Negli ultimi anni il filone delle commedie culinarie ci ha regalato perle come lo scatenato Soul Kitchen o piacevoli divertissement come l'americano Chef - La ricetta perfetta, che vede Jon Favreau alle prese con un budget ridotto e una parata di star, il raffinato La cuoca del presidente e il nostrano Lezioni di cioccolato.
In quanto a cioccolato, Lasse Hallström non è secondo a nessuno. Nel 2000 il regista svedese ha confezionato il celebre Chocolat, pellicola sentimental-pasticciera che vedeva Juliette Binoche impegnata a rubare il cuore dello zingaro Johnny Depp a suon di dolcetti al cioccolato. A distanza di anni Hallstrom torna a unire amore e cucina in un nuovo adattamento letterario, Amore, Cucina e... Curry, ispirato al romanzo di Richard C. Morais Madame Mallory e il piccolo chef indiano. Il tutto col sostegno dei produttori superstar Steven Spielberg e Oprah Winfrey.
La storia, piacevole ed edificante, ma non particolarmente originale, si apre con un incipit drammatico in cui, per questioni politiche, il ristorante della famiglia Kadam viene dato alle fiamme e la moglie del titolare perisce nell'incendio. La famiglia si trasferisce così prima in Inghilterra, nei pressi di Heathrow, per poi caricare armi e bagagli su un furgoncino scassato e dirigersi alla volta della Francia. Il motto del film sostene che "i freni si rompono quando è necessario" e quelli del precario mezzo di trasporto fanno cilecca subito prima di Saint-Antonin-Noble-Val, ridente villaggio del Sud della Francia i cui squisiti olii, vini, formaggi e la dolce Marguerite (Charlotte Le Bon), passante che soccorre i malcapitati, convince il capofamiglia a mettere radici proprio lì rilevando un cascinale semidiroccato. L'idea è quella di aprire un ristorante indiano, novità assoluta nella regione. Peccato che il cascinale si trovi proprio di fronte al celebre ristorante stellato Michelin Le Saule Pleureur, gestito dalla rigida Madame Mallory (Helen Mirren) che ingaggia una battaglia senza esclusione di colpi per togliersi dai piedi l'esotica concorrenza.
Una pietanza insapore
Se Amore, Cucina e... Curry durasse i canonici 90 minuti teorizzati dal cinema classico hollywoodiano, sarebbe un lavoro piacevole e divertente. Stavolta, però, Steven Knight, ottimo regista e sceneggiatore dell'adrenalinico Locke, perde la misura e, a storia già conclusa, si lascia prendere la mano con una coda di 30 minuti e passa dedicata alla carriera solista da chef di Hassan, figlio maggiore della famiglia Kadan, a Londra, nello stiloso universo della cucina molecolare. La cattiveria necessaria a tener vive le scaramucce tra India e Francia, che vivacizza tutta la prima parte del film, va a scemare nel momento in cui Madame Mallory cessa le ostilità rendendo inutile proseguire oltre.
Ciò che resta sono gli ingredienti tipici del cinema di Lasse Hallstrom che, a volte, spingono la critica a storcere il naso: l'eccessiva durata, la scelta di indulgere sul patetismo passando dalla commemorazione della madre morta attraverso l'uso del suo prezioso cofanetto di spezie alla solitudine di Hassan a Londra, star in ascesa lontana dagli affetti, e i blandi tormenti amorosi tra Hassan e Charlotte. Usando termini culinari, l'abuso di questi ingredienti 'annacqua' il brio della prima parte della pellicola, quella in cui si ride davvero grazie alla verve e alla sventatezza imprenditoriale del simpatico padre di famiglia interpretato da Om Puri.
Due cucine, due mondi a confronto
Amore, Cucina e... Curry non manca di toccare temi importanti come l'integrazione, l'apertura nei confronti delle altre culture, la tolleranza e il razzismo. Il confronto tra la cucina indiana speziata, ricca di sapori forti e odori penetranti, e la raffinata - e poco abbondante - novelle cuisine francese, è anche il confronto metaforico tra due culture, tra due mondi assai diversi che si incontrano e si scontrano nel cuore della vecchia Europa rurale. Il tutto è ben esemplificato dal titolo originale del film, e del romanzo, The Hundred-Foot Journey, in cui i cento passi sono la distanza che separa i due ristoranti, ma anche due universi opposti. In una delle scene chiave del film Madame Mallory si trova a far sue le parole della Marsellaise per difendere da un violento attacco razzista i suoi vicini di casa indiani.
I buoni sentimenti e i messaggi edificanti non mancano in una pellicola che sbandiera stereotipi culturali a gogò per strappare la risata facile e poi li smonta di punto in bianco. Il tutto in maniera troppo meccanica per sembrare naturale. Al posto di una star francese, per il ruolo di Madame Mallory Lasse Hallstrom si aggiudica la presenza della regina del cinema britannico Helen Mirren, qui impegnata a parlare inglese con un marcato accento francese. L'eleganza che contraddistingue le sue performance le permette di ben figurare anche in questa occasione, anche se i primi piani del suo volto tirato e coperto dal trucco per sottrarle qualche anno fanno una certa impressione. Sua è la battuta in cui proclama che "la cucina non è un vecchio e stanco matrimonio, ma un'appassionata relazione sentimentale". Potremmo dire la stessa cosa del cinema e per fortuna, nonostante il passare degli anni, per noi Helen Mirren resta un'amante perfetta.
Conclusioni
Una commedia garbata, ma non priva di ingenuità, strappa qualche risata nella prima parte, ma finisce col perdere brio e misura a causa di una durata eccessiva. Da vedere anche solo per la presenza di Helen Mirren, regina anche ai fornelli.
Movieplayer.it
2.5/5