"Io ti ho conosciuto... tu non sei un fico." "Lo so. Anche quando mi sentivo fico, sapevo di non esserlo." "Perché noi non lo siamo. E mentre le donne saranno sempre un problema per quelli come noi, nel mondo la vera arte ruota intorno a questo problema. Cioè, i belli non hanno spina dorsale: la loro arte svanisce. Loro rimorchiano, ma i più forti siamo noi."
Nelle parole che il critico Lester Bangs, una delle figure di riferimento del giornalismo musicale degli anni Settanta, rivolge al quindicenne William Miller, alle prese con il suo primo incarico per la rivista Rolling Stone, si riflette uno dei temi al cuore di Quasi famosi: la ricerca di se stessi, del proprio posto nel mondo, intrecciata all'eterna sfida con un senso di insicurezza che costituisce la chiave per cogliere il senso profondo dell'arte. Come aggiungerà Lester subito dopo, dall'altro capo del telefono: "L'unica moneta valida in questo mondo in bancarotta è ciò che scambi con un altro quando sei uno sfigato". E sentirsi uno sfigato, per William, è la componente più difficile, ma tuttavia fondamentale, di un percorso di formazione che ha come sfondo il periodo più entusiasmante nella storia della musica rock.
Quasi famosi, che debuttava negli Stati Uniti il 22 settembre 2000, è il risultato dello straordinario connubio fra questi due elementi: un memoriale autobiografico del regista e sceneggiatore Cameron Crowe, che a soli quindici anni era diventato il più giovane redattore di Rolling Stone, e un'appassionata elegia della gloriosa stagione del rock degli anni Sessanta e Settanta. "La guerra è finita, hanno vinto loro: distruggeranno il rock e soffocheranno tutto quello che amiamo di più", è la rassegnata profezia di Lester Bangs, a cui presta il volto un magnifico Philip Seymour Hoffman; eppure nel 1973, l'anno di ambientazione del film, il rock appare più vivo che mai, ancora aperto a un ventaglio di infinite possibilità.
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E tali possibilità sono incarnate da una fittizia rockband chiamata Stillwater, apripista per i Black Sabbath e con un seguito crescente di fan, giunta finalmente (forse) alle soglie della celebrità: una "promessa di grandezza" a cui Cameron Crowe allude fin dal titolo dell'opera che, in quasi quarant'anni di carriera nel cinema, rappresenta il suo capolavoro, nonché un ideale punto d'arrivo della prima metà della sua produzione. Autore, negli anni Ottanta, dei copioni di due commedie adolescenziali scandite da ricchissime soundtrack (Fuori di testa di Amy Heckerling e The Wild Life di Art Linson), Crowe si era cimentato con il modello del coming of age anche per le sue prime due prove da regista: Non per soldi... ma per amore del 1989 e Singles - L'amore è un gioco del 1992.
Quasi famosi arriva a quattro anni di distanza dal gigantesco successo di Jerry Maguire, ricostruendo le prime esperienze di un giovanissimo Cameron Crowe in qualità di critico musicale e il suo viaggio on the road per un reportage su un tour della Allman Brothers Band. Il film vince due Golden Globe, come miglior commedia dell'anno e per la miglior attrice supporter alla ventunenne Kate Hudson, mentre Crowe ottiene il premio Oscar e il BAFTA Award per la miglior sceneggiatura originale; e sebbene gli incassi al di fuori degli USA si rivelino inferiori alle previsioni, l'amore del pubblico farà guadagnare a Quasi famosi una reputazione da autentico cult movie, rendendo progressivamente giustizia a una delle pellicole più intense e coinvolgenti di inizio millennio.
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"Ascolta Tommy con una candela accesa..."
Tale capacità di coinvolgimento è legata a diversi fattori: dalla vividezza con cui Cameron Crowe rievoca la California degli anni Settanta, in un perfetto amalgama fra realismo e nostalgia, alla natura personalissima di un racconto dotato della limpidità cristallina di un classico (Crowe, non a caso, ha studiato alla 'scuola' di Billy Wilder). Quasi famosi, del resto, aderisce in tutto e per tutto alla prospettiva del suo alter ego, William Miller, interpretato nel prologo da Michael Angarano e in seguito dall'esordiente Patrick Fugit, una scelta di casting assolutamente perfetta: nell'intraprendenza del ragazzo, venata di tenera goffaggine, ma accompagnata anche da un romantico idealismo, Crowe suggella infatti la curiosità e la meraviglia verso un mondo tutto da scoprire.
