L'Italia da amare e da cambiare
Se siete giovani e vivete in Italia, difficilmente non vi avrà sfiorato il pensiero di andarvene. I (buoni) motivi sono sotto gli occhi di tutti: disoccupazione giovanile a livelli indecenti, precariato, impossibilità di costruire una famiglia e di abbandonare il nido genitoriale, per non parlare di omofobia, di disinteresse, se non disprezzo, per la cultura, per l'istruzione, per l'arte. E' proprio di questo che parlano le lettere degli amici espatriati a Gustav Hofer e Luca Ragazzi, di un Paese che non ha futuro e in cui è impossibile costruirsene uno proprio. E così, quando alla coppia viene notificato lo sfratto, il pensiero di trasferirsi a Berlino diventa più di una semplice idea campata per aria. Anzi Gustav, altoatesino di nascita, quasi non vedrebbe l'ora: l'inefficienza e l'iniquità del belpaese gli sono talmente evidenti da non lasciare spazio ai dubbi, questo è uno Stato che non li merita. Più reticente è Luca, convinto non solo che il clima, la cucina e il caffè italiano gli siano indispensabili alla sopravvivenza, ma soprattutto che, in mezzo allo scenario sconcertante che è sotto gli occhi di tutti, qualcosa da salvare ancora ci sia. E' così che i due decidono di mettersi in viaggio, su una sgangherata Cinquecento d'epoca, alla ricerca dell'Italia che vale la pena di vivere; ma se, trascorsi sei mesi, Luca non lo avrà convinto, allora Gustav sarà inflessibile: si andrà a Berlino.
La coppia di Improvvisamente l'inverno scorso, documentario fresco e intelligente dedicato al rigurgito di omofobia che sta investendo l'Italia negli ultimi anni (ovviamente snobbato dalla distribuzione, ma che ha incontrato comunque un vastissimo successo di pubblico), ritorna dietro la macchina da presa e allarga il campo dell'indagine, attraversando l'Italia in lungo e in largo e ascoltando la sua vera voce, quella più edificante ma anche la più cieca e ottusa. Alle testimonianze sul campo sono intervallate le riflessioni dei due autori (amalgamate con efficacia grazie al montaggio della brava Desideria Rayner, e all'uso di sequenze di intermezzo originali e graficamente molto accattivanti), che prendono vita in siparietti umoristici in cui i ragazzi si mettono per primi in gioco, ironizzando su se stessi e sulla società anche con una vena di finto melodramma che alleggerisce il tono ma non diluisce il messaggio. Luca, il più ottimista e propositivo, le tenterà tutte pur di convincere Gustav a rimanere, ma va detto che tutti i suoi tentativi non faranno che spostare sempre più l'ago della bilancia verso le ragioni del compagno, un po' tranchant ma senza dubbio animato da rigore e razionalità. Eppure i due non si risparmiano: dai cassintegrati della Fiat ai volontari che prestano assistenza agli immigrati di Rosarno, dalle inquietanti, tragicomiche vecchine che sono l'anima più agguerrita delle manifestazioni pro-premier alla fiera documentarista Lorella Zanardo, che con Il corpo delle donne combatte l'atteggiamento passivo del genere femminile alla sua mercificazione, Gustav e Luca hanno guardato un po' dappertutto, senza rifuggire gli insulti o la tristezza. Si, perché vederli sul loro terrazzo intenti a piegare la biancheria mentre risuonano gli anatemi del premier contro le coppie (o peggio, le adozioni) omosessuali, o ascoltare le parole dell'agricoltore siciliano che, per essersi rifiutato da sempre di pagare il pizzo, è stato lasciato solo non tanto dallo Stato, ma anche dai parenti e perfino da quella Chiesa che si professa dedita agli ultimi, di sicuro non getta una luce di speranza sull'Italia. Nonostante l'impietosa realtà, non ci sono rabbia o risentimento nel tono dei due autori, che invece condiscono il tutto con leggerezza e acume satirico, a dimostrazione di come una critica, seria e circostanziata, a questo Paese vada fatta eccome, ma senza lasciare che la rassegnazione abbia la meglio sulla volontà di dire, e fare, la propria parte. Forse è vero che l'Italia sta trattando con troppo riguardo le persone sbagliate, senza lasciare nulla a chi molto si meriterebbe, ma Luca e Gustav stanno senz'altro dalla parte di Andrea Camilleri: andarsene è come disertare, e lasciare un posto vuoto vuol dire regalarlo a un altro di quegli individui da cui si vuole fuggire.Movieplayer.it
3.0/5