Si apre con la messa in onda delle sei puntate della serie tv Quo Vadis, Baby? (in onda ogni giovedì sera dal 15 maggio su Sky Cinema 1) la stagione fiction di Sky che proseguirà a novembre con i dodici episodi della serie di Romanzo Criminale e il prossimo anno con due progetti a breve serialità di cui si parla già da molto per i contenuti: L'Ombra di Satana, fiction diretta da Alex Infascelli e scritta da Paola Barbato e Salvatore de Mola sul fenomeno dilagante del satanismo in Italia, e Moana, la prima fiction (diretta da Marco Ponti, regista di Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno) sulla vita e le opere della diva del porno Moana Pozzi, scomparsa prematuramente a soli 33 anni il 15 settembre del 1994 a Lione. A parte gli ultimi due argomenti, tratti da fatti di cronaca divenuti tristemente famosi e che hanno destato per motivi diversi grande interesse nell'opinione pubblica, Sky Cinema ha iniziato la sua avventura in materia di fiction puntando su storie e personaggi che prendono spunto da due lungometraggi rigorosamente made-in-Italy di grande successo diretti nel 2005 rispettivamente da Gabriele Salvatores e Michele Placido, direttori artistici dei due progetti seriali tratti dai loro film.
Le due serie faranno da apripista cercando, assicurano i vertici di Sky, di distinguersi per qualità e novità all'interno del finora deludente calderone della produzione di fiction televisiva italiana. Prodotta da Sky Cinema in collaborazione con la Colorado Film (la casa di produzione di Maurizio Totti, Gabriele Salvatores e Diego Abatantuono) e con la partecipazione al 30% di Mediaset (stessa percentuale anche nella produzione dell'imminente serie di Romanzo Criminale), Quo Vadis, Baby? sarà una delle serie di punta del palinsesto della prossima stagione di Italia 1.
Sei puntate da un'ora e mezza ciascuna, fruibili anche separatamente l'una dall'altra, dedicate a chi ha amato il film, le sue atmosfere notturne di provincia e la protagonista principale Giorgia Cantini, l'investigatrice privata appassionata di boxe, musica rock e uomini sbagliati interpretata dalla carismatica Angela Baraldi, nata dalla penna della scrittrice bolognese Grazia Verasani. Dal cinema alla tv la storia di Quo Vadis, Baby? si dilata trasformandosi in sei film diversi, sei storie dedicate agli amanti delle atmosfere noir, del giallo investigativo e della narrazione mediante flashback, intrigante leitmotiv di tutti gli episodi. Diretta da Guido Chiesa e con la supervisione del premio Oscar nonché direttore artistico del progetto Gabriele Salvatores, Quo Vadis, Baby? è stata presentata stamane a Roma dai suoi realizzatori e dal cast principale composto da Angela Baraldi, Bebo Storti, Alessandro Tiberi, Federica Bonani e Thomas Trabacchi, che sarà affiancato nel corso delle puntate dalle partecipazioni straordinarie di Claudia Pandolfi e Serena Grandi.
Signor Salvatores, ci racconta dal suo punto di vista il passaggio di 'Quo Vadis, Baby?' dal grande al piccolo schermo? Gabriele Salvatores: Come disse il grande Godard "il cinema e la televisione non sono due mondi separati ma destinati a dialogare e a scambiarsi storie e personaggi". Probabilmente quando ha detto questa frase non aveva ancora visto quel che sta accadendo in tv oggi. Sky ha aperto nuove frontiere con questo progetto, unendo per la prima volta in Italia due universi distinti che raramente erano venuti a contatto.
E' un prodotto più vicino al cinema o alla televisione? Gabriele Salvatores: Quo Vadis, Baby? mostra come un racconto possa aprirsi in termini narrativi e di scrittura, come i tempi possano dilatarsi e divenire sovrapponibili, non soltanto più lunghi. Non è più cinema in senso stretto ma non è neanche la tv che conosciamo e siamo abituati a vedere. Se Angela (Baraldi, l'attrice protagonista ndr.) deciderà di fare un secondo film sempre con me, l'idea mi attira non poco, o di fare una qualsiasi altra cosa in futuro, dovrà ringraziare sì la popolarità conquistata col mio film, ma soprattutto questa fiction, che raggiungerà un pubblico assai più vasto di quello che ha seguito il film nelle sale. E' stata un'esperienza straordinaria per me, la ripeterei anche domani.
