È come unire un mix di recensioni insieme, scrivere la recensione di Queens, il nuovo musical drama dal 19 gennaio 2022 su Star di Disney+. Questo perché la serie sembra voler prendere gli affezionati spettatori di Nashville, una delle hit passate del canale di proprietà Disney, passando però dal country all'hip hop e tornando a una dimensione familiare del racconto, senza rinunciare all'elemento esagerato, a quello soap e addirittura a un pizzico di thriller.
Regine
Queens come da titolo vuole riportare quattro quarantenni ai fasti di vent'anni prima, quando nel 1999 salirono sulla cresta dell'onda grazie a un singolo e a un videoclip subito hit in vetta alle classifiche ma, come spesso accade, non andarono oltre quel successo, anche per presunte rivalità interne, implodendo in diretta durante un concerto. L'incipit nasce da un pretesto narrativo un po' ballerino (per usare un termine a tema) ovvero l'anniversario della suddetta hit passata in radio che fa richiedere a gran voce il ritorno delle Nasty Bitches (questo il nome della girl band) e il produttore che subito si attiva per creare la reunion in occasione dei BET Awards, il più importante premio dell'entertainment black al mondo. Oggi però le quattro - interpretate anche da star della musica come Brandy - sono madri, mogli, donne che non si parlano da anni e la cui vita ha preso una piega decisamente diversa.
Brianna "Professor Sex" (Eve J. Cooper) è la più materna del gruppo dopo essere stata la più folle da giovane, madre di ben cinque figli e moglie di un uomo rimasto senza lavoro che è in attesa dei risultati di una TAC. Jill "Da Thrill" (Naturi Naughton) è sempre stata la credente delle quattro ma ha abbracciato ancora di più la religione dopo aver lasciato la musica ed essersi ripulita dalla droga. Naomi "Xplicit Lyrics" (Brandy Norwood appunto) è l'unica che ha provato a continuare la carriera musicale, passando però al lato country a Nashville essendo una cantautrice, abbandonando da piccola la figlia Jojo, ora ventenne ed estraniata dalla madre, ma non riuscendo comunque a sfondare. Chiude il poker canterino Valeria "Butter Pecan" (Nadine Velazquez, la Catalina di My Name is Earl), la latina del gruppo e quella arrivata in un secondo momento portando scompiglio e facendo fare loro il salto di qualità. Valeria, oggi giornalista fallita, però è anche la causa della loro rottura per un triangolo amoroso (mai sopito) con il loro manager Eric (Taylor Selé) e Naomi, che vent'anni dopo sembra non essersi dimenticata di quel torto. Ora Eric e Valeria sono i primi a battersi per ricomporre la squadra per farsi perdonare, cercando di convincere le altre che questa fantomatica reunion valga la pena. Che apre un discorso più ampio in un'epoca così piena di revival, sequel e spin-off.
Le 15 migliori serie tv musicali da vedere
Ritornare al top
L'obiettivo delle quattro donne, che a quarant'anni in un genere come l'hip hop vengono viste come artiste che non hanno più niente da dire, è una sorta di rivalsa, come dirà nel pilot il personaggio di Bree, di dimostrare a se stesse e ai propri cari che possono avere una seconda occasione e ritrovare la propria amicizia perduta, che a quanto pare era l'elemento più importante di quell'avventura, complice la maturità raggiunta oggi. Un episodio pilota infarcito di così tanti sottogeneri e storyline, forse troppi, così come accade nel secondo episodio, in cui addirittura abbiamo a che fare con un elemento thriller che va a colorare di nero questa storia dalle tinte soap, com'è caratteristica del canale. C'è l'amicizia fra donne che dovrebbe essere sopra tutto il resto, le rivalità, l'esagerazione tipica del mondo hip hop e della comunità black canterina, come avevamo già visto in Empire della FOX.
Qui però l'obiettivo finale non è quello di un nucleo familiare à là Succession come in Empire, ma una famiglia di amici oltre a quelle delle rispettive protagoniste coi propri figli e compagni, un intento accomodante e conciliante insomma. Con una regia da videoclip, che passa velocemente (forse anche troppo) da una sequenza all'altra cercando di tenere alto il ritmo della storia raccontata. Ovviamente per riportare le Nasty Bitches al top ci vuole un volto giovane dell'hip hop anni 2020 e quindi ecco lo scontro generazionale proprio come in Nashville con "Lil Muffin" (Pepi Sonuga), una ragazza che proprio come Juliette Barnes rischia di venire sopraffatta dalla propria notorietà, coi produttori maschi che non sono interessanti alla persona ma al brand. Ben lontana dalle atmosfere di Atlanta, dove non succede nulla eppure succede tutto, ma Queens si dimostra un prodotto generalista che punta soprattutto all'intrattenimento e al sorprendere continuamente lo spettatore.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Queens ribadendo come la nuova serie punti più all’intrattenimento che alla riflessione, forse mettendo troppe carte nel suo poker d’assi tra storyline, tematiche e sottogeneri. Fa il verso all’esagerazione tipica del genere hip hop, diverte pur nella sua esasperata caratterizzazione dei personaggi e nello sviluppo delle storie e dei rapporti fra le protagoniste, che un attimo prima si odiano e poi sono amiche come prima. Ma questo è l’hip hop, bellezza, e queste sono le Nasty Bitches.
Perché ci piace
- L’aspetto visivo esagerato e da videoclip della serie, che fa il verso al mondo dell’hip hop
- Quattro protagoniste forti e determinate e una storia di rilancio a quarant’anni…
Cosa non va
- …nonostante il pretesto iniziale non del tutto convincente
- La commistione di troppi elementi nel groviglio della trama, tra storyline tematiche e sottogeneri
- Il cambio repentino di comportamento dei personaggi, in primis l’amicizia fra le protagoniste