Eve è una massaggiatrice, una professionista che sa trovare attraverso le mani, sfiorando il corpo dei "pazienti", un varco privilegiato per arrivare al loro cuore. Divorziata, con una figlia che sta per lasciare la casa e andare all'università, non sembra disposta ad innamorarsi nuovo, almeno fino a quando non incontra Albert, un gigante panciuto che la conquista poco alla volta; l'idillio sarebbe destinato a trasformarsi in una grande storia d'amore, se solo un incidente non rovinasse i piani della donna. L'incidente si chiama Marianne, un'affascinante poetessa, diventata da poco sua cliente che in Eve trova la prima vera amica della vita.
Marianne le racconta i dettagli più intimi della relazione con l'ex marito, un uomo che viene dipinto come un insensibile obeso, fisicamente disgustante e poco coinvolgente. Prima sono solo sospetti, poi arrivano gli indizi che portano a Eve ad una verità scomoda: l'ex di Marianne è il suo Albert. La donna entra nel pallone e, incapace di reagire seguendo lo slancio irrazionale del suo cuore, inizia a pensare che l'amica abbia ragione, minando il rapporto con l'ignaro Albert. L'agnizione finale non può che risolvere l'intreccio con una dolorosa separazione. Forse.
Io so che tu sai...
Più brillante e approfondito di una rom-com tradizionale, in cui il fine ultimo è sempre la conciliazione degli opposti, al termine di un crescendo di colpi di scena, Non dico altro, film diretto da Nicole Holofcener, apprezzata sceneggiatrice e regista (sua la firma di alcuni episodi di Sex and the city e Una mamma per amica), si concentra sulla vicenda della protagonista e sui legami affettivi che da lei si muovono. La pellicola, presentata al Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile, si sviluppa attorno ad una domanda essenziale, ovvero comprendere per quale motivo non ci si riesca a fidare dei propri sentimenti e rischiare il tutto per tutto nel rapporto con un'altra persona e si è invece più propensi a credere ad altri, confondendosi.
E' una tematica apparentemente semplice, che però ha una sua importanza e che nel film trova uno sviluppo godibile, anche grazie al gioco di rimbalzi tra un personaggio e l'altro. Quando il focus viene puntato su Eva e su Albert la commedia si alza il livello e diventa il delizioso racconto di una storia d'amore tra due persone impacciate e sensibili, resa più complicata dall'atavica insicurezza della donna. L'amore, come ogni sentimento umano, attiene al rapporto tra persone, vive di momenti, di sguardi, di abbracci, di separazioni, e si gioca tutto nel "qui ed ora", nel legame che si instaura tra i partner.
La sindrome di TripAdvisor
Eve preferisce dar corpo ai fantasmi presentati dall'ex. "Dormiresti mai in un hotel recensito male su Tripadvisor?", si chiede. E' l'interessante punto di partenza di una sceneggiatura che si fa via via più confusionaria e ripetitiva quando quando alla storyline principale affluiscono quelle secondarie, relative alla figlia e alla coppia di amici alle prese con una crisi matrimoniale profonda, mascherata dal continuo spostamento dei mobili della loro casa. L'opera quindi viene salvata in buona sostanza dalla bravura di tutti gli interpreti (citiamo solo Catherine Keener e Toni Collette) e soprattutto dalla coppia di protagonisti, la radiosa Julie-Louis Dreyfuss e James Gandolfini, qui al suo ultimo lavoro, prima della morte, avvenuta lo scorso giugno.
Troppo facile sarebbe scrivere di lui lasciandoci sopraffare dall'emozione che ci ha regalato nella straordinaria carriera, eppure, è sincera ammirazione quella che sentiamo nel vedere l'interpretazione che ha dato del suo Albert, un uomo che per lavoro raccoglie, cataloga e conserva meticolosamente tutti i preziosi documenti della storia della televisione americana, reperti di un tempo passato che diventano gemme nascoste in un forziere. E' un ruolo bellissimo e toccante e siamo felici che sia stato proprio lui ad incarnarlo. Anche perché uno scaffale intero di quella videoteca gli sarebbe stato dedicato di diritto.
Movieplayer.it
3.0/5