Cosa si ripromette di offrire 'Quo Vadis, Baby?' al pubblico televisivo in termini di novità? Gabriele Salvatores: Credo che la grossa novità di questo prodotto stia nei contenuti, soprattutto nei personaggi, assai diversi da quelli che di solito le fiction televisive propongono al grande pubblico. E poi lo stile, la grande attualità delle storie, l'ironia, lo humor nero e l'ambientazione profondamente noir, per non parlare della musica e delle scenografie che sono una parte importantissima di questa produzione.
Ci racconta questo suo nuovo ruolo di direttore artistico della serie? Gabriele Salvatores: Il mio compito è stato quello di far in modo che lo stile, le ambientazioni e le storie in generale fossero legate da un'imprescindibile uniformità visiva e che tutto non fosse troppo distante dal progetto originalmente concepito dalla scrittrice. Ho soltanto ideato un vestito ma chi l'ha cucito addosso ai personaggi e confezionato a dovere è stato Guido, il vero artefice di questa serie che ha eseguito alla perfezione quel che io avevo in mente mettendoci anche molto di suo.
Com'è stata la prima esperienza da regista di fiction per Guido Chiesa? Guido Chiesa: Ho ricevuto in consegna da Gabriele questo importantissimo testimone e devo ammettere che è stato molto divertente e stimolante per me cimentarmi in qualcosa di totalmente diverso dal solito. Tutti noi abbiamo dovuto adattarci alle esigenze del gruppo e maturare la flessibilità necessaria al raggiungimento del traguardo. Devo ammettere che all'inizio ero molto diffidente, avevo timore di lanciarmi in un progetto già ben definito e avviato senza poter dire la mia sulla sceneggiatura, poi ho accettato la sfida e mi sono lanciato.
Come si è trovato a lavorare con la produzione e con il cast tecnico a sua disposizione? Guido Chiesa: Da un lato avevo la Colorado Film che mi chiedeva di fare qualcosa di diverso dal film, di prendere in qualche modo le distanze dallo stile di Salvatores, dall'altra avevo Sky Cinema che mi incoraggiava e mi chiedeva di buttarmi nel progetto senza pensare troppo. E' stata un'esperienza importante per me, soprattutto quella di lavorare al fianco di musicisti bravissimi, attori e un direttore della fotografia (Roberto Forza, ndr.) che ha fatto un lavoro straordinario sapendo esattamente il risultato che intendevamo ottenere io e Gabriele. C'è stato un grande lavoro di squadra per tutti i sei mesi delle riprese e nei successivi cinque di montaggio.
Come mai la scelta di telecamere in HD per le riprese? Guido Chiesa: E' stata una proposta di Sky sin dall'inizio, che io ho accettato di buon grado vista la maneggevolezza e la leggerezza delle telecamere HD rispetto alle normali cineprese, e la quasi totalità di riprese effettuate con macchina a mano. La maggiore economicità dell'HD mi ha anche concesso l'uso di due macchine da presa anziché di una e la possibilità di acquistare cassette da 40 minuti a soli 40 euro.
Gli attori italiani delle fiction si lamentano spesso della mancanza di tempo che non permette di offrire un buon lavoro al pubblico, voi come avete risolto il problema? Guido Chiesa: Ho semplicemente eliminato carrelli, dolly e quant'altro, usando solo la camera a mano. Perfino le luci sono al minimo, ma quella è stata una scelta stilistica. Abbiamo scelto di dedicare tutto il tempo al prodotto finale, a quello che va sullo schermo e arriva allo spettatore, senza troppi fronzoli estetizzanti. Non ci sarà tutto questo, ma vi assicuro che ci abbiamo messo il cuore.
Com'è stato per Angela Baraldi ritrovare il personaggio del film che le ha regalato il successo? Angela Baraldi: Sapevo già prima di girare il film con Gabriele che ne sarebbe stata realizzata anche una fiction e dopo le riprese mi sono messa in attesa di essere richiamata. La serie tv sfrutterà il trampolino di lancio offerto dal film che è stato un background importante per me. Mi sono divertita molto a realizzare queste sei puntate che per me rappresentano un po' sei variazioni sul tema principale. Gabriele e Guido conoscono benissimo il linguaggio del rock e per questo mi sono trovata così bene a lavorare insieme a loro.
Quanto le assomiglia nella realtà il suo personaggio? Angela Baraldi: Come passioni, stile e gusti moltissimo. Lei, in più, ha un passato molto più doloroso del mio, da cui è rimasta sensibilmente segnata. Mi sento molto più ottimista di Giorgia, sia nei confronti delle persone che della vita. La considero una gran fortuna.