Dopo i due ultimi film, che non avevano di certo uno sguardo allegro e spensierato, Pupi Avati torna a dirigere la commedia e lo fa, di nuovo, parlando della sua famiglia, dei nonni in particolare, dei luoghi della sua infanzia, dell'amore, insomma, di sé. La storia è quella di due famiglie, i Vigetti e gli Osti, la prima modesta e dedita alla mezzadria, la seconda benestante e con tre figlie femmine tutte da maritare, due più attempate e bruttine, la terza giovane e bellissima, interpretata da Micaela Ramazzotti, studentessa in quel di Roma. Caso vuole che la famiglia Vigetti abbia un figlio piccolo, una figlia grande che non esce mai di casa e un figlio maschio e dongiovanni, Cesare Cremonini, che andrebbe alla grande per sistemare almeno una delle figlie zitelle. Ricattato con la promessa di una Motoguzzi e di un contratto che metterebbe al sicuro tutta la famiglia per altri dieci anni, Carlino viene messo di fronte ad un bivio. Ma proprio nel giorno della scelta arriva da Roma la bella Francesca che rapisce il suo cuore e finisce per mandare a monte tutti i piani.
Il cuore grande delle ragazze, in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma e musicato da Lucio Dalla, è stato presentato stamattina dai due protagonisti accompagnati dal fratello del regista Antonio Avati, che ha rassicurato tutti sulle condizioni di salute di Pupi, assente dopo il malore di origine gastrica che lo ha colto domenica sera dopo la proiezione del documentario su Lelio Luttazzi. "Le sue condizioni sono buone" - ha dichiarato Antonio - "tanto che stasera Pupi sarà sia sul red carpet che alla proiezione ufficiale per il pubblico".
Nel cast, oltre ai protagonisti Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini anche Andrea Roncato, Gianni Cavina, Sydne Rome, Gisella Sofio, Manuela Morabito e la voce narrante di Alessandro Haber. Prodotto dalla DueA dei fratelli Avati in collaborazione con Medusa, Sky Cinema e con la città di Fermo che ha permesso, con il suo aiuto, di ammortizzare i costi di produzione. Il cuore grande delle ragazze, arriverà nelle sale l'11 novembre prossimo distribuito da Medusa in duecentocinquanta copie.
Com'è stata per te l'esperienza della lavorazione al fianco di un maestro come Pupio Avati? Micaela Ramazzotti: Pupi è uno perennemente ispirato, la mattina arriva sul set e ti consegna i fogli delle scene che ha scritto di notte. La grande sorpresa per me è stato il fatto che mi sentivo come guidata da un guru, un guru bolognese che mi portava in giro per le campagne per mostrarmi i luoghi in cui era cresciuto. Eravamo come dei clown un po' grotteschi, nelle sue mani mi sono sentita libera di sfidare il ridicolo, di essere un po' buffona, di sparare qualche strafalcione e questo mi ha aiutato a dare la luce a questo personaggio, a donare a Francesca la luce che c'era in quel periodo nel cuore grande delle ragazze. Lei è una credulona romantica che riesce a perdonare il marito per averla tradita e sopporta con dignità il peso di questo dolore. Le donne all'epoca lo sapevano fare, avevano una grande dote.
Francesca è una donna dal cuore grande che sa perdonare, secondo te questa cosa capita ancora oggi o non esistono più donne che accettano il tradimento? Micaela Ramazzotti: Le donne di allora avevano questa grande capacità, una dote che solo a pensarci mi spezza il cuore. La capacità di sopportazione come quella che mostra il mio personaggio nel film io la considero come un vero e proprio talento. Oggi le donne hanno altre capacità, quella di capire e comprendere le debolezze e le fragilità umane,cosa che in quel periodo era assolutamente impensabile. Per quanto mi riguarda, io sono sposata, ho un uomo che amo e che mi ama, penso di vivere un rapporto d'amore equilibrato, ma se mi tradisce lo ammazzo!
