Non si può negare: ogni volta che Zack Snyder ha fatto un director's cut, ormai celeberrimo come "Snyder Cut", il risultato ha reso più comprensibile e approfondito il materiale di partenza. Nel caso di Batman v Superman: Dawn of Justice si tratta praticamente di un altro film. È stato così per Watchmen, Superman, il già citato Batman v Superman e, ovviamente, Zack Snyder's Justice League, che era addirittura passato in mano a un altro regista, Joss Joss Whedon. È lo stesso ora anche per Rebel Moon Director's Cut?
Su Netflix dal 2 agosto, questo Snyder Cut è uscito in due parti, come i predecessori: stavolta però con titoli differenti. Ecco, se vi siete chiesti cosa cambia tra Rebel Moon Director's Cut e la versione originale intanto i titoli: Rebel Moon - Capitolo 1: Calice di Sangue e Rebel Moon - Capitolo 2: La maledizione del perdono (Chapter 1: Chalice of Blood e Chapter 2: Curse of Forgiveness in originale). Poi, nemmeno a dirlo, la durata: la Parte 1 uscita a Natale 2023 dura 135 minuti, mentre questa 204. Parliamo quindi di ben 69 minuti in più. La Parte 2 invece passa da 122 minuti a 173. In totale abbiamo ben due ore in più di film, per un totale di sei ore e mezza di durata.
Ma veniamo ora alla domanda più importante: questo abbondantissimo minutaggio in più migliora l'opera? In onestà totale non possiamo che dire sì. Certo, se la versione giocattolo di Star Wars (Snyder aveva provato a proporre Rebel Moon alla produttrice Kathleen Kennedy perché diventasse un film di Guerre Stellari) del regista non vi ha convito o, peggio, vi ha irritato per il suo essere estremamente derivativa, forse 120 minuti in più della stessa materia potrebbero farvi arrabbiare ulteriormente. Ma se avete detestato gli originali molto probabilmente non guarderete la versione estesa. Se invece l'universo di Rebel Moon vi ha comunque incuriosito il director's cut non potrà che arricchire quanto visto. Capiamo perché.
Maggiore approfondimento dei personaggi
I maligni potrebbero insinuare che le due ore in più della Director's Cut di Rebel Moon siano soltanto gli ormai proverbiali slowmo di Snyder. E invece no, anzi, tutto il contrario. Specialmente nella Parte 1, almeno 50 minuti sono dedicati alle backstory dei personaggi e all'approfondimento psicologico. Se infatti nella versione originale c'è un grosso problema di empatia, perché ci viene buttato addosso questo manipolo di ribelli di cui sappiamo ben poco e a cui è difficile affezionarsi, qui ognuno ha il giusto spazio. Addirittura alcune figure prima solamente accennate, o relegate a poco più di una comparsa, hanno tutto un altro peso. Come ad esempio la coppia formata da Aris (Sky Yang) e Sam (Charlotte Maggi).
Il robot Jimmy (doppiato in originale dal premio Oscar Anthony Hopkins) si rivela finalmente per la figura importante che avevamo intuito potesse essere, ma che prima avevamo potuto solamente immaginare. Il desiderio di Snyder di dedicargli un podcast assume quindi finalmente senso. Praticamente questa nuova versione conferma qualcosa che dovremmo ricordare tutti: tagliare le parti giudicate "noiose" come il passato di un personaggio, o tutte le cose che rendono più chiare le sue motivazioni, spesso non è una buona idea. O comunque non aiuta l'amore per quella figura. Facciamo un esempio: il generale Titus di Djimon Hounsou sembra un ubriacone qualsiasi che, "de botto e senza senso", come direbbero nella serie Boris, diventa un geniale stratega. Nella versione estesa capiamo meglio la sua maturazione: c'è una scena in cui deve addestrare gli abitanti del pianeta Veldt, dove si è rifugiata Kora (Sophia Boutella), leader dei ribelli, dei semplici contadini, a diventare soldati. Capita l'importanza del suo ruolo, getta l'alcol che ha nella sua borraccia, per riempirla di acqua da un pozzo. Un piccolo gesto, che fa però capire l'arco di trasformazione del personaggio.
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Molto più sesso e violenza
La Parte 1 della Rebel Moon Director's Cut è vietata ai minori di 18 anni, mentre la Parte 2 a quelli di 16. E non è una posa: ci sono effettivamente scene di sesso esplicite e tanto, tantissimo sangue. Non solo: alcune scene sono più che violente. Sono tremende: come quella iniziale, in cui scopriamo come il piccolo Aris sia stato reclutato dall'Ammiraglio Noble (Ed Skrein). Inutile dirlo, quest'ultimo ha massacrato la sua famiglia, con il bastone a forma di osso che abbiamo imparato a conoscere. Non ci si limita però a mostrare l'uccisione: si indugia su crani ridotti in poltiglia.
Lo stesso vale per diversi riferimenti sessuali abbastanza espliciti propri dell'animazione giapponese: quando Noble viene riportato in vita, i tubi con cui viene riempito il suo corpo si muovono come tentacoli che richiamano evidentemente altro. Non solo: vengono approfonditi anche rituali e abitudini dei vari popoli, come la terribile usanza degli Scribes, figure religiose create per l'universo di Rebel Moon. Ogni volta che Noble uccide qualcuno estraggono un dente da ciò che resta della vittima. Interessante poi l'amore di Snyder per le danze e i canti popolari: nella sua versione di Justice's Leeague c'è un coro di pescatori che saluta Aquaman, mentre qui è pieno di scene di ballo e canto, che vanno a dare un'identità spiccata ai vari popoli rappresentati.
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Le creature di Rebel Moon
Se l'esagerazione quasi punk di questa versione più adulta di Rebel Moon non può che strappare simpatia, oltre al maggior spessore dei personaggi c'è anche un altro elemento molto interessante: la maggior esplorazione del mondo creato da Snyder. In questo montaggio di lunghezza maggiore è come se tutta l'opera potesse finalmente respirare. E noi con lei. C'è infatti anche il tempo di godersi le scenografie e gli ambienti, con grande attenzione per costumi, oggetti e tecnologia. Non solo: possiamo vedere un elevato numero di nuove creature, che prima erano state completamente eliminate o lasciate sullo sfondo.
La varietà di forme e colori di questi alieni ci fa pensare che effettivamente ci siano infinite possibilità per continuare a esplorare questo mondo e che l'idea di Snyder di realizzare serie animate e fumetti non sia poi così folle. Certo è lecito domandarsi perché Netflix e lo stesso regista abbiano deciso di diffondere l'opera in questi diversi formati, invece che offrire direttamente al pubblico ciò che il regista aveva in mente. Se ci pensate bene è una mossa puramente commerciale: ormai l'attesa dello Snyder Cut è essa stessa lo Snyder Cut. E soprattutto: la piattaforma ha potuto così riempire il proprio catalogo di più titoli, creando un evento e lasciandosi sempre la possibilità di una versione destinata a un pubblico più ampio, senza sesso e violenza. La doppia visione è solo per i temerari. O per i fan di Snyder duri e puri. In ogni caso, tutti ora possono scegliere ciò che preferiscono.