Basato sulla serie di romanzi gialli di Lawrence Block, La preda perfetta (titolo che non rende merito all'originale e molto più suggestivo A Walk Among the Tombstones), vede Liam Neeson proseguire nella sua nuova carriera di action hero e calarsi nei panni di Matt Scudder, ex poliziotto della NYPD che ora opera ai margini della legge come investigatore privato senza licenza. Sempre in lotta con l'alcool e con il suo passato che lo tormenta, il personaggio di Scudder era già stato portato sullo schermo da Jeff Bridges in Otto milioni di modi per morire di Oliver Stone nel 1986. Block ha scritto ben 17 romanzi e un'intera collezione di racconti sul personaggio: qui lo ritroviamo in una storia tratta dal decimo libro della serie, Una notte a Brooklyn, dove accetta riluttante di occuparsi della morte della moglie dello spacciatore Kenny Kristo, rapita e e brutalmente assassinata. L'investigatore si mette sulle tracce dei colpevoli e presto scopre che questo non è il loro primo omicidio, e probabilmente non sarà l'ultimo: si tratta di violenti e psicopatici killer seriali che non scelgono a caso le loro vittime, e ottenere il riscatto non è il loro obiettivo primario.
Tra thriller e noir
Il regista e sceneggiatore Scott Frank (suoi gli script di Out of Sight e Minority Report tra gli altri) prende un giallo vecchia maniera e lo fonde con la storia di un uomo che lotta contro i propri demoni e con le conseguenze delle sue azioni passate, combattuto tra il desiderio di redenzione e quello di farla finita. Il film potrebbe semplicemente sembrare l'ennesimo capitolo della dignitosa carriera alternativa che Liam Neeson ha messo in piedi oramai da diversi anni fatta di film action thriller a basso budget sul filone di titoli come Io vi troverò, Taken: la vendetta, Non-Stop o The Next Three Days: film senza grandi pretese, che gli hanno procurato più di qualche soddisfazione al botteghino. Attenzione però a non liquidare così facilmente questo La preda perfetta, che a discapito del titolo italiano usa e getta, si propone come qualcosa dalla fruibilità magari meno immediata, ma dai contenuti più tosti e dalla ricerca estetica più raffinata (un po' com'era stato per The Grey di Joe Carnahan). Scott Frank dimostra buona dimestichezza con il materiale bollente a disposizione, tra sadici rapitori e spacciatori di droga, non c'è il minimo spazio per ironia o alleggerimento: il regista di Sguardo nel vuoto si prodiga per dare al thriller la giusta connotazione noir, creando un'atmosfera tesa e tenebrosa che si ispira ai migliori hard-boiled degli anni '40 e '50, a personaggi come Sam Spade o Philip Marlowe che non a caso vengono continuamente citati dal giovane TJ, piccolo apprendista detective spalla di Scudder interpretato dal giovane (e sorprendente) rapper Astro.
Il lato oscuro di New York
Asciutto, ruvido e sporco, con un sonoro penetrante e la fotografia di Mihai Malaimare Jr. che ritrae fuori dal tempo (anche se siamo nel 1999) una New York irriconoscibile dai colori desaturati, ripresa sotto una pioggia incessante nei quartieri e nei sobborghi più tetri malfamati. Totale assenza di personaggi femminili relegati a vittime (le prede del titolo) di sadiche torture fuori campo ma non per questo meno disturbanti. Nonostante alcune involuzioni nella storia, personaggi di contorno abbastanza superflui, qualche lungaggine e pedanteria, vedi la scena finale cadenzata al ritmo dei 12 passi del programma alcolisti anonimi scanditi dalla voce fuori campo, il film ha una sua nobiltà più negli intenti che nella riuscita. Anche grazie all'interpretazione di un intenso Liam Neeson, in un ruolo che calza a pennello con la sua fisicità: l'attore irlandese restituisce, sicuramente in una delle sue migliori uscite recenti, un personaggio cupo e tormentato, tanto tosto quanto fragile allo stesso tempo. E visto che il materiale da cui attingere non manca è auspicabile per lui il ritorno nel ruolo visto che il personaggio presenta un potenziale notevole e nasconde oscuri meandri ancora da esplorare. Ma non c'è da scommettere sul successo commerciale dell'operazione, il sapore che lascia in bocca è tanto autentico quanto amaro e non somiglia troppo a quello più rassicurante che caratterizza tanti prodotti preconfezionati che preludono ad un franchise di successo.
CONCLUSIONE
Un film non completamente riuscito ma che non si fa disprezzare: un noir cupo e tetro che non fa nulla per compiacere lo spettatore, ruvido e sporco quanto basta per distinguersi un minimo e nobilitarsi rispetto a tanta mediocre produzione action thriller meno pretenziosa e di più largo consumo.
Movieplayer.it
2.5/5