È davvero singolare la scelta adoperata da Adam Price, che di gestione del potere aveva già parlato in Borgen, ed è tornato a farlo nell'ultimo ciclo di episodi di Ragnarok, la serie originale Netflix norvegese che ha salutato i fan sulla piattaforma con un terzo ed ultimo ciclo di sei episodi. Lo showrunner, infatti, nonostante l'epicità della storia raccontata che prendeva a piene mani dalla mitologia norrena per mescolarla al teen drama, ha preferito una conclusione estremamente terrena e simbolica per arrivare ad un happy ending a sorpresa per tutti i protagonisti, dèi o giganti che fossero. Cerchiamo di ripercorrere l'epilogo e capire meglio questa singolare scelta, che sicuramente farà storcere il naso a qualche fan. Ovviamente neanche a dirlo: occhio agli spoiler se non avete ancora visto l'ultima puntata e proseguite nella lettura della nostra spiegazione del finale di Ragnarok 3!
Addio alle armi
La prima scelta anticonvenzionale adoperata da Adam Price per un racconto che fonda metà del suo potenziale narrativo sulla tragicità della mitologia norrena è quella di un addio alle armi, come si intitola il penultimo episodio della serie. Magne, dopo essere passato momentaneamente dalla parte del nemico intraprendendo una relazione con Saxa, perché stanco di essere sempre dalla parte di coloro che devono subire e rimanere in silenzio, rinsavisce e armato del suo Mjöllnir guida la propria squadra ad una resa dei conti oramai necessaria, eppure sceglie l'amore e la pace al posto della vendetta e della guerra. E paradossalmente è proprio Saxa la prima a venirgli incontro, seguita dai suoi familiari, gli Yutul. Questo perché altrimenti si innesca un ciclo di morte e distruzione che non avrà mai fine, e il Ragnarok - ovvero la fine del mondo conosciuto per quella mitologia - porterà solamente dolore e sofferenza anche per chi rimane e "vince". D'altronde vari indizi li avevamo avuti già nel corso della serie Netflix, come ad esempio nel finale della seconda stagione, intitolato simbolicamente All You Need Is Love come la canzone dei Beatles, che inizialmente aveva fatto capitolare anche Fjor per Gry. Un inno all'affetto verso il prossimo e alla speranza.
Romanzo di formazione norreno
Se in The Wilds su Prime Video le protagoniste raccontano che il vero inferno era l'adolescenza e non l'essere finite su un'isola deserta, e in Yellowackets su Paramount+ le ragazze della squadra devono sopravvivere non solo al disastro aereo ma anche e soprattutto alla propria crescita in terra ostile, Ragnarok su Netflix fa una scelta similare davvero a sorpresa nel finale. Si avvicinano infatti gli esami finali delle superiori e i vari protagonisti vi si avvicendano con un diverso grado di ansia e fibrillazione. Si tratta di uno spartiacque per l'inizio dell'età adulta, complice il compimento della maggiore età. Ai festeggiamenti, il discorso di Turid, la madre di Magne e Laurits, parla delle difficoltà e delle paure nell'affrontare il periodo di crescita in cui si vive qualsiasi sentimento in maniera estrema e non si riesce a dare una definizione e una spiegazione a tutto ciò che capita intorno a noi, citando i fumetti di Thor ereditati dal padre con cui Magne è cresciuto, schivo e dislessico, rifugiandosi in quel mondo perché non riusciva a vivere in quello reale. Da quel momento inizia una sequenza visivamente molto suggestiva ma che fa strabuzzare gli occhi per ciò che rivela agli spettatori tra le righe.
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Dai fumetti di Thor fino al Ragnarok
Assistiamo a un montaggio parallelo che mescola la cerimonia dei diplomi con l'ultima battaglia sanguinolenta tra dèi e giganti, con ralenty e una fotografia rossogrigia che ricordano 300, e mette in relazione ognuno dei personaggi con il suo corrispettivo antico, che abbiamo imparato a conoscere attraverso i cartelli all'inizio di ogni episodio del serial. Quello che caratterizza il finale di Ragnarok 3 è il seguente: Thor uccide il Serpente di Midgard e, ammorbato dal suo soffio velenoso, ha modo di fare solo nove passi (un numero ricorrente nel mito norreno, come i novi mondi del cosmo o le nove sorelle madri di Heimdall, il guardiano di Asgard) prima di cadere a sua volta a terra morto, quasi a voler simboleggiare l'eterna lotta fra il Bene e il Male.
Ma qui è stata scelta la pace e quindi Magne/Thor (David Stakston) sopravvive così come tutti gli altri, tanto all'ultima battaglia quanto agli esami, che passa per il rotto della cuffia. A questo punto, anche attraverso le parole in voice over di Turid, appare chiaro che ciò che è stato messo in piedi per tre stagioni era una metafora dell'adolescenza. L'unico mondo per Magne (e forse anche per gli altri) per superare quel periodo così turbolento della vita, del corpo e dei sentimenti - così come per superare un trauma enorme a quell'età come la perdita di un'amica (Isolde), è costruirsi un mondo di fantasia in cui ci siano dei nemici da combattere e delle prove da superare per poter andare avanti. Un universo nel quale sia tutto più bianco e nero e meno in sfumature di grigio come la vita vera, che non sempre ci rendono chiaro da che parte vorremmo stare (rappresentate soprattutto dal personaggio di Laurits e dalla sua ambiguità lokiana).
La forza della musica
Ancora una volta è la musica a guidare lo show, che conferma la sua anima da teen drama e romanzo di formazione per i personaggi, tanto giovani quanto adulti: viene scelto un altro inno all'amore e alla condivisione con I Want To Know What Love Is dei Foreigner, sulle cui note tutto il gruppo si ritrova per i festeggiamenti dopo il diploma, per brindare al presente e soprattutto al futuro, che forse ora fa un po' meno paura. Una sequenza in slow motion con una fotografia molto luminosa, in cui si alternano i volti sorridenti dei personaggi, che sembrano aver trovato la pace ognuno a modo suo: Magne ricongiunto a Signy, Laurits finalmente sereno e pronto ad andare a vivere con Jens, Turid ed Erik felici insieme in seconde nozze, Fjor che ha imparato la forza dell'affetto verso il prossimo dalla nuova fidanzata ed è pronto a lasciare le redini dell'azienda a Saxa, Iman e Harry realizzati e formanti una coppia, e addirittura Ran che sembra pronta a lasciarsi andare ai sentimenti con il consulente scolastico Sindre, con il quale si era sfogata in varie pseudo-sedute durante l'ultima stagione.
Magne alla fine simbolicamente getta via i fumetti e ciò che faceva parte della sua precedente vita legata al ricordo del padre, e che più volte aveva rimandato nel corso del trasloco rimbeccato dalla madre. Ora è davvero pronto ad andare avanti e tuffarsi nell'età adulta: lo testimonia il saluto al fantasma di Isolde, dalla cui morte tutta questa vicenda è iniziata ma che forse è stata appunto solo un tragico incidente di un'adolescente spericolata, pur veicolando il tema ecologista che modernizzava il racconto antico dello show. Forse quel tocco magico di Venche nel primissimo episodio era semplicemente un escamotage mentale di Magne per affrontare il ritorno nella città natale del padre e ciò che la vita stava per riservargli. La fine per un nuovo inizio, ancora una volta.