Avete mai provato ad immaginare come sarebbe vivere lontano dalla tecnologia, da Internet e dallo stress quotidiano causato dal lavoro, dagli impegni e dalle difficoltà economiche? Certo che l'avete fatto almeno una volta, tutti abbiamo fantasticato di mollare tutto e trasferirci un qualche luogo isolato portando con noi solo i nostri amati, un mucchio di libri, una chitarra e poco altro. Il protagonista di questo Captain Fantastic, però, non l'ha solo sognato, ma l'ha fatto davvero: Ben Cash un bel giorno insieme alla moglie ha deciso di trasferirsi nel bel mezzo di una foresta ed è lì che ha cresciuto i suoi sei figli, tenendoli lontani dal "mondo reale" ed educandoli a modo suo: con dottrine anti-religiose e anti-capitaliste (in questa famiglia non si festeggia il Natale ma il Noam Chomsky Day!), con un grande amore per la lettura e la musica (Dostoevskij e Bach in primis ovviamente), con tecniche di sopravvivenza estreme (non solo caccia e combattimento a mani nude, ma anche alpinismo).
Il risultato è un branco di bambini certamente un po' selvaggi ma comunque molto svegli e dall'impressionante cultura; certo, magari non saranno in grado di relazionarsi con altri coetanei, ma in fondo cosa importa quando nella vita non sembri avere alcun altro scopo o pensiero se non quella di cacciare il tuo prossimo pranzo? Peccato però che non tutto sia andato per il meglio, e che la madre dei bambini, da tempo vittima di un disordine psichico, si sia tolta la vita mentre era in New Mexico sotto le cure dei genitori. Genitori che ora vogliono giustamente seppellirla secondo le loro credenze cristiane e di certo non secondo i dettami di quel folle genero che ha "rapito" loro figlia e in un certo senso l'ha condannata con uno stile di vita che non riescono a capire, ma anzi credono abbia acuito il suo malessere.
Power to the People
Eppure nel testamento la donna ha detto chiaramente di voler essere cremata, e per un gruppo di bambini cresciuti con sani principi morali è impensabile arrendersi davanti ad un'ingiustizia del genere, all'idea di vedere la madre sepolta contro la sua volontà: è così che nasce l'Operazione Salviamo Mamma e che l'allegro ma folle gruppetto sale sull'autobus di famiglia (di nome Steve) e si mette in viaggio. Considerato che per molti dei giovani protagonisti vorrà dire entrare per la prima volta davvero in contatto con la società contemporanea, non è difficile immaginare come mai questa seconda opera di Matt Ross possa facilmente essere considerato il road movie più esilarante e poetico dai tempi di Little Miss Sunshine.
Se Viggo Mortensen è perfetto nel ruolo di questo stravagante padre, la vera scoperta del film sono tutti i ragazzi, assolutamente stupefacenti per naturalezza, tempi comici ma soprattutto per la chimica che dimostrano di avere tra loro. Il più noto tra questi giovani attori è sicuramente il "primogenito" George MacKay - che abbiamo visto recentemente in Pride e nella miniserie 22.11.63 - ma, tranne la più piccola del gruppo, tutti provengono dal piccolo schermo e possono vantare già una discreta carriera; ciononostante le loro performance sono talmente elettrizzanti e sincere da rendere sempre e comunque credibili le situazioni, spesso davvero poco ordinarie, che vivono, e toccanti i momenti più delicati del film, come le performance musicali che in un paio di occasioni si concedono. Tutte caratteristiche certamente non nuove ai cosidetti Sundance movies, ma che funzionano perfettamente proprio grazie all'ottimo lavoro del cast che trasforma ogni sequenza in un piccolo gioiello.
Sweet Child O'Mine
È un film (molto) divertente quello scritto e diretto da Matt Ross ed è soprattutto per questo che è riuscito a conquistare applausi a scena aperta al Sundance Film Festival dove ha esordito ma anche a quello di Cannes dove è stato inserito nella sezione Un Certain Regard; ma è anche molto di più questo così come è più della sua, lieve e superficiale, critica al consumismo statunitense e ad una società fatta più di apparenze che di valori: Captain Fantastic è un film che racconta cosa vuol dire essere genitori, e riesce a farlo in modo sincero proprio partendo da un padre più unico che raro, un uomo che rappresenta al tempo stesso il padre migliore e il peggiore che ci si potrebbe augurare.
Ma in fondo lo stesso potremmo dire anche del personaggio del nonno interpretato da Frank Langella, ferito dalla morte della figlia, incapace di perdonare, ma anche di capire e di andare oltre la propria idea di giusto. Ma il punto del film è proprio questo: è impossibile fare la scelta giusta quando si tratta dei propri figli, così com'è semplicemente impossibile accettare che questi debbano un giorno crescere ed diventare indipendenti, vivere secondo i propri valori e le proprie credenze, diventare a loro volta adulti, padri e madri, ed essere chiamati a decidere per altre persone ciò che è giusto ed è sbagliato. Ma in fondo il film dice anche che per essere considerati davvero "fantastic" bisogna comunque provare a seguire i propri ideali e non aver paura di farlo; e che bisogna sbagliare, spesso, tanto i nostri figli saranno sempre pronti a perdonarci.
Movieplayer.it
4.0/5