Quando la fantasia supera la realtà
Il più grande difetto di questo Final Fantasy è quello di aver infranto, per primo, il tabù degli attori digitali.
Non che questo fosse il vero scopo di Hironobu Sakaguchi, regista e produttore della pellicola nonchè ideatore della celebre saga di videogames, ma era inevitabile che un film completamente in digitale, con attori tanto realistici da sembrare veri, facesse parlare di sé, nel bene e nel male. Il bene è che questo film fa fare un grande passo in avanti, se non un balzo, al campo della computer grafica e non soltanto dal punto di vista tecnico ma soprattutto a livello socio-culturale.
Le immagini di questo film e, soprattutto, della sua eroina sono state sfoggiate su riviste e quotidiani di ogni genere, catturando l'interesse non solo della critica specializzata, ma anche di coloro che sono solitamente a digiuno di queste meraviglie tecnologiche. Questo però ha portato un interesse eccessivo nei confronti della realizzazione degli attori del film, con conseguenti critiche eccessive e banali del tipo "ma si vede che è finto" oppure "non riusciranno mai a sostituire un Robert De Niro".
Tutta la realizzazione tecnica è, in realtà, prodigiosa e rappresenta al momento lo stato dell'arte per quanto riguarda la grafica 3d. Il personaggio principale è semplicemente perfetto, anche se, mettiamo le cose bene in chiaro, ancora molto lontano come incisività dagli attori "tradizionali", e denota una cura dei particolari stupefacente: l'espressività del viso volutamente non perfetto e il sintono con il doppiaggio non fanno altro che rendere il personaggio vero, non reale ma vero. Stessa cosa si può dire per un altro personaggio di rilievo, il Dr. Sid, altrettanto stupefacente, anche se in maniera meno evidente.
Tutti gli altri personaggi, pur rimanendo su ottimi livelli, dimostrano una minore cura e attenzione, difetto già presente in Shrek altro capolavoro digitale, ma d'altronde avere decine di personaggi tutti ad altissimo livello avrebbe reso la realizzazione impossibile. Gli ambienti sono ancora più straordinari e dimostrano che, oltre ad una tecnica realizzativa eccezionale, c'è anche uno studio di progettazione ed ideazione non indifferente.
Ma allora cosa c'è che non va in questo film? Quali sono gli elementi che hanno portato questo film ad essere un flop di dimensioni titaniche, tanto da spingere Sakaguchi e il resto della neonata Square Pictures ad annunciare un così breve ritiro dalle scene?
Come dicevamo all'inizio, il problema è proprio in questa perfezione tecnologica, che probabilmente ha impegnato talmente tanto la produzione da sottovalutare aspetti fondamentali quali trama, introspezione psicologica dei personaggi e atmosfere, il che è particolarmente strano se consideriamo che sono proprio questi tre i punti di forza fondamentali della saga videoludica, che, da sempre, rappresenta nel mondo dei videogiochi il maggior punto di contatto con il cinema. E a dirla tutta, l'unico elemento in comune con i videogiochi è proprio il titolo, visto che mancano proprio l'atmosfera epica che ha fatto grande la saga e la celebre ambientazione a cavallo tra tecnologia e fantasy medioevale: il film invece si "accontenta" di un futuro post apocalittico che, nonostante l'ottimo effetto visuale, sa di già visto. Rimangono i temi di base presenti in ogni episodio della saga, ovvero una visione spirituale e "new-age" dell'anima, il tragico sacrificio finale da parte dell'eroe e conseguente rinascita della natura e del mondo che ci circonda, ma il risultato è molto differente, visto che mancano quasi del tutto tensione narrativa e coinvolgimento da parte dello spettatore.
Un film bello senz'anima, che verrà ricordato a lungo come primo esempio di un cinema tanto affascinante quanto discusso e che per questo si è trovato costretto ad interpretare il ruolo di martire, proprio come quello del suo protagonista maschile.
Movieplayer.it
3.0/5