Shock the Monkey
Il cinema non è certo nuovo a sperimentazioni. Quindi nulla di strano se da qualche anno la macchina da presa e il grande schermo sono stati utilizzati per trasformare la musica in uno spettacolo cinematografico. Probabilmente, pioniere di questo nuovo genere è stato Martin Scorsese che, partendo dalle sue passioni personali, ha consegnato al pubblico il primo concerto d'autore con Shine a Light. In quel caso a brillare è la luce che scaturisce direttamente dall'inesauribile energia dei Rolling Stones durante un concerto a New York, ma da quel momento il mezzo è stato utilizzato da altri anche per raccontare nuovi fenomeni come quello di Justin Bieber e dei One Direction. Justin Bieber: Never Say Never e One Direction: This is Us, infatti, hanno vinto il confronto con il botteghino dimostrando che la musica può avere una estensione diversa da quella dei palco o degli studi d'incisione soprattutto grazie ad un popolo di fan in preda ad eccitazione adolescenziale. Il progetto di Back to Front - Peter Gabriel Live in London, però, ha lo scopo di ripercorrere la strada dell'utorialità già battuta da Scorsese. In primo luogo perché dietro la macchina da presa è stato posto non un semplice osservatore, ma un regista come Hamish Hamilton, premiato per due volte con i BAFTA, oltre ad essere candidato più volte ai Grammy e agli Emmy. Nel suo background televisivo può vantare gli MTV Movie Awards, la serata degli Oscar e la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Insomma un occhio esperto, il suo, in grado di raccontare il percorso di un artista innovativo come Peter Gabriel. Con questo docu-concerto, infatti, non solo si celebrano i venticinque anni dello storico album So ma si cerca di fare il punto su di un artista direzionato sempre verso il futuro e alla costante ricerca di una sonorità costantemente in evoluzione.
From Genesis to Revelation
Al principio furono i Genesis, gruppo formato insieme a Tony Banks, Steve Hackett, Mike Rutherford e Phil Collins con cui Peter Gabriel si fece notare soprattutto per la sua esuberanza scenica. Il tutto si esprime attraverso trucco, costumi e parti recitate con cui il cantante introduce ogni brano nelle esibizioni dal vivo. In questo modo la band e il suo solista, pure prendendo ispirazione dal gusto per l'eccesso degli anni settanta, si differenziano per una personalità canora e rappresentativa forte e personale. Una caratteristica che Gabriel mantiene anche durante il suo percorso da solista dimostrando che, almeno gran parte della vitalità creativa dei Genesis, proveniva dalla sua visione futuristica. Con l'abbandono del gruppo inizia un percorso personale vario e costantemente modificabile. Per questo motivo è difficile definire o catalogare la carriera musicale di Peter Gabriel in uno stile preciso. E' un amante della musica soul e si ispira a Nina Simone e Cat Stevens. Allo stesso tempo è un musicista, nel vero senso della parola, e si cimenta con vari strumenti rimanendo affascinato anche dall'elettronica più esasperata. Questo è il materiale che l'artista mette nelle mani del regista Hamilton durante il concerto tenutosi nel 2013 all'Arena O2 di Londra, continuando a giocare con il palcoscenico e telecamere dalle fattezze "mostruose" tanto per vincere l'innata timidezza che sembra non lasciarlo mai. So: venticinque anni e non sentirli
Il 1986 è l'anno di So, l'album destinato a raggiungere con molti dei suoi brani le vette delle classifiche inglesi e americane, ottenendo anche l'onore di essere inserito dalla rivista Rolling Stones tra i 500 migliori album di tutti i tempi. E per festeggiare i venticinque anni di quell'evento straordinario Peter Gabriel decide di riunire la band originale formata da Tony Levin, David Rhodes, Jerry Marotta e il batterista Manu Katché dando vita ad un evento unico. Così, Back to Front, presentato in anteprima al Festival di Berlino, si trasforma in un viaggio nel tempo attraverso brani storici come Don't Give Up, nata per criticare la politica interna condotta dall'allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, That Voice Again, In Your Eyes e Mercy Street ispirata da un'opera della poetessa Anne Sexton. Nonostante gli anni passati, però, non si tratta certo di un viaggio malinconico. Anzi, giocando con le immagini di quello storico tour del 1986/87 si percepisce perfettamente che, oltre alla fisicità, nulla è cambiato. Tanto meno l'entusiasmo e il desiderio di continuare a vivere le emozioni del palco.