Avete presente la storia del brutto anatroccolo che si trasforma in cigno? Dimenticatela. Questa è la storia di un passerotto aggraziato costretto a diventare un avvoltoio spietato, la drammatica esperienza di una ragazza obbligata a trasformare la sua grazia in glaciale brutalità. È la storia di Dominika Egorova, bellissima e talentuosa ballerina russa, tanto apprezzata e molto desiderata, a cui il destino riserva un doloroso incidente che pone fine ai suoi sogni in punta di piedi. Presto, però, il dolore per quella frattura sarà un semplice solletico rispetto ad un addestramento martoriante, una formazione rigorosa e fredda come una guerra combattuta nell'ombra, con spie sacrificabili, con persone schiacciate in nome di una ragione di Stato imbattibile. Sognava di essere un cigno nero, la bella Dominika, ma la vita aveva per lei ben altri progetti e ben altri colori. Meno ali e più artigli, meno candida spensieratezza e più sangue tra le sue mani. Succede, infatti, che l'ex ballerina finisce nelle grinfie di uno zio anaffettivo e lontano da qualsiasi forma di empatia, uno zio dei servizi segreti russi e assai "magnanimo", pronto a concedere a sua nipote una nuova possibilità, un'altra vita: diventare una sparrow, ovvero un'arma di distrazione di massa, una seduttrice capace di combattere il nemico grazie ad un'irresistibile avvenenza.
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Pedina nelle mani di uomini senza scrupoli, Dominika inizia così il suo torbido e doloroso viaggio all'interno di un mondo grigio, dominato dal doppio e dal triplo gioco, un mondo in cui forse essere stata una ballerina serve a qualcosa. Perché c'è una bella differenza tra quello che una spia mette in bella mostra sul palco e quello che cela abilmente dietro le quinte del proprio profondo rancore.
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La spia che non amava
Stesso cognome, stesso destino bellico. Insieme hanno combattuto guerre altrettanto atroci, perché affrontate da ragazzi, tra coetanei disperati, invitati ad ammazzarsi in diretta dentro un reality (o talent) show sadico. Dopo l'avventura vissuta assieme con il secondo, terzo e quarto capitolo di Hunger Games, Francis Lawrence e Jennifer Lawrence si ritrovano, e lo fanno all'interno di una spy story crudele e cruenta, tutta affidata sul labile gioco delle parti delle pedine e dei burattinai. Chi comanda chi? Chi domina l'altro? Il sedotto è davvero tanto più debole del seduttore? Tratto dal romanzo di Jason Matthews, ex agente della CIA, Red Sparrow risponde con una narrazione di matrice psicologica, in cui lo scontro dei corpi cede il passo al logorio della psiche e alla nascita di una vocazione in cui la persona scompare per poi dissolversi come un fiocco dentro una coltre di neve.
Attraverso l'addestramento di Dominika, tutto dedicato al potere persuasivo del fascino e alle debolezze altrui intese come forza di ogni manipolatore, Red Sparrow ci sbatte in faccia l'inevitabile asservimento dell'individuo nei confronti del proprio Paese, e intanto costruisce la sua interessante matrioska. Guerra fredda nella guerra fredda, la storia dell'ex ballerina disgraziata è la battaglia privata di una donna riluttante al suo triste destino di marionetta e di bella figurina, la rivoluzione silenziosa di una ragazza che accetta la sua natura senza arrendersi ai piani che altri hanno scelto per lei. Per raccontare tutto questo, Francis Lawrence decide di rivolgersi a dialoghi taglienti, da cui scaturisce un film molto verboso e con qualche problema di ritmo nella seconda metà del racconto, ma che ha il coraggio di non cedere ai tempi frenetici e serrati del cinema action odierno.
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Gelida bionda
Assieme alla storia del brutto anatroccolo, dimenticate anche Atomica bionda. Facile e immediato accostare Red Sparrow al movimentato e roboante action movie di David Leitch, sia per i temi affrontati che per la presenza di due icone sexy e carismatiche come Charlize Theron e Jennifer Lawrence. Facile ma anche sbagliato. Siete avvisati: non esistono film più agli antipodi di questi due. Ve lo diciamo perché Red Sparrow sposa appieno la vocazione psicologica dei suoi personaggi, trascurando completamente l'azione (totalmente assente) a favore delle frustrazione, della rivalsa e dell'addomesticamento. Niente risse, niente sparatorie, niente inseguimenti. Il che non rende il film estraneo a sequenze molto cruente e assai violente, ma per lo più immobili e girate in situazioni di grande costrizione fisica. Così, dopo Madre!, Jennifer Lawrence sembra aver intrapreso un percorso attoriale di graduale raffreddamento. Lontana dalle performance vulcaniche e assai sopra le righe che l'hanno resa una star, l'attrice è tornata ai toni più pacati e alle espressioni più misurate del suo folgorante Un gelido inverno. Sensuale e consapevole del suo fascino, Lawrence si aggira per il film con un corpo in bella mostra senza mai dare l'impressione di essere davvero una semplice vittima. Nel suo sguardo enigmatico e sul suo volto di fredda ceramica si costruisce poco per volta qualcosa di misterioso e letale, qualcosa che rende la storia Red Sparrow classica ma con qualche colpo di scena tutt'altro che prevedibile. Un film imperfetto, a cui va dato il merito di aver reso scottante la guerra fredda attraverso un'etica spietata e disumana, dedicandosi alla pelle martoriata delle sue vittime silenziose, belle statuine che non ci stanno proprio a morire senza urlare almeno una volta il peso della propria dignità.
Movieplayer.it
3.0/5