Ragazza che vince, spettatore che perde
Terri Fletcher, una sedicenne con il pallino del canto, ha un fratello, Paul, che cerca continuamente di persuaderla a coltivare seriamente la sua passione, magari iscrivendosi ad una scuola di musica dove possa affinare il suo talento. Il giorno del diploma di Paul, Terri lo convince a fuggire di casa - e dalla rigidità di vedute del loro padre - per andare a scatenarsi ad un concerto rock. Ma dopo tanta euforia, il destino è in agguato e mentre tornano a casa l'auto dei due ragazzi si scontra improvvisamente con un'altra vettura e Paul perde la vita, mentre Terri è costretta a farsi forza da sola, e ad andare avanti senza gli incoraggiamenti del fratello.
Qualche tempo dopo la tragedia, Terri riceve una sorpresa inaspettata: a sua insaputa, Paul aveva segnalato il suo talento e la sua passione per la musica agli insegnanti del prestigioso conservatorio Bristol-Hillmann, che con una solenne lettera di ammissione, la ammettono nel loro elitario olimpo musicale. Contro il volere del padre - e con l'inganno - Terri parte alla volta di Los Angeles, una città molto diversa dal paesino in cui ha sempre vissuto, ed al conservatorio dovrà affrontare non pochi ostacoli per diventare una vera cantante, e ci riuscirà con l'aiuto del fascinoso insegnante Mr. Torvald, e del giovane Jay, chitarrista in erba.
Un film davvero incredibile e sorprendente questo diretto da Sean McNamara ed interpretato - tra gli altri - da Hilary Duff, Rebecca De Mornay e Oliver James: Nata per vincere sorprende soprattutto perchè ci si chiede fino a dove si possa spingere la sottovalutazione dell'intelligenza degli spettatori, in tal caso del pubblico dei teen agers, cui il film di McNamara si rivolge; altrimenti viene spontaneo chiedersi chi possa stupirsi di un film in cui la protagonista deve contendersi un ragazzo appena conosciuto, con una sexy rivale particolarmente ambiziosa, ed altre banalità degne della versione televisiva di Kiss Me, Licia.
La giovane protagonista del film sarà anche Nata per vincere, ma l'unico che esce davvero vincente da questa pellicola è l'attore Jason Ritter, che interpreta Paul: la sua tragica fine - rappresentata con la solita, piagnucolosa riesumazione di abiti ed oggetti personali, in una camera da letto vuota - gli evita di toccare il fondo seguendo la Duff fino ai titoli di coda e lungo un percorso di luoghi comuni e facili equivoci. Ci si chiede inoltre, come possa un pubblico di giovanissimi, identificarsi nella protagonista: un concentrato di finta e stucchevole ingenuità e di altrettante finte crisi isteriche che nello sforzo di convincere lo spettatore risulta solo irritante.
Se la sua era l'interpretazione di una ragazza vincente, è ovvio che ci siano anche dei vinti ed in questo caso sono gli spettatori, annichiliti da una regia scadente, una continua bailamme sonora che non si fonde con la pellicola per diventare energia ed emozione - come nei musical che si possano definire tali - ma solo noia, e dalla sottile minaccia di un sequel - che il finale lascia intuire.
Movieplayer.it
1.0/5