Perché l'avventura di William in compagnia degli Stillwater corrisponde alla parabola di qualunque teenager che si affacci per la prima volta alla vita adulta, aggrappato alle proprie passioni più profonde. E la passione, in Quasi famosi, è la musica: la musica che "ti darà la libertà", come sussurra all'undicenne William la sorella maggiore Anita (Zooey Deschanel), mentre dà addio alla casa materna sulle note di America di Simon & Garfunkel. Sono i vinili nascosti in una borsa sotto il letto, che William contempla e accarezza con sacrale riverenza. È il biglietto lasciato dalla sorella dentro un LP degli Who: "Ascolta Tommy con una candela accesa e vedrai davanti a te il tuo futuro". Sono la melodia dolcissima di Tiny Dancer e i versi di Elton John cantati in coro in una sequenza da pelle d'oca.
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Il racconto di formazione di William
Perché pochi altri film hanno saputo far leva sulle suggestioni della musica rock, sia per restituire lo spirito dell'epoca, sia in qualità di veicolo emotivo, con la forza e l'efficacia di Quasi famosi: se America e Tiny Dancer si attestano fra i momenti musicali più memorabili, la ricchissima soundtrack include anche Who, Stooges, Black Sabbath, Jethro Tull, Yes, Beach Boys, Joni Mitchell, Rod Stewart, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Neil Young, Fleetwood Mac, Deep Purple, Steely Dan, Jimi Hendrix, David Bowie, Cat Stevens, Stevie Wonder e Led Zeppelin, che eccezionalmente hanno concesso l'utilizzo di ben quattro loro canzoni. Un caleidoscopico juke-box che accompagnerà William da una città all'altra della West Coast, fra sale concerti, pullman, camere d'albergo e party più o meno 'selvaggi'.
Ma Cameron Crowe non indugia mai nei cliché del maledettismo delle rockstar, che tratta anzi con ironica leggerezza: dall'ossessivo mantra "Niente droghe!" ripetuto dalla madre di William, Elaine, docente anticonformista a cui dà vita una strepitosa Frances McDormand, alle velleità di trasgressione di Russell Hammond, il carismatico chitarrista degli Stillwater, che si imbuca ad una festa di teenager e si tuffa dal tetto al grido di "Sono un dio dorato!". Elaine e Russell, interpretato da Billy Crudup, costituiscono non a caso i due diversi poli nella vita di William: la rassicurante routine familiare e l'ebrezza degli eccessi e delle nuove esperienze. Poli opposti, ma tutto sommato non del tutto inconciliabili, come dimostra il dialogo telefonico in cui l'inossidabile Elaine esorta Russell a "fare del proprio meglio" e a non tradire le aspettative di suo figlio.
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Che cosa ci piace della musica?
Sono due esempi della splendida galleria di personaggi che popolano il film, tutti dipinti da Crowe con un tale senso di prossimità ed empatia da renderli tasselli essenziali nel percorso del protagonista: a partire dai suoi 'mentori', la sorella Anita e l'eccentrico Lester Bangs, all'irresistibile Penny Lane di Kate Hudson, la groupie affascinante e misteriosa che prenderà William sotto la propria ala protettrice, premurandosi di ricordargli "Tu sei a casa". E che, a dispetto della sua apparente refrattarietà ai legami, finirà per farsi spezzare il cuore da Russell, contribuendo però ad aprire un nuovo orizzonte nell'universo sentimentale di William: quello dei colpi di fulmine e delle prime delusioni, ma pure del senso più intimo e vero dell'amicizia.
Ed è forse questa la lezione più importante che il ragazzo riporterà a casa con sé, in un commovente epilogo in cui l'amarezza della disillusione sarà lenita da una rinnovata fiducia negli esseri umani e nel potere salvifico della musica. "Che cosa ti piace della musica?", torna a chiedere William a Russell subito prima dei titoli di coda, ma la risposta ce l'abbiamo già lì davanti agli occhi: un adolescente qualunque seduto sul suo letto, in una camera tappezzata di poster, impegnato a condividere con una delle sue rockstar preferite la loro più grande passione.
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