Appartiene a quel genere di felici intuizioni che fanno grande la rassegna Un certain regard qui a Cannes, Party Girl, film d'esordio di un trio di amici fraterni che hanno voluto condividere un' avventura per celebrare una singolare eroina.
Marie Amachoukeli-Barsacq, Claire Burger e Samuel Theis dimostrano una sensibilità eccezionale e una grande capacità di lavoro di squadra nel trasformare un'attempata signora un po' triste, un po' bruciata, ma ancora vitale e vibrante di sogni, in una bellissima creazione cinematografica.
La danzatrice stagionata
La musica rimbomba, le ragazze si dimenano sulla passerella, gli uomini osservano e parlottano, forse più interessati all'alcool che ai corpi delle ballerine, alcune coppie si frugano, ridono, ruzzano. E lei siede al bancone, un bicchiere senza fondo davanti a sé, uno sguardo bistrato e malinconico eppure brillante come l'eternità.
Angélique non ha più l'età, è evidente a tutti, ma la proprietaria del locale, i suoi impiegati, le ragazze le vogliono bene: e anche qualche cliente affezionato, anche se ormai anche quelli non si fanno più vivi, stanchi di dover pagare fiumi di champagne per trascorrere qualche ora con lei. Michel, un ex minatore, la sorprende con la proposta di un futuro insieme: quel senso di vuoto, d'ineluttabile esaurimento, può essere colmato da una vita diversa accanto a un brav'uomo che l'ama anche se non le fa girare la testa?
Mamma si sposa
Quella di Angélique è una storia vera ed è suo figlio, Samuel Theis, che l'ha voluta raccontare al cinema, esplorando con i suoi colleghi e amici i suoi giorni e le sue notti, visitando con lei quella strana e misconosciuta terra franco-tedesca che è la Lorena, guidandola con amore nel passaggio tra la quotidianità e l'arte: Sam - e Marie e Claire - trasfigurano la donna logora che incontriamo all'inizio di Party Girl perché vedono la bellezza della sua essenza, la magia della sua libertà.
Di Theis ammiriamo non solo, quindi, la sorprendente maturità stilistica, la capacità di dirigere brillantemente interpreti non professionisti, nonché quella di gestire un compito difficile quale la creazione di un lungometraggio in piena sintonia con due co-registi, ma anche la sua capacità di amare una madre così irresponsabile ed egoista, una madre che avrebbe fatto impazzire i migliori di noi. Lui vede altro, ne va orgoglioso, e ne ha ben d'onde.
Come (non) si cambia
La ricerca di Party Girl è dunque quella dell'essenza intima di Angélique: un quid inafferrabile, ma immutabile, che la rende la donna che i suoi figli amano e che le sue amiche portano in palmo di mano, nonostante le fughe, i colpi di testa, l'abbandono dell'ultima nata, Cynthia, affidata a un'altra famiglia dai servizi sociali; qualcosa a cui la donna si prepara a rinunciare per superare un momento di crisi e incertezza. La conclusione, ovviamente, è che rinunciarvi è impossibile, equivale all'autodistruzione: il Michel cliente era una compagnia piacevole e lusinghiera, il Michel marito è un padrone con cui Angélique non può nemmeno fare l'amore. Così vicini sono i tre registi ai loro personaggi, così poco inclini a giudicarli, che possiamo soltanto sentire con loro, con i delusi e con i traditi, con i festeggiati e con i sedotti, con tutte le vittime e tutti i favoriti di una ragazza per sempre scatenata.
Conclusione
La selezione di Un certain regard rischia e vince con un film d'apertura in linea con la sua più schietta filosofia: un'opera prima ricca di emozioni e vitalità, con una protagonista dal cuore generoso e dal volto indimenticabile.
Movieplayer.it
3.5/5