Giovani leonesse
Proseguendo idealmente il percorso esplorativo iniziato con La classe - Entre les murs, film che nel 2008 gli è valso la Palma d'Oro al Festival di Cannes, Laurent Cantet ci regala un nuovo e vivido ritratto dell'adolescenza inquieta. Attraverso il racconto generazionale incentrato sulla voglia di ribellione di un gruppo di giovani donne di una piccola città dello Stato di New York negli anni '50, Foxfire - Ragazze cattive ci parla del presente molto più di quanto si possa pensare. Stufe delle continue discriminazioni sessiste e decise a vendicarsi delle vessazioni subite tra i banchi di scuola e nella vita privata dagli uomini, un gruppetto di amiche fonda una specie di società segreta. Nascono così le Foxfire, vendicatrici spietate e impavide giustiziere che sfidando ogni regola sociale e scardinando con violenza il soffocante conformismo dell'epoca, scopriranno sulla loro pelle una cruda realtà: la libertà e l'emancipazione, quando si è donne e per di più giovani e squattrinate, non sono mai a buon mercato. La vita in comune le porterà a confrontarsi con questioni molto più adulte di loro come i beni materiali, l'indipendenza dalla famiglia, il futuro, le conseguenze delle proprie azioni, le divergenze di pensiero e i sogni di gloria che finiscono nel baule della routine e del pragmatismo.
Tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice americana Joyce Carol Oates, Foxfire - Ragazze cattive è il primo film in lingua inglese diretto dal francese Laurent Cantet, esploratore discreto di temi sociali scottanti di grande contemporaneità che non schiva la violenza ma anzi tenta di raccontarla in tutte le sue forme più subdole e silenziose. E così tra giochi pericolosi, sogni, utopie e rivalse, le nostre giovani leonesse iniziano la loro avventura di gruppo quasi per scherzo e si ritrovano presto a fare i conti con un traumatico ma inevitabile passaggio generazionale, quello dall'infanzia all'età adulta. Sentimenti, paure e inquietudini raccontati da Cantet con uno stile scevro da ogni ideologia, preconcetto o retorica politica, uno stile che ha come unico obiettivo quello di mettere a fuoco le contraddizioni, le esasperazioni e le crudeltà della nostra società. Il suo è uno sguardo sempre discreto, attento e rigoroso, onesto e sincero come il suo cuore, concreto ma attento a non dimenticare mai la poesia del cinema. Pur essendo ambientato negli anni '50, il film non rimane mai impantanato nei classicismi e negli stilemi iconografici di quel periodo; sempre molto attento a non sottolineare la collocazione spazio-temporale della storia, Cantet riesce ad affrontare le tematiche di fondo, su tutte quella del 'gruppo', coniugandole al presente alternando con equilibrio una narrazione classica (in qualche punto un po' troppo dilatata) con un uso assai vivace e moderno, ai limiti del documentaristico, del mezzo tecnico. Straordinaria la prova del cast di giovani attrici che con grinta e convinzione affrontano con passione e disinvoltura ruoli complicati nei panni di giovani donne incapaci di proiettarsi nel futuro e che per questo pensano di potersi permettere tutto, animi inconsapevoli e rabbiosi che vivono un momento della vita in cui non si hanno risposte e si prendono decisioni senza avere piena coscienza di sé, delle proprie azioni e dei propri desideri. Se da una parte il film sembra rappresentare la voglia di rinnovamento e di cambiamento del suo autore, dall'altra ci regala l'ennesima conferma della coerenza di un cineasta mai sazio, che ha scelto di affrontare temi importanti come l'aspirazione agli ideali collettivi e il superamento degli interessi personali in nome di un unico grande progetto di condivisione. La sua è un'opera intensa ed emozionante, capace di ribaltare con naturalezza l'immaginario collettivo del sogno americano: qui l'avvenire è tutt'altro che radioso e il fallimento è sempre dietro l'angolo. Un film che consiglieremmo ad un pubblico giovane se non fosse per l'ennesima brutta figura rimediata dal nostro Paese che ha fatto velocemente il giro del mondo scatenando lo stupore e insieme la reazione di sdegno del regista. Parliamo del divieto ai minori di 14 anni affibbiato al film dalle commissioni di censura (Foxfire - Ragazze cattive non ha divieti in nessun altra parte del mondo) per "le continue e ripetute condotte di rottura delle regole con modalità violente" e "il farsi giustizia da sole". Un provvedimento a dimostrazione dell'arretratezza culturale e sociale del Bel Paese e del fatto che anche solo il pensiero che una giovane donna (e non un supereroe, per esempio) possa ribellarsi contro la violenza che subisce sia ancora considerato come qualcosa di estremamente sovversivo.
Movieplayer.it
4.0/5