Dopo l'exploit di Pedro Almodóvar negli anni Ottanta, il cinema spagnolo ha vissuto una fase piuttosto stagnante, almeno a livello internazionale. Vent'anni dopo registi del calibro di Alejandro Amenábar (Tesis,Apri gli occhi, The Others), Fernando León de Aranoa (Perfect Day, I lunedì al sole, Princesas), Icíar Bollaín (Ti do i miei occhi) hanno restituito linfa alla settima arte iberica.
L'ultimo esempio di questo rinnovamento è Truman - Un vero amico è per sempre di Cesc Gay che dopo aver trionfato ai premi Goya (gli Oscar del cinema spagnolo) e al Festival di San Sebastian approda finalmente anche nelle sale italiane. Ricardo Darín è Julián, un attore di teatro argentino trapiantato a Madrid. La sua verve e il suo compagno di vita a quattro zampe, il fedelissimo bullmastiff Truman, sono le ultime armi che gli rimangono per fronteggiare il cancro. Mentre si appresta a vivere (con estrema dignità) le fasi finali della sua esistenza, bussa alla sua porta Tomás (Javier Cámara), l'amico di vecchia data, ormai residente in Canada, che vorrebbe convincerlo a riprendere la chemioterapia e che finirà per soddisfare tutti i suoi desideri, compreso un viaggio lampo ad Amsterdam per salutare il figlio. Accompagnati dall'amarezza per l'addio e il tenero affetto che lega Julián e Tomás, lo spettatore intraprenderà un viaggio all'insegna dell'accettazione della morte e dell'insostituibile valore dell'amicizia.
Il pudore è un valore aggiunto
Nonostante la bravura di Javier Camara (già apprezzata in Parla con lei di Almodóvar e più di recente in La vita è facile ad occhi chiusi), la vera anima del film è rappresentata da Ricardo Darín. L'attore argentino, purtroppo poco noto al grande pubblico italiano, è insieme a Gael García Bernal e Alfredo Castro l'interprete sudamericano più valido e carismatico dei nostri tempi. L'ultima sua pellicola uscita in Italia è Storie Pazzesche, recuperatelo se potete. Un suo primo piano basta per conferire al film credibilità, creare empatia con lo spettatore ed infondere dolcezza.
Pur conservando lo stesso sguardo commosso e divertito sulle relazioni umane di Una pistola en cada mano, il suo film precedente, il regista Cesc Gay fornisce qui una prova ancor più incisiva. Affrontando le nostre più grandi paure (la morte e la malattia) il regista iberico (anche co-sceneggiatore del film) offre uno sguardo distaccato ma carezzevole, lucido ma sentimentale. L'esperienza autobiografica alla base del film è facilmente percettibile dal realismo e le emozioni vivide che Truman suscita senza dover ricorrere a toni da melodramma o a facili sensazionalismi. Quella di Cesc Gay è una regia estremamente misurata, (come la recitazione dei due abili interpreti d'altronde) mai intrusiva, capace di trovare un ottimo equilibrio tra ironia e amarezza. Truman è un film campione di compostezza.
Un inseparabile amico a quattro zampe
Come suggerisce il titolo stesso del film ad avere un ruolo chiave nella vita di Julián è il suo cane Truman. Date le sue precarie condizioni di salute la vera preoccupazione dell'uomo è stabilire chi si occuperà del suo compagno quando lui non ci sarà più. Per questo motivo Julián si mette alla ricerca di una famiglia adottiva, assecondato da Tomás che, dopo una reticenza iniziale, finirà per prendere a cuore le sorti del cane. I veterinari spagnoli si sono detti commossi dall'attenzione con cui il film ritrae il rapporto di amicizia tra il cane e il suo padrone e le premure che il secondo tributa al primo. Da qui l'idea di premiare Truman con un riconoscimento. Lo stesso hanno fatto gli italiani all'arrivo del regista in Italia. Oltre agli evidenti meriti artistici il film di Cesc Gay coglie la profondità del legame che può instaurarsi tra animali ed esseri umani, a maggior ragione in un momento in cui la solitudine attanaglia le nostre vite. Truman è un film che ci riguarda tutti, che necessita di essere visto e supportato. Fatelo e non ve ne pentirete.
Movieplayer.it
4.0/5