Selvaggio west, 1882. La vita di frontiera non è mai stata così dura, e i pericoli sono sempre in agguato tra serpenti a sonagli, indiani, malattie infettive, duelli e banditi senza scrupoli. Tra questi si fa notare il fuorilegge Clinch Leatherwood, un uomo senza scrupoli che picchia le donne, deruba gli anziani ed è talmente vile da affrontare i numerosi duelli sparando prima del momento concordato.
Quando capita nei pressi di Old Stump, Arizona, lui e la sua banda non abbandonano la continua ricerca di ricchezze da depredare; intanto Clinch manda sua moglie, scortata da uno dei suoi uomini, nella piccola cittadina ad aspettarlo. Qui la bella Anna fa la conoscenza di un uomo che non potrebbe essere più diverso da suo marito: Albert Stark è infatti un allevatore di pecore di scarso successo, un codardo che si rifiuta di battersi a duello e che ha perso così la stima e l'amore della sua fidanzata Louise che gli preferisce il ricco Foy, proprietario di un negozio di accessori e lozioni per baffi. Con l'aiuto e i suggerimenti di Anna, l'impacciato Albert cercherà di conquistare di nuovo la sua Louise diventando finalmente un vero uomo del West, ma dovrà fare i conti con il ritorno di un Clinch particolarmente geloso e vendicativo.
C'era una volta il Western
Non si può certo dire che Seth MacFarlane si adagi sugli allori: dopo il grande successo di Ted e in attesa dell'inevitabile sequel, non solo ha continuato a lavorare alle sue molteplici serie TV di animazione (I Griffin, American Dad!, The Cleveland Show) ma ha anche scritto, diretto e interpretato questo Un milione di modi per morire nel West, più omaggio (fin dai titoli di testa in vecchio stile e alle immancabili immagini della Monument Valley) che vera e propria parodia del genere western, una sorta di reimagining dell'intero filone visto però dalla parte non dell'eroe, ma di un perdente, anzi di un simpatico perdente, quello che, per sua stessa definizione, è "il tizio nella folla che si prende gioco della camicia dell'eroe".
Ma seppure filtrato attraverso l'occhio dissacrante e politicamente scorretto di MacFarlane, tutto l'immaginario e l'universo western è comunque presente, solo che le scorribande dei banditi e le zuffe nei saloon non sono un'occasione per mettere in mostra le abilità e il coraggio ma piuttosto il rischio, sempre presente, che una persona "normale" corre in luogo che può vantare addirittura i 35 anni come tipica aspettativa di vita.
La rivincita del nerd
L'intuizione di base di MacFarlane è stuzzicante, peccato che si perda sempre più con il trascorrere dei minuti fino a cedere ad alcune banalità di troppo dello script, e soprattutto abbia il "difetto" di essere sì a modo suo anche geniale ma non sufficientemente divertente. L'idea anacronistica del nerd che invece di diventare un pistolero studia la lingua degli indiani o che nel caos del saloon fa finta di lottare con il suo migliore amico per allontanarsi dal centro dell'azione in alcuni momenti funziona, ma è purtroppo affogata in un mare di battute volgari ed una banale vena romantica che, se in Ted rappresentavano i veri punti di forza del film, qui non riescono mai a convincere.
Uno dei motivi potrebbe risiedere nello stesso McFarlane che sembra cavarsela in una regia "di genere" per lui atipica, mostra incertezze nella sceneggiatura ma purtroppo fallisce nella sua prima vera prova da attore protagonista: in realtà la sua prova non è nemmeno malvagia, ricordiamo "esordi" ben peggiori, ma per essere il protagonista assoluto di un film che utilizza tante star soltanto come comprimari, manca di presenza scenica (sì, la sua è inferiore a quella dell'orsacchiotto a cui ha prestato la voce) e soprattutto di naturalezza. In alcuni momenti sembra davvero di assistere ad uno spettacolo di stand up comedy in cui non solo noi, ma anche gli altri attori sono meri spettatori.
Eppure il cast è di primissimo livello, a partire da un'ottima Charlize Theron, splendida più che mai e perfettamente a suo agio non solo nella commedia ma anche in abiti western, da uno sprecato Liam Neeson nei panni del cattivo, un Neil Patrick Harris divertente (e persino ballerino) ma troppo simile a Barney di How I Met Your Mother (con tanto di citazione ad uno dei suoi cavalli di battaglia, "Challenge accepted"), un'Amanda Seyfried tutta occhioni e moine, e la coppia Giovanni Ribisi/Sarah Silverman nei panni di una coppia di innamorati che hanno deciso di aspettare il matrimonio per consumare il loro amore... peccato che lei sia la prostituta più richiesta dell'intero paese.
Quello che sicuramente funziona nella scrittura di McFarlane, ma non è certo una novità, sono i riferimenti alla pop culture, l'utilizzo di espressioni e linguaggio anacronistici e la capacità di richiamare nel suo film amici e colleghi anche per brevissimi ma geniali camei. C'è per esempio il comico Bill Maher che anima un ballo di paese con la sua tipica satira, l'altro stand up comedian Gilbert Gottfried nei panni di un improbabile Abraham Lincoln, un silenzioso Ryan Reynolds, un Ewan McGregor tra la folla e soprattutto due misteriose apparizioni che faranno la felicità di tutti, ma che non citiamo per non rovinarvi la sorpresa. Vi invitiamo però a fidarvi e non uscire dal cinema sui titoli di coda.
Conclusione
Meno divertente e riuscito del precedente Ted, il nuovo film di MacFarlane rappresenta una sorta di occasione mancata sia come tentativo di rinnovare (seppure ironicamente) il genere western che semplicemente come commedia in senso assoluto. Qualche momento divertente non manca, anche se sono più rari di quanto sarebbe lecito aspettarsi visti i nomi in gioco, ma se a brillare sono soprattutto i brevi camei e l'irresistibile fascino della Theron vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
Movieplayer.it
2.0/5