Certo che chi ha curato il lancio del film ispirato alla celeberrima canzone di Claudio Baglioni ha calcolato davvero tutto: Questo piccolo grande amore sarà nelle sale per San Valentino, pronto a far sognare gli adolescenti di oggi e volendo anche quelli che lo erano nei primi anni '70, periodo in cui è ambientata la storia.
Dopo gli ormai classici cine-panettoni alla Boldi & De Sica, il calendario delle festività da omaggiare attraverso prodotti cinematografici realizzati ad hoc sembra allungarsi. Questa, almeno, è la sensazione che trapela dopo aver ascoltato i produttori del film, che insieme al regista Riccardo Donna, allo sceneggiatore Ivan Cotroneo e a parte del cast (tra cui i protagonisti Emanuele Bosi e Maria P. Petruolo) hanno presenziato all'anteprima stampa del film, svoltasi il 9 febbraio in una enorme sala del cinema Adriano a Roma. Occorre magari confessare che gli sguardi di molti dei giornalisti presenti, al termine della proiezione, vagavano perplessi per la sala, esprimendo qualche scetticismo per il modo in cui quella che tempo fa venne decretata "canzone del secolo" è stata portata sullo schermo. Ma dal confronto tra gli addetti ai lavori e i realizzatori di questa pellicola, orientata a smuovere la vena sentimentale del pubblico giovane e non, sono comunque emerse indicazioni interessanti.
Nel film ci sono momenti che possono richiamare alla lontana Across the Universe. Era vostra intenzione omaggiare quella ed altre sofferte storie d'amore viste sul grande schermo, contestualizzando il tutto nell'atmosfera particolare degli anni '70?
Ivan Cotroneo: Per quanto riguarda Across the Universe c'è da dire che si tratta di un musical, con gli interpreti del film che cantano anche le canzoni. Ci possono essere analogie, ma qui abbiamo innanzitutto la trasposizione cinematografica di un concept/album, quello di Baglioni, che abbiamo tentato di rispettare il più possibile.
E può capitare che le canzoni di Baglioni, al pari di classici letterari come Romeo e Giulietta o Gente di Dublino di Joyce, alludano a grandi amori finiti male.
Emanuele Bosi: Noi in fin dei conti abbiamo rappresentato l'amore, le emozioni che esso comporta; si tratta di cose che non appartengono specificamente agli anni '70, sono universali e possono portare qualsiasi spettatore a identificarsi.
C'è però uno sfondo sociale riconoscibile, che coincide con gli anni della contestazione.
Come si è sviluppato invece il rapporto con Baglioni?
Riccardo Donna: Baglioni ci è stato accanto idealmente per tutto il tempo della lavorazione. Ovviamente ha anche visto Questo piccolo grande amore, dato che il ruolo da lui svolto era fondamentale: curandone le musiche ha lavorato in edizione con me, seguendone da vicino la crescita. Non solo si riconosce nel risultato, ma durante la realizzazione le sue raccomandazioni si sono limitate al tenersi aderenti il più possibile ai suoi ricordi di gioventù.
Come è arrivato a dirigere questo film e quale sarà il pubblico di riferimento?
Riccardo Donna: Ho impiegato una trentina di anni dedicandomi ad altro prima di sentirmi pronto per questo esordio cinematografico, ma alla fine ritengo che la televisione, dove ho quasi sempre lavorato, sia al contrario di quanto si sente in giro un'ottima palestra.Girare, anche per la tv, è come tenere allenato un muscolo, così passare al cinema si è rivelato più facile del previsto, ed anche esaltante per certi versi.
Giannandrea Pecorelli: Dalla mia posizione di produttore posso rispondere all'altra domanda sottolineando quanto sia importante puntare alla fetta di pubblico costituita dai più giovani, che sono poi i più assidui frequentatori delle sale cinematografiche. Fermo restando che Questo piccolo grande amore è un film per tutti, godibile a qualsiasi età.
Rispetto alle dichiarazioni rilasciate precedentemente da voi e da Baglioni sembra che ci sia un po' meno contesto, che la parte giocata sul parallelo tra scuola e caserma risulti sfumata.
Riccardo Donna: Credo che questa sia solo un'impressione. In taluni casi abbiamo volutamente filtrato episodi caratteristici di quel periodo, cercando di non proporne un'interpretazione del tutto realistica, come nel caso della manifestazione iniziale.
Pare che siano già in produzione altri titoli legati al mondo della musica, con brani come 'Emozioni' di Battisti e 'Margherita' di Cocciante in primo piano. Quanto ha sostenuto fattivamente Baglioni il progetto?
Giannandrea Pecorelli: Da parte mia ho sentito dire che anche Paolo Virzì sta prendendo in considerazione uno storico successo musicale per il prossimo film. Nel caso di Battisti non ci sarà stato nemmeno bisogno di interpellarlo per ottenere i diritti, immagino...
Tornando al nostro Baglioni, il film è solo una parte di un progetto multimediale che lo vedrà presto rieditare le canzoni di quel celebre album, con arrangiamenti nuovi, e pubblicare un romanzo dai toni autobiografici. In più è bellissimo che nel tour da lui intrapreso i concerti si svolgano già con alcune clip del film che mentre canta gli scorrono, esaltando i due protagonisti!
Per restare in tema, vorremmo chiedere alla protagonista come si è sentita ad indossare la ormai celebre "maglietta fina"...
Maria P. Petruolo: Oh, essere io ad indossare la maglietta fina della ragazza idealizzata da tutti gli italiani è stato un onore ma anche un onere, abbiamo riflettuto a lungo con l'aiuto della costumista su quale avrei indossato, optando poi per la massima semplicità. Sempre con la benedizione di Baglioni che capitava raramente sul set, ma non ha mai fatto mancare il suo appoggio, ed è stato molto carino con tutti noi!Quanto è stato importante l'elemento grafico nel film?
Riccardo Donna: Moltissimo! Per quanto riguarda la componente iconografica io sono partito dalla copertina storica dell'album e dai disegni che conteneva, per ottenere l'effetto voluto abbiamo cercato un disegnatore che fosse vicino a quel tratto, che era poi il tratto grafico tipico di quegli anni. Era importante che ciò avvenisse, perché come avete visto voi stessi ci sono scene importanti nel film in cui i disegni entrano in gioco.