La ragazza di fuoco è tornata! Dopo aver ispirato la rivolta nel secondo capitolo della saga Hunger Games: la ragazza di fuoco (Catching Fire), c'è voluto giusto un anno di attesa per rivedere Katniss Everdeen sugli schermi. La ghiandaia imitatrice, la Mockingjay del titolo originale, è pronta a spiegare le ali per guidare alla rivolta i distretti di Panem contro il regime oppressivo di Capitol City. E soprattutto per salvare Peeta e gli altri tributi rimasti nelle mani del subdolo Presidente Snow. Si riprende esattamente da dove eravamo rimasti, con Katniss (Jennifer Lawrence) che si risveglia dopo essere stata liberata dall'alleanza ribelle, dopo aver frantumato per sempre gli Hunger Games durante la 75a Edizione della Memoria.
Non tutto era come sembrava quindi, non tutti i nemici erano tali, lei e gli altri tributi, da Beetee (Jeffrey Wright) a Finnick Odair (Sam Claflin), consapevoli e inconsapevoli, erano parte di un piano rivolto a dare il via alla rivoluzione. I ribelli sono armati e organizzati militarmente, vivono in un bunker sotterraneo nel Distretto 13, guidati dalla Presidente Alma Coin (Julianne Moore) che insieme al demiurgo e stratega dei giochi Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman), anche lui votato alla causa degli insorti, vuole Katniss per la sua propaganda bellica, come simbolo della rivolta per spingere tutti i distretti ad unirsi e a muovere guerra contro il regime. Il suo Distretto 12 è stato distrutto per rappresaglia alle sue gesta, e nel bunker la ragazza ritrova la madre e la sorella, nonché Gale (Liam Hemsworth), divenuto un soldato, e che non l'ha mai dimenticata: ma il cuore di Katniss sembra essere piuttosto in ansia per Peeta (Josh Hutcherson), rimasto prigioniero del Presidente Snow (Donald Sutherland) che lo manipola e lo usa a sua volta come mezzo di propaganda per screditare la causa ribelle.
Jennifer la ribelle
Diciamolo subito così ci togliamo il pensiero: Hunger Games è sicuramente il migliore tra i prodotti del filone young adult tratti da romanzi di successo e trasformati in blockbuster secondo la moda degli ultimi anni. Merito anche del materiale di partenza di Suzanne Collins, le cui tematiche sono molto meno adolescenziali di quanto si vorrebbe credere, ma lasciano spazio ad un sottotesto politico profondo ed intelligente che la saga cinematografica ha il merito di non aver mai perso di vista. La visione distopica futurista di un mondo controllato dai mass media, l'idea di ordine costituito mantenuto con la forza e la repressione ma spacciato per legittimo attraverso la propaganda, sono aspetti rari per i prodotti destinati a questo target di pubblico. Una parte politica che i tre i film visti fino ad ora, compreso quest'ultimo, hanno saputo ben mantenere e miscelare con l'imprescindibile intreccio romantico che fa palpitare il cuore delle ragazzine e che ha trasformato un successo commerciale in un vero e proprio fenomeno mainstream. Grazie anche e soprattutto alla vera carta vincente che Hunger Games ha e gli altri film del filone no: ovvero Jennifer Lawrence, un'attrice vera che rende vera la sua Katniss. Un'attrice da Oscar in un blockbuster per adolescenti non tutti se la possono permettere, e lei è capace di far fare il salto di qualità alla storia, rendendo credibili tutti i risvolti dello script e interpretando alla perfezione con i silenzi, gli sguardi e le lacrime lo spirito ribelle di un'intera generazione.
