Recensione Mi presenti i tuoi? (2004)

Uscito quattro anni dopo il successo di 'Ti presento i miei', questo sequel, che vede i tre protagonisti tornare nei rispettivi ruoli con l'aggiunta dell'accoppiata Hoffman-Streisand, mantiene le caratteristiche di base che avevano fatto la fortuna del film precedente.

Questo matrimonio s'ha da fare. Nonostante tutto.

Dopo essere riuscito, faticosamente e non senza esilaranti "intoppi", ad entrare nel "circolo della fiducia" del padre della sua fidanzata Pam (l'ex agente della CIA Jack Byrnes), l'infermiere Gaylord Focker può rilassarsi: la sua vita con Pam sembra scorrere tranquilla, e la data delle nozze è vicina. Prima della celebrazione di queste ultime, c'è tuttavia un piccolo ostacolo da superare: i coniugi Byrnes dovranno incontrare i Focker, durante un week-end nel quale, come è facile immaginare, non tutto andrà secondo i piani.

Uscito quattro anni dopo il grande successo internazionale di Ti presento i miei, questo sequel, che vede Ben Stiller, Teri Polo e Robert De Niro tornare nei rispettivi ruoli, mantiene le caratteristiche di base che avevano fatto la fortuna del film precedente, aggiungendo la coppia d'eccezione composta da Dustin Hoffman e Barbra Streisand, i simpatici e sgangherati ex-hippie genitori del protagonista. La sceneggiatura ripropone dunque le collaudate gag derivanti dallo scontro tra la mentalità "liberal" incarnata dal protagonista (e ancor più, in questo caso, dalla sua famiglia) e la chiusura culturale, volutamente ostentata, del vecchio Byrnes, "occhio" giudicante (non solo metaforico: si veda la sofisticata attrezzatura presente nella sua roulotte) sempre vigile e allerta. Una formula collaudata, dunque, di sicuro successo, che affida a un De Niro certo lontano dagli anni migliori, ma qui dotato di una buona dose di autoironia, il ruolo di amabile "antagonista", opponendogli, dall'altra parte, un Hoffman altrettanto in vena autodissacrante. Lo scontro, quindi, non è più solo generazionale (e, dati i due "mostri sacri" coinvolti, non si vede come potrebbe esserlo) ma innanzitutto di coordinate culturali e mentalità, esplicitato nelle simpatiche e a tratti irresistibili gag che oppongono le due famiglie (due sequenze per tutte: un esilarante pranzo in cui viene sfogliato l'album fotografico di famiglia dei Focker, con un "fuori programma" che farà inorridire Byrnes, e l'altrettanto divertente scontro tra i rispettivi animali, con l'aristogratico gatto dei Byrnes che si prende la rivincita di quanto subì nel film precedente, facendo finire il proletario cane dei Focker nel cesso della sofisticata roulotte di famiglia).
E' da segnalare anche una Streisand altrettanto simpatica, imprevedibile ed incontenibile sessuologa per anziani, che finirà per rappresentare, suo malgrado, l'anello di congiunzione che porterà alla prevedibile riappacificazione tra le famiglie belligeranti.

A una sceneggiatura che risulta dunque funzionale al suo scopo, non brillando certo per originalità o sofisticatezza ma dispensando comunque momenti di divertimento in modo intelligente, si aggiunge una regia altrettanto sicura, che non abbassa mai il ritmo comico e si affida soprattutto alla simpatia dei protagonisti, guidati da uno Stiller che sembra ben felice di essersi ripreso un ruolo che è stato tra i più fortunati della sua carriera. Da segnalare anche i titoli di coda, che, invece dei consueti (e ormai poco credibili) ciak sbagliati offerti da tante altre commedie, mostrano una divertente "coda" della vicenda, al termine di due ore di puro intrattenimento che sicuramente faranno felice il (consistente) pubblico che già apprezzò il fortunato predecessore.

Movieplayer.it

3.0/5