Chi è fuorisede sa che è come vivere in un limbo, soprattutto se dopo gli studi si continua a lavorare in un'altra città. È come se si fosse eternamente divisi tra due abitazioni, senza sapere bene quale chiamare e sentire più propriamente "casa". È così che si deve sentire il protagonista di Resident Alien, la sci-fi comedy creata da Chris Sheridan adattando il fumetto omonimo di Peter Hogan e Steve Parkhouse, arrivata negli Usa alla terza stagione e che in Italia, dopo una prima messa in onda su Rai4 nelle sue serate dedicate alla fantascienza, ora è disponibile su Netflix ed è finita dritta dritta in Top 10. Scopriamo perché nella nostra recensione.
Una trama... aliena
La trama di Resident Alien è divisa tra due mondi proprio come il protagonista (interpretato da Alan Tudyk, che arriva dalla fama geek come Hoban Washburne di Firefly e come voce di K-2SO in Rogue One: A Star Wars Story) e ricorda quella di Un medico tra gli orsi: il Capitano Hah Re è precipitato sulla Terra durante una missione e si è trovato costretto a prendere le sembianze del Dr. Harry Vanderspeigle. A Patience, Colorado, un tipico paesino tra le Montagne Rocciose in cui tutti si conoscono e ogni forestiero è guardato con sospetto e circospezione, in stile Everwood. Mentre cerca di recuperare il dispositivo caduto insieme al mezzo di trasporto intergalattico e poter così completare la missione, inizia giocoforza ad ambientarsi tra gli umani, scoprendo che forse sono una razza meno terribile ed inutile di quanto pensasse. Il pretesto narrativo per il personaggio titolare di ambientarsi in città è la morte del medico locale, che svolgeva svariate mansioni come spesso capita in questi luoghi sperduti. Una morte che presto si rivelerà un possibile giallo whodunit. Come se non bastasse, il figlio del sindaco è l'unico a poterlo vedere per ciò che è, con le sue reali sembianze.
Tra Everwood e Incontri ravvicinati del terzo tipo
Resident Alien è una riflessione caustica e sarcastica su tutte le contraddizioni e ipocrisie dell'essere umano e su come, però, alla fine, non si possa non voler bene alla nostra specie e guardarla con un pizzico di speranza. È per questo che Vanderspeigle si trova combattuto tra il portare a termine la missione e farsi accogliere da questi umani, inferiori intellettualmente, irrazionali eppure, a proprio modo, irresistibili. La serie funziona per il mix di elementi e (sotto)generi che mescola insieme, dalla dramedy alle indagini sulla morte del medico di famiglia, fino alla cospirazione dietro le quinte capitanata da una certa Linda Hamilton (proprio lei, l'indimenticabile Sarah Connor di Terminator). Non l'unica guest star che si avvicenda nel corso delle stagioni: troverete, tra gli altri, Michael Cassidy di The O.C., Terry O'Quinn di Lost, Enver Gjokaj di Dollhouse e Agent Carter, Alex Bornstein de La fantastica signora Maisel e l'ex co-star di Firefly Nathan Fillion, già protagonista di Castle e ora di The Rookie.
Un importante precedente geek
Proprio la fama da nerd di Alan Tudyk è l'elemento principale che può attirare gli spettatori, grazie alla sua bravura nel mostrare diversi livelli di interpretazione, insieme al concept stesso del serial. Resident Alien insomma prende la lezione di capostipiti del genere come Alien e Incontri ravvicinati del terzo tipo per farne qualcosa di nuovo, proponendo effetti speciali degni di questo nome che non disturbano la visione, uno sviluppo degli eventi avvincente e una serie di personaggi sopra le righe che prendono in giro gli abitanti-tipo dei paesini dell'entroterra americano. C'è il sindaco giovane e fin troppo accondiscendente (Levi Fiehler), lo sceriffo nero che insiste a volersi far chiamare Big Black e pensa che il mondo stia andando a rotoli (Corey Reynolds), la sua vice più aperta e curiosa (Alice Wetterlund) e l'infermiera della clinica di Patience, Asta (Sara Tomko), di origini native che sarà la principale compagna d'avventure del protagonista, mentre cercano di imparare qualcosa l'uno dall'altra. C'è infine l'elemento infantile che ci ricorda la capacità innata dei bambini di credere e vedere attraverso il figlio del sindaco (Judah Prehn), che promette sviluppi inaspettati. Chissà che la comedy non diventi ancora di più un cult tra gli appassionati ora che è disponibile su Netflix.
Conclusioni
Abbiamo parlato di curiosità e sopravvivenza della specie nella recensione di Resident Alien, perché sono gli argomenti principali toccati dalla serie con Alan Tudyk. Che piacere ritrovare in tv il suo talento comico insieme a quello di altri attori che hanno già incrociato la sua carriera o quella del genere sci-fi. Un interessante mix di elementi e personaggi fa il resto proponendo un prodotto di intelligente intrattenimento.
Perché ci piace
- Alan Tudyk e la parata di guest star che si porta dietro dal mondo sci-fi.
- Gli effetti speciali della parte aliena.
- Il mix di tanti elementi e generi…
Cosa non va
- …anche se forse sono un po’ troppi.
- I comprimari e le loro storyline non hanno tutti lo stesso appeal.