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La guerra, politica e propaganda
Noi continuiamo a preferire il primo film di Gary Ross, uno strano oggetto lontano dalla retorica dei blockbuster con il suo stile antispettacolare carico di inquietudini e suggestioni; dopo il successo parzialmente inatteso del primo, Hunger Games: la ragazza di fuoco ha dovuto necessariamente alzare il tiro, e il regista Francis Lawrence si è votato ad una maggiore spettacolarità imposta anche dal budget, a discapito di una certa originalità è riuscito però a non perdere completamente di vista i contenuti e l'intelligenza del sottotesto socio-politico. In questo senso, il terzo film Hunger Games: Il Canto della Rivolta - Parte 1, rilancia addirittura, allontanandosi in maniera onorevole dalla suggestione video ludiche più smaccatamente young adult per dare spazio a toni più cupi, visioni post apocalittiche e contenuti politici ancora più sottili e complessi che parlano di propaganda bellica, verità e finzione usati per smuovere le masse. Via i giochi, via l'arena e l'addestramento, via il trucco, gli abiti e le patinature, il film cerca di ritrovare un look più spoglio e realistico. Katniss non funziona nella sua reclame propagandistica davanti al green screen, ma ha bisogno di essere ripresa in azione sul campo per essere credibile e arrivare al cuore della gente: ma anche quella verità e fatta di finzione, e il confine si assottiglia fino a confondere i due piani e renderli quasi uno solo ed inscindibile. Le guerre si vincono a colpi di propaganda, "mosse e contromosse", come dice il presidente Snow, e non importa cosa sia vero e cosa no, l'importante è il messaggio che arriva, capace di smuovere e condizionare le masse.
Fine primo tempo
Ottime intenzioni quindi e altrettanto buone premesse nell'approccio da parte di Francis Lawrence nell'affrontare la trasposizione del libro di per sé più difficile della serie, coadiuvato anche di un cast di contorno straordinario con un'intensa e mai banale Julianne Moore e soprattutto un compianto e sempre gigante Philip Seymour Hoffman, alla cui memoria il film è dedicato. Per cui aumenta purtroppo il rammarico per la scelta mai come in questo caso forzata di dividere questo ultimo capitolo in due parti. Evidentemente gli oltre 850 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo de La ragazza di fuoco hanno rappresentato una tentazione irresistibile per i produttori di raddoppiare la posta con due film invece di uno, come vuole la moda del momento con i capitoli finali delle saghe dai grandi incassi al botteghino: vedi Harry Potter e anche Lo Hobbit.
Disgraziatamente questo arreca un danno notevole, specialmente quando i contenuti dell'opera letteraria di riferimento potrebbero tranquillamente e meglio esaurirsi con un solo film: quando in una già di per se difficile trasposizione dal libro al film, si è costretti per esigenze commerciali a dilatare i tempi e alterare forzatamente il ritmo della narrazione, il risultato ne risente e lascia con l'amaro in bocca e un vago senso di insoddisfazione. Difficile parlare e giudicare un film che è dichiaratamente incompiuto, come fosse solo una parte dello stesso, anzi un'anticipazione di un film che ha ancora da venire e al quale è riservato tutto il meglio. Un lungo trailer a questo punto prolisso che impiega due ore per raccontare pochi momenti salienti, e peraltro come detto sopra piuttosto riusciti, che potevano esaurirsi tranquillamente in meno di un'ora di film a dire tanto. La frustrazione gli costa almeno una mezza stella nel giudizio; peccato che i produttori ci abbiano privato del piacere di assistere ad un film memorabile che invece diventa dimenticabile se non pensato come preludio del finale a venire, sperando che la manipolazione non abbia compromesso l'effetto anche di quello che vedremo tra un anno; ma vogliamo credere che il fuoco tornerà a divampare.
Conclusione
Il film affronta il terzo e più complicato libro della saga allontanandosi dall'estetica videoludica e dalla spettacolarità del precedente, concentrandosi ancora di più sul sottotesto politico e sulle distopie del romanzo. Una scrittura intelligente che trova in Jennifer Lawrence una grande interprete, ma il risultato e fortemente penalizzato dalla divisione in due parti: i momenti salienti e riusciti di questo primo capitolo potevano essere raccontati nella metà del tempo, per cui ne nasce un film che risulta dimenticabile come oggetto a se stante, ma rappresenta piuttosto un preludio, a questo punto inutilmente lungo, di un finale a venire.
Movieplayer.it
2.5/5