Lo sappiamo tutti: Star Wars è figlio di Flash Gordon e del cinema di Akira Kurosawa, sintesi originariamente ideale tra le grandi produzioni americane e l'impegno artistico orientale. Guerre Stellari così come venne concepito da George Lucas negli anni '70 è però anche figlio dei suoi tempi, di un modo di pensare e sviluppare il blockbuster che non c'è più, nonostante Star Wars rappresenti ancora oggi un esempio seminale di franchising cinematografico e di ampliamento in merchandising. Da figlio è diventato padre e poi nonno, Star Wars, reinventandosi nel tempo ed evolvendo insieme al cinema stesso, adattandosi al mercato nel bene e nel male e ramificandosi sempre di più.
In tanti hanno provato a imitarlo con scarso successo nel corso dei decenni, ma nessuno è mai riuscito veramente a cogliere la religiosità della saga, quell'anima insieme familiare e rivoluzionaria che ha conquistato intere generazione di cinefili, un universo di personaggi e possibilità che ancora oggi è quasi ineguagliato. Quasi. A raccogliere adesso l'impressionante guanto di sfida ci pensa Zack Snyder con il suo attesissimo Rebel Moon, elettrizzante epopea fantascientifica in due atti (con possibili espansioni future) disponibili in piattaforma il 22 dicembre 2023 e il 19 aprile 2024, con l'ambizione non del tutto espressa di voler diventare lo Star Wars delle nuove generazioni, la sci-fi cinematografica dell'era dello streaming per eccellenza. E le certa in regola per diventarlo, in effetti, le ha davvero tutte.
Fuori dalla gabbia
In una recente intervista, Zack Snyder ha rivelato la complessità del mondo di Rebel Moon, paragonandolo direttamente a Star Wars. Lo stesso autore ha sottolineato come l'universo di George Lucas viva ormai di regole inflessibili e di dogmi narrativi e strutturali impossibili da scardinare, per lo meno per quanto riguarda la saga principale. Nel tempo si è comunque tentato di mitigare questa sorta di sacralità cinematografica del franchise, vuoi con delle audaci aperture da parte di Rian Johnson, vuoi con diverse estensioni di genere del racconto, incappando di volta in volta nello scarso entusiasmo dei fan. Guardando al recente successo di critica e pubblico di Ahsoka risulta ancora più evidente: Star Wars, pensato e costruito su quei canoni e dogmi con qualità e modernità, funziona; il resto solo in parte, per lo meno su media e lunga distanza. Essendo nato come pitch di Star Wars, va da sé che Rebel Moon avrebbe rischiato di finire in questa sorta di scomoda gabbia creativo-concettuale: stilisticamente troppo stretto per essere contenuto, dall'anima autoriale snyderiana impossibile da imprigionare. Poi il progetto è cresciuto in modo spontaneo e differente seguendo le più stringenti sensibilità dell'autore, protetto dall'egida Netflix in termini di libertà e tempistiche.
In questo senso, se vogliamo, Rebel Moon è effettivamente progenie diretta di Star Wars, ma una di quelle proli strane e ingestibili secondo educazione cinematografica classica, irrequieta ed estroversa, dal carattere indomabile, ribelle come il suo nome. Una sci-fi talmente euforica e incontenibile da spingere regista, produzione e distribuzione a scinderla in due parti e creare per ognuna di esse due versioni differenti, PG-13 e Rated R. "Una fantascienza vietata ai minori di questo calibro non dovrebbe esistere", ha giustificato Zack Snyder, spiegando di voler arrivare a un parterre di spettatori più ampio possibile senza rinunciare a nulla, che sia un divertimento più assurdo ed esplicito o a una mitologia efficace e ben articolata. Ed è qui che il discorso si fa persino più interessante a cavallo di un'intrigante new wave starwarsiana.
Rebel Moon è ambientato in un universo condiviso con Army of Dead, la conferma di Zack Snyder
Da agnelli a leoni
Citiamo il Robin Hood di Ridley Scott: "Lottare e ribellarsi ancora, finché gli agnelli non diverranno leoni". Il trailer di Rebel Moon tira in ballo l'iconica Children of the Revolution di Marc Bolan e T-Rex, tanto per chiarire che "non si possono ingannare i figli della rivoluzione" quali sono anche i protagonisti dell'epopea sci-fi di Snyder. Sì perché, non fosse chiaro già dal titolo, Rebel Moon parla di rivolta e insurrezione, di fili da tagliare, di emancipazione ed empowerment.
Lo fa quasi fosse la sua missione fisiologica, da figlio-pitch di Star Wars a qualcosa di diverso, di nuovo e focoso, con uno stile aggressivo e commerciale senza mai rinunciare alla sua identità autoriale che trasuda infatti da ogni frame. La Luna Ribelle che monta sommossa contro il Mondo Madre, ma anche un franchise che raccoglie una difficile eredità di genere senza accettare compromessi con il passato, creando qualcosa che sia identitario e riconoscibile e risponda a determinate esigenze di mercato e comunicazione, accettando pro e contro della sfida. Rebel Moon è una dichiarazione cinematografica da parte di Snyder: a starwarsiani della prima e dell'ultima ora, a hater e fandom, al mondo della fantascienza tutta. Come dire: "Questa è la mia sci-fi. Ce ne sono tante in giro, ma questa è la mia". Il suo Credo di genere e le sue ispirazioni nascono dalle metaforiche ceneri del Guerre Stellari che fu per trovare corpo e personalità sul tracciato filmografico dello stesso autore, che non rinuncia a se stesso e si mette in gioco, ancora e ancora.
L'agnello si trasforma in leone e parla di rivoluzione universale, creando dal nulla un'intera e credibile mitologia in grado di competere con quella del suo ingombrante genitore, certo con meno seguito ed esperienza (pur essendo fisiologico) ma con una determinazione e un coraggio encomiabili. Di rivolte, famiglia, amore e oppressione si parlava allora in Star Wars; di rivolte, famiglia, amore e oppressione si parla oggi in Rebel Moon. Cambiano i tempi, i mezzi, gli autori, ma la voglia di sovvertire lo status quo non cambia mai, pure se a lungo andare si rischia di trasformarsi in ciò che si è combattuto. Rebel Moon è però agli inizi e grida spettacolo e insurrezione già dai trailer, chiamando a raccolta vecchie ma soprattutto nuove generazioni di cinefili appassionati con il sogno di diventare uno dei punti di riferimento della fantascienza cinematografica contemporanea, ovviamente mainstream, anche perché sono le masse ha decidere e definire una ribellione.