Chiunque abbia visto dal vivo i luoghi in cui si è combattuta la Prima Guerra Mondiale, come il Sacrario Militare di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia, non può non ammettere di aver provato emozioni difficilmente descrivibili. Quello sporco conflitto, vissuto nell'orrore delle trincee, ha spazzato via quasi un'intera generazione di uomini, creando conflitti che col tempo sarebbero diventati la terribile anticipazione dell'altro grande conflitto della storia.
A cento anni dall'inizio della Grande Guerra sono tante le celebrazioni e le produzioni ad hoc che ricordano il sacrificio dei nostri 650.000 caduti. Tra queste, Fango e Gloria, diretto da Leonardo Tiberi, occupa un posto tutto speciale per via della sua duplice struttura, da un lato racconto di fiction, dall'altro celebrazione del rarissimo materiale di repertorio, conservato nell'Archivio dell'Istituto Luce, intrecciato alla narrazione intessuta dallo stesso Tiberi con la collaborazione di Salvatore De Mola.
Storia di un soldato
Mario (Eugenio Franceschini) è un ragazzo come tanti, innamorato della sua Agnese (Valentina Corti) e legato da un saldo rapporto di amicizia con Emilio (Francesco Martino). La dichiarazione di guerra dell'Italia al blocco austriaco, con lo scopo di riavere Trento e Trieste, getta il terzetto di amici nello sconforto più totale. I due ragazzi vengono precettati e spediti al fronte, Mario in Veneto, Emilio sulla costa adriatica, mentre Agnese si trasferisce a Milano per lavorare come operaia nella fabbrica di aerei dell'ingegner Caproni. Distanti per colpa della guerra, ma ancora profondamente uniti, i tre vedono i loro sogni sgretolarsi. Mario cade in battaglia e vista l'impossibilità a riconoscerlo viene seppellito senza nome assieme ad altri uomini come lui. Le sue spoglie, però, vengono tumulate nel Vittoriano, in un ultimo tributo al sacrificio del milite ignoto.
Lo spirito di un'epoca
Il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein scrisse il suo celebre Tractatus Logico-Philosophicus durante i cinque anni di guerra combattuta come soldato semplice (si arruolò volontario). Giuseppe Ungaretti, tramortito dall'esperienza al fronte in fanteria, scarnificò quei momenti di morte nelle sue liriche. (Si sta come/d'autunno/sugli alberi/le foglie). Interventista convinto, Carlo Emilio Gadda imbracciò il fucile per combattere, scrivendo poi il Giornale di guerra e di prigionia. Ernest Hemingway condensò la sua esperienza in Italia nel romanzo Addio alle armi. Al suo fianco, nell'esercito americano, una schiera di scrittori di grande calibro come e.e. cummings, John Dos Passos, William Faulkner e Francis Scott Fitzgerald. Il fior fiore del mondo culturale dell'epoca si confrontò con i drammi e i quesiti che un evento di quella portata suggeriva loro, un momento storico così pregnante da diventare chiave d'interpretazione di una realtà sempre più sfuggente, che stritolava gli esseri umani.
Con un simile humus culturale non c'è davvero da stupirsi della complessità delle implicazioni legate al conflitto e questo non fa che accrescere i meriti di un'operazione giusta. Tuttavia qualcosa ci frena, a livello puramente artistico, nella fruizione più completa dell'opera. Far raccontare la Storia dal punto di vista di un eroe caduto al fronte, quello che sarà poi celebrato come milite ignoto, dà vita ad una serie di possibilità narrative che il film esplora solo in parte, focalizzandosi essenzialmente sul materiale d'archivio. La storia di fiction è quindi molto elementare e senza particolari invenzioni. Pur essendo del tutto funzionale al suo essere raccordo fra ricostruzione e documenti ufficiali, poi, la voce fuori campo, che spiega nel dettaglio ogni più piccola situazione, risulta invadente.
Rinnovare la storia
Tuttavia la ricchezza delle immagini di repertorio, completamente ricolorate dal pool di colorist guidato da Michele Kuveiller, la loro originalità, come nella vertiginosa sequenza dell'affondamento della corazzata Santo Stefano (immagini austriache rimontate in uno sceneggiato voluto dalla Marina Militare Italiana e interpretato dagli stessi protagonisti!) è tale da giustificare tutta l'operazione, che appare in taluni punti eccessivamente didascalica - come nei dialoghi tra i personaggi, obbligati a raccontare gli eventi storici solo tratteggiati - ma emozionante, anche in una struttura divulgativa.
Conclusione
Sono inarrivabili le vette artistiche toccate da capolavori quali Orizzonti di gloria e La grande guerra. Senza scomodare modelli fin troppo ingombranti, però, quello di Leonardo Tiberi è un prodotto degno di nota, curioso, interessante e indefinibile. Non sappiamo quanto questo tipo di lavoro possa ottenere, in termini di visibilità, dal passaggio in sala, o se non sarebbe stato meglio trovare da subito una collocazione più adeguata al suo spirito didattico, direttamente in televisione. In ogni caso, il film verrà trasmesso su Rai Uno il 24 maggio del 2015, giorno in cui si ricorda l'entrata in guerra dell'Italia.
Movieplayer.it
2.5/5