Remi, la recensione: una delle più commoventi storie di formazione di sempre

La recensione di Remi, il film di Antoine Blossier che traspone lo splendido romanzo Senza famiglia di Hector Malot.

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Remi: Maleaume Paquin in una scena

A distanza di pochissimi anni da Belle & Sebastien e Heidi arriva nei cinema nel 2019 per la regia di Antoine Blossier il terzo film, tratto da famosi romanzi di formazione scritti alla fine dell'800, le cui storie sono note agli ex bambini degli anni '80 e '90 principalmente grazie a serie animate giapponesi. La parabola dell'orfano Remi - nata dalla penna di Hector Malot e fulcro del suo libro Senza Famiglia - infatti è stata anch'essa (s)oggetto di un anime, prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha e mandato in onda in Italia a partire dal 1979, oltre che di una serie lungometraggi per la televisione e per il grande schermo.

Il "dolce Remi" che in molti conosciamo, è un orfano che cresce inconsapevole delle sue altolocate origini in una famiglia adottiva i cui problemi economici la costringono ad affidarlo alle cure del musicista Vitali (interpretato nella pellicola di Antoine Blossier da uno straordinario Daniel Auteuil). Nella trama del film, la coppia, insieme alla scimmietta Joli-Couer e al cane Capi (immancabili famigli), intraprende un viaggio nell'interland della Francia grazie al quale Remi scopre le sue innate doti musicali e che porta il giovanissimo protagonista alla scoperta di molte verità sulla sua famiglia (e quindi sulla sua stessa identità) che gli sono state sempre nascoste.

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Maestri e allievi

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Remi: Daniel Auteuil insieme a Maleaume Paquin in una scena

Come nelle recenti trasposizioni Belle & Sebastien e Heidi, anche in Remi risulta emotivamente vincente la scelta di affiancare ad attori pre-adolescenti e alla loro primissime esperienze a partner navigati. Questa decisione rende decisamente (ancor più) verosimile il rapporto guida-maestro/allievo che è alla base della trama di Remi (e degli altri orfani protagonisti di racconti similari al suo).

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Remi: Daniel Auteuil e Maleaume Paquin sono il Signor Vitali e il piccolo Remì

Come Tchéky Karyo in Belle & Sebastien e Bruno Ganz in Heidi, tra i personaggi di Remi è Auteuil a tenere spesso in piedi con la sua impeccabile performance molti passaggi del film nel quale regala al pubblico un'inedita versione di Vitali, la più bella e intensa tra quella degli adattamenti live-action di Senza Famiglia, che sostiene con la sua potenza recitativa e in più frangenti - proprio come accade poi nella "finzione" del lungometraggio - anche il tenero e "perso" Remi dell'esordiente Maleaume Paquin.

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Edulcorare il dolore

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Remi: un primo piano di Maleaume Paquin

Nella sua trasposizione cinematografica di Senza famiglia (la sesta finora approdata sul grande schermo), Antoine Blossier ha scelto consapevolmente di tagliare alcuni punti del romanzo e concedersi - dal punto di vista prettamente narrativo - alcune libertà per rendere la storia di Remi e di Vitali più allettante agli occhi dei ragazzi di oggi mantenendo comunque una messa in scena classica intervallata in più punti da scene suggestive, immaginifiche e accattivanti.

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Remi: una scena del film con Daniel Auteuil

Nonostante i tagli, la ricerca del proprio io - che poi è il tema centrale del viaggio di formazione di Remi - è veicolata dal cineasta in maniera convincente in un lungometraggio dove la musica ha un ruolo fondamentale e che nasconde qui e lì qualche strizzatina d'occhio (più o meno riuscita ma di cui si apprezza l'audace tentativo) alla poetica spielberghiana.

Movieplayer.it

3.5/5