Recensione AmeriQua (2013)

Esordio cinematografico come attore e sceneggiatore del rampollo della famiglia Kennedy, che racconta, con un film affettuoso quanto approssimativo e macchiettistico, la sua esperienza di studente americano in Italia.

Bobby Kennedy III, tu vo' fare l'italiano

Charlie è uno studente americano perdigiorno e rampollo di un'altolocata famiglia newyorchese, a cui i genitori, esasperati dalla pigrizia del ragazzo, hanno tagliato i fondi lasciandogli un ultimo assegno di cinquemila dollari allo scopo di fargli cominciare una vita di responsabilità e autonoma indipendenza. Charlie con i soldi pensa bene invece di acquistare un biglietto aereo per andare a spassarsela in Italia: al suo arrivo viene immediatamente derubato e finisce nei guai; l'ultima speranza è raggiungere a Bologna l'amico Lele, un'altro "fancazzista" come lui conosciuto giusto in aereo. A Bologna si ritrova a vivere in pratica la vita dello studente universitario all'estero, anche se lui studente non è: una vita evidentemente fatta di feste fino a tarda notte, rimorchio sistematico, spaghetti aglio e olio a tutte le ore e in generale allegra anarchia. Charlie si innamora presto dell'Italia (per forza) e anche della bella Valentina (ma non disdegna anche l'americana Jessica, altrimenti che allegra anarchia è...), che pero è la figlia del boss Don Ferracane, per cui i guai continuano.


Un road movie tra New York e Bologna, che attraversa l'Italia partendo da Napoli e passando per Roma. Questo nelle intenzioni degli esordienti registi Bellone e Consonni che provengono da MTV, il film che racconta, in maniera romanzata e rocambolesca, le vicende realmente accadute a Bobby Kennedy III (rampollo della famiglia e nipote del Senatore Robert Kennedy), durante la sua esperienza di vita e di studio in Italia. Bobby ha imparato ha conoscere l'Italia, si è innamorato del cibo e della cultura, i suoi migliori amici sono tuttora italiani, da absolute beginner ha scritto e interpretato questo film che invece secondo le sue di intenzioni, dovrebbe prendere in giro i luoghi comuni e i cliché legati al nostro paese e soprattutto il modo in cui gli americani vedono l'Italia. Il film, al di là delle intenzioni, alla fine risulta proprio essere proprio un compendio dei luoghi comuni più triti e scontati sull'Italia in generale e nella derivazione specifica sui cliché legati alla vita degli studenti universitari, qui debosciati come non mai. Non ci si fa mancare nulla, mafia, fannulloneria, scarsa voglia di lavorare e di studiare: abbiamo i boss mafiosi entrambi con l'immancabile Don prima del nome come Corleone, e rispettivi sgherri di mezza tacca coi baffetti, il ragù alla bolognese e gli spaghetti aglio e olio, lo scansafatiche arrapato e il punkabbestia che ruba le bici, la vespa 50 sui colli bolognesi e chi più ne ha più ne metta.

Se il gioco era quello di prendere in giro i luoghi comuni della visione americana del nostro paese, il superamento dello stereotipo non si vede proprio. Sicuramente si vede l'affetto che ha spinto Bobby Kennedy, aiutato dal produttore e amico di famiglia Marco Gualtieri, a raccontare l'amore e la passione che prova per l'Italia e per i suoi amici, e per questo il film con il suo taglio autobiografico (nel cast anche Eva Amurri che ha studiato con Bobby in Italia e faceva parte del suo gruppo) ispira comunque simpatia per gli intenti affettuosi che sottende. In realtà poi l'idea di un college movie italiano poteva anche risultare interessante, qualcosa che potesse essere dalle parti de L'appartamento spagnolo, successo francese di Cédric Klapisch , che raccontava con altrettanto affetto la sua esperienza Erasmus in Spagna. A confronto purtroppo, il pressapochismo di AmeriQua è innegabile, la sceneggiatura approssimativa, i dialoghi banali, soprattutto la recitazione dei pur volenterosi protagonisti non-attori (Kennedy e l'amico Gabellone che interpreta sé stesso) davvero disarmante, resa ancor più imbarazzante dal doppiaggio in Italiano. Peccato per gli altri attori professionisti, volti noti e meno noti del cinema italiano, tra cui Enrico Silvestrin e Alessandra Mastronardi, che insieme alla presenza di Giancarlo Giannini (difficile capire come mai sia finito in questo film), al cameo di Alec Baldwin (probabilmente in una pausa delle riprese di To Rome With Love) e alle musiche di Lucio Dalla, garantivano sulla carta un prodotto dal taglio un po' meno amatoriale.

Movieplayer.it

2.0/5