"Il padrone di casa presentava un aspetto sorprendente. Il suo abito, sporco e impolverato, aveva le maniche imbrattate di verde; i capelli impolverati mi parvero più grigi del solito, probabilmente a cagione della polvere e del sudiciume; ma forse erano effettivamente più bianchi. Sul volto di un pallore spettrale spiccava un taglio che gli alterava la linea del mento, un taglio cicatrizzato da poco; l'espressione selvaggia e tesa dei suoi occhi rivelava un'intensa sofferenza". (La macchina del tempo - H.G. Wells)
Non sempre i viaggiatori nel tempo si riducono come lo scienziato protagonista del romanzo seminale di H.G. Wells La macchina del tempo, una delle prime opere in cui compare l'invenzione meccanica che permettere di spostarsi nel passato e nel futuro (nel tempo, ma non nello spazio), ma la sfida alle leggi fisiche e logiche non è l'unico problema da risolvere. In Looper, brillante thriller firmato da Rian Johnson, i viaggi nel tempo divengono il modo più sicuro e pulito usato dai criminali per disfarsi dei loro nemici. Basta spedirli nel passato dove li attende un 'looper', un cecchino pronto a freddarli per poi sbarazzarsi del corpo. E dato che si tratta di trent'anni prima rintracciare il cadavere non sarà tanto semplice. Il film ha il merito di riportare all'attenzione del pubblico uno dei temi più amati dalla fantascienza, declinati nelle varianti possibili e immaginabili grazie alla fantasia di romanzieri e registi. Oltre a citare a piene mani classici come L'esercito delle dodici scimmie e Terminator, Looper ha il vantaggio di avere come interprete una citazione vivente, quel Bruce Willis che, con diciassette anni e diversi film in meno, era già stato inviato nel passato da Terry Gilliam per un'altra missione mortale.
Ne L'esercito delle dodici scimmie il suo detenuto, ritenuto 'sacrificabile' dal governo, riceve la grazia a patto che si rechi nel passato per scoprire quale è stata la causa del virus che ha decimato la popolazione mondiale. In questo caso il viaggio nel passato non ha una funzione fattiva. Il detenuto James Cole non è chiamato a cambiare la storia, agendo così sul passato, ma solo a identificare l'origine della catastrofe per modificare il presente (cioè il futuro) e favorire la rinascita dell'umanità. Che poi quest'umanità violenta, consumista, irrispettosa dell'universo naturale che la circonda meriti la salvezza o la punizione dell'esercito delle dodici scimmie è un'altra storia. L'afflato filosofico-ecologista contenuto nel film di Terry Gilliam è offuscato dalla complessità strutturale del film che, lungi dal fornire risposte certe, scombina le carte in tavola mescolando piani temporali e ontologici. Esiste davvero l'esercito delle dodici scimmie o è una produzione della mente deviata del folle Brad Pitt, suggerita dall'incontro con Cole? Quale è il significato della visione ricorrente che tormenta Cole, quella di se stesso bambino che vede uccidere un uomo davanti ai suoi occhi nella hall di un aeroporto? Ricordo del passato, premonizione o entrambi? Se fornire una spiegazione univoca sul significato del film è complicato, più sicure sono le fonti a cui Gilliam attinge: lo sperimentale La jetée di Chris Marker e il sofisticato rompicapo hitchockiano La donna che visse due volte. Chissà, forse il suo invito a riscoprire i capisaldi del passato potrebbe aiutarci a comprendere meglio il futuro. La teoria della relatività ristretta di Einstein ammette la possibilità del viaggio nel futuro chiamando in causa corpi che viaggiano alla velocità della luce, mentre il viaggio nel passato non è plausibile per i numerosi paradossi che genererebbe. La saga più famosa sul tema, la mitica trilogia di Ritorno al futuro firmata da Robert Zemeckis, esplora la gamma delle possibilità piegando i siffatti paradossi a scopo narrativo con esito brillante. Nel primo capitolo l'adolescente frustrato Marty McFly si reca nel passato, nel secondo esplora il futuro e nel terzo finisce addirittura nel selvaggio West. Marty viene messo in guardia da Doc sul rischio di incontrare se stesso, cosa che puntualmente accade in Ritorno al futuro parte II. La questione non rappresenta un problema per Rian Johnson, visto che in Looper una delle sequenze chiave del film è proprio il lungo dialogo nella tavola calda tra Bruce