei Minori, perde il bambino in seguito ad una sparatoria nel ristorante dove stanno pranzando insieme e dove Alessandro l'ha trascinata a sua insaputa per seguire le indagini sulla banda. Da quel momento il rapporto andrà in frantumi e ricucirlo non sarà affatto facile. Non è stato difficile invece per Arca accettare la sfida di diventare Alessandro di cui condivide "la generosità e l'abnegazione verso il lavoro", pur non avendo "mai messo a repentaglio i miei affetti, faccio un lavoro ben più facile", racconta. Ce l'ha fatta soprattutto grazie a Monica Vullo, la sua "eroina" che, ricorda, "mi ha spronato, mi è stata addosso, non mi ha mai mollato un attimo e nei tanti momenti di difficoltà è stata la prima ad arrivare e l'ultima ad andare via".
La lezione dei bambini
La lezione che ha imparato? "Stare in contatto con le proprie emozioni", continua Arca, soprattutto grazie a Diego, il bambino interpretato dal piccolo Mario Di Leva: "Con lui Alessandro riscopre le proprie contraddizioni ed emozioni. È una cosa che delle volte gli adulti dimenticano di fare, per fortuna esistono i bambini che ci riportano in questo fantastico mondo". È della stessa idea anche Laura Adriani (Paola): "Sono sempre i giovani che ci danno la speranza per il futuro, la serie racconta proprio quanto un adulto possa imparare da un giovane. E quanto un giovane possa prendere da un adulto ciò che gli serve".
Ma la vera rivelazione è proprio Mario Di Leva che è già una star, dopo essersi reso protagonista di un simpatico siparietto con Amadeus sul palco dell'Ariston durante il Festival di Sanremo. "Diego è un personaggio molto forte e emotivo. Mentre giravo la serie mio padre ha adottato un ragazzo di una casa famiglia e ho provato a trasferire in Diego la stessa tristezza che vedevo nei suoi occhi", racconta. Nel cast anche Arturo Muselli, che interpreta Marco, collega e amico fraterno di Alessandro, e Maria Pia Calzone, che interpreta Nunzia Raimondi, la donna al comando della Squadra Mobile: "Quando mi chiamarono per propormi il ruolo di Nunzia mi dissero: 'Questo personaggio si chiama Ernesto, se tu lo fai diventa una donna' ".
Napoli, città liquida
L'altra grande protagonista della serie è Napoli di notte. Resta con me è stata girata quasi interamente in notturna: "I delitti avvengono di notte, sono dei casi piccoli e risolti in un tempo abbastanza breve, ma permettono di raccontare tantissima umanità. Disvelano l'umanità di una città che vive di notte", precisa Nardella. "Napoli ha tre caratteristiche forti: è una città liquida, dove alto e basso si mischiano continuamente, come il giorno e la notte. Una notte che dura tanto ed è anche luminosa e adatta alle confessioni, non solo ai delitti; è una città porosa, è costruita sul tufo, non è solo sulla superficie o sul mare, ma è anche sotto terra ed è una città fertile di personaggi mai banali. Questo ci permette di fare quello che volevamo, cioè una sorta di commedia umana, visto che Napoli è anche necessariamente commedia". Anche Arca ha avuto modo di immergersi in una Napoli inedita "che non conoscevo fino in fondo", e di cui ha potuto poi scoprire tantissime cose. La più importante? Senza dubbio "la solidarietà della notte napoletana, che forse è stata sempre poco raccontata per convenienza o per altri motivi. C'è una generosità delle persone che aiutano i più bisognosi, ogni notte c'era qualcuno che aiutava qualcun altro".