Recensione As I Lay Dying (2013)

Tratto da una delle più oscure e complesse opere letterarie di William Fallkner, As I Lay Dying è, dal punto di vista della trasposizione, molto interessante: Faulkner raccontava coscienze, James Franco le cerca scrutando ossessivamente i corpi.

L'ultimo viaggio di Addie

Addie Bundren decide di morire: ne è convinto suo marito, e ne è convinto il più percettivo e meno amato dei suoi figli. Ma Addie, già morta anche se ancora cosciente, ancora attaccata a quelle creature che ha nutrito e cresciuto con ogni risorsa avesse, non ha idea di quanto costerà ai suoi familiari trasportare la sua salma in città per la sepoltura. Un viaggio estenuante, doloroso e degradante che scatenerà tensioni latenti e avrà conseguenze irreparabili.

Tratto da una delle più oscure e complesse opere letterarie di William Faulkner, As I Lay Dying è, dal punto di vista della trasposizione, molto interessante: Faulkner raccontava coscienze, James Franco le cerca scrutando ossessivamente i corpi. L'elemento stilistico più insistente nel film è lo split screen ultilizzato per moltiplicare le prospettive, spesso su un unico oggetto. Molti punti di osservazione, dunque, anche se Franco si colloca personalmente nel cuore dell'azione, fisica e intellettiva, ricoprendo il ruolo del più sensibile e sfortunato dei Bundren, Darl.

Il regista, pur attento alla sua fonte, si appoggia alle immagini più che ai dialoghi o ai voice-off, e questo limita, o rende difficile afferrare, molti elementi di caratterizzazione necessari a empatizzare con questa famiglia in lutto; Franco sembra più interessato intellettualizzare il suo approccio che ad avvicinarsi davvero ai personaggi. Molto vicino al testo di Faulkner, ci appare distante dal cogliere la sua aspra, misera e verace umanità.

Movieplayer.it

3.0/5