Avati è il regista che più di ogni altro in Italia ha raccontato le donne e i sentimenti, com'è stato per te entrare in contatto con lui? Micaela Ramazzotti: Partecipare ad un film di Avati è stato per me come entrare in un monumento, l'ho studiato e ho visto tutti i suoi film, la sua filmografia è una specie di enciclopedia per me, lo trovo ironico, pungente, molto sentimentale, ed è uno dei pochi che mi ha sempre molto appassionato. Trovo bellissimo il modo in cui ne Il cuore grande delle ragazze Pupi ha raccontato le donne di allora, con tanta poesia e con tanta luce ha saputo narrare di quella dolce supremazia casalinga che c'era in ogni famiglia. E' stato un grande burattinaio che ha mosso tutti noi come fossimo le sue marionette, con i tempi giusti e con i toni giusti. La parola magica di Pupi sul set era 'azione, azione, azione!'.
In che modo Cesare Cremonini è entrato a far parte del cast del film?
Cesare Cremonini: Quando mi hanno chiamato per dirmelo ho pensato ad uno scherzo, dentro di me gli avevo detto di sì sin da subito anche se non ho accettato immediatamente. Il sì definitivo è arrivato quando ho sentito il nome di Andrea Roncato che considero un grande attore. Pupi mi aveva visto in televisione ed aveva pensato a me per il film perchè a suo dire ha rivisto se stesso da giovane nella mia spontaneità. Come potevo rifiutare di interpretare in un film la vita del nonno di Pupi Avati? Sapevo che sarebbe
stata un'occasione unica, mi sarei rimangiato le mani se non l'avessi fatto visti i risultati.
di fare tutto ciò che può arricchirmi, a patto che sia fatto nella maniera più approfondita possibile. Per questo motivo ho voluto rischiare, e dopo una vita dedicata alla musica ho pensato che fosse un atto doveroso per me come artista prendere con spirito di divertimento questa cosa completamente diversa dal mio solito. Sarò sempre grata a Pupi e Antonio perchè questo film sarà una di quelle cose che farò vedere a mia volta ai miei nipoti quando sarò vecchio.
Com'è stato essere seguito passo passo da Avati sul set? Si dice che a lui piaccia sintonizzare il suo respiro con quello degli attori e non starsene dietro un monitor...
Cesare Cremonini: E' incredibile la sicurezza che riesce a darti un regista
come Pupi, ha uno charme e un savoir faire che gli vengono da un'enorme esperienza. Capitava che chiudesse gli occhi per sentire l'atmosfera che si era creata tra noi sul set. L'utilizzo della macchina da parte sua è la cosa che più mi ha colpito, era un elemento che ha dato molta sicurezza anche a me nell'affrontare quest'esperienza del tutto nuova per me. Mi faceva sorridere quando per aumentare il realismo delle scene mi diceva che mi ero sistemato troppo bene i capelli, lui mi voleva più naturale, più vero.
In ultima battuta, come giudichi da musicista il lavoro alle musiche di Lucio Dalla? Hai preso ispirazione dal film per i tuoi nuovi lavori musicali?
Cesare Cremonini: Mi sono offeso, potevano farle fare a me le musiche! (ride) Ovviamente scherzo, sono stato uno tra i primi ad ascoltare l'accompagnamento musicale confezionato da Lucio in un momento nel quale era super impegnato visto che nel frattempo lavorava al nuovo disco, ad un musical e a molto altro. Si è dato molto da fare per il film, si è innamorato del progetto quando ha letto il copione. Per quel che mi riguarda poter vivere un'esperienza così ricca, fatta di ascolto e di importanti lezioni d'arte, è stato importantissimo. Mi sentivo come un alunno che era a scuola per imparare a migliorarsi. Con la
sua saggia fanciullezza Pupi mi ha dato tanto, mi ha arricchito, mi ha nutrito. Ora che sto scrivendo il nuovo disco posso dirvi che esso avrà nelle sue corde qualcosa di quello che ho 'rubato' a questa esperienza cinematografica.