Per un amico in più
Un tempo Hollywood era il regno delle commedie sentimentali. Pellicole appartenenti al cosiddetto filone della 'guerra dei sessi', dominate dai vari Cary Grant, Katharine Hepburn, Spencer Tracy e Rosalind Russell, in cui uomini e donne imbastivano schermaglie sentimentali mantenendo nettamente separati i due fronti di battaglia e limitando al minimo ogni contatto fisico. Le rigide regole morali dell'epoca e i codici censori facevano sì che ai maschi conquistatori si contrapponessero vergini di ferro programmate per una sola missione: il matrimonio. Oggi le cose sono cambiate e, complici una rivoluzione sessuale e una stagione di lotte femministe, non è più inusuale trovarsi di fronte a fanciulle in carriera avvezze al sesso occasionale e disimpegnato. L'importante è che non vi siano complicazioni sentimentali di sorta. La bella Mila Kunis, moderna eroina dallo sguardo assassino e dalla lingua tagliente, non fa eccezione e si pone a guida dello schieramento di giovani donne capaci di escludere il sentimento dalla propria vita imbastendo una relazione esclusivamente sessuale con il nuovo belloccio di turno, traformatosi (guarda caso) nel 'migliore amico'. Gratta gratta, sotto la scorza di disinibizione, si scopre che tutte le donne vanno in cerca del principe azzurro e anche la sua vulcanica Jamie non farà eccezione.
Dopo il riuscito Easy Girl, Will Gluck conferma il suo talento brillante con la frizzante commedia sentimentale Amici di letto. Forte di una sceneggiatura piena di ritmo e ricca di battute fulminanti, Gluck riesce a offrire uno sguardo nuovo su temi abusati come l'amore e il rapporto di coppia. Insieme al solido script, gran parte del merito della riuscita del lavoro va all'ottimo cast. Con Easy Girl Gluck aveva dimostrato grande intuito nella scelta della sua protagonista puntando su Emma Stone prima dell'exploit che l'ha resa una delle giovani attrici più richieste del momento. La Stone torna in un breve cameo in apertura di Amici di letto, ma qui a farla da padroni sono Mila Kunis e Justin Timberlake. Lo scorso anno la Kunis ha sfoderato gli artigli con una intensa perfomance ne Il cigno nero, performance che le ha fruttato un premio come miglior attrice emergente alla Mostra del Cinema di Venezia e le ha permesso di ottenere finalmente il suo primo ruolo da protagonista. Quanto a Justin Timberlake, dopo il lavoro svolto in Alpha Dog e soprattutto nel bellissimo The Social Network, le sue qualità recitative non sono più una sorpresa per nessuno. La scommessa - vinta - riguarda piuttosto l'alchima tra i due attori, alchimia che diviene palpabile fin dalle prime scene del film e che rende convincente una relazione buffa, appassionante, a tratti improbabile, come di fatto sono certi rapporti che nascono nella realtà. La disinvoltura di Justin Timberlake e di Mila Kunis rende spiritose e naturali anche le piccanti scene di sesso contenute nel copione che scorrono lisce come l'olio. Oltre a valorizzare le performance dei suoi protagonisti, in particolare della vulcanica Kunis, Will Gluck riesce a donare ai comprimari spazi ridotti, ma di grande impatto comico. Irresistibile la perfomance di Woody Harrelson nei panni di un cronista sportivo gay residente nel Jersey che va al lavoro in motoscafo, mentre Patricia Clarkson torna a interpretare una madre svitata, sessualmente disinibita e inaffidabile che piomba in casa della figlia (la Kunis) sempre al momento sbagliato e Richard Jenkins riesce a risultare ancora una volta toccante e convincente in una manciata di battute. Non manca qualche stilettata contro le pellicole romantiche più scontate (vittima predestinata la povera Katherine Heigl e il suo bistrattato La dura verità), né una feroce doppia freddura su George Clooney. Che Gluck avesse previsto la fine della sua relazione con la Canalis già in fase di sceneggiatura? Impossibile, infine, non menzionare altre due protagoniste non umane che però giocano un ruolo chiave nella vicenda: la frenetica New York, teatro dell'incontro lavorativo e sentimentale tra Jamie e Dylan, e per un breve tratto, la solare Los Angeles, la cui celebre scritta sulle colline di Hollywood funge da location per una delle scene più esilaranti e autoironiche del film.
Movieplayer.it
3.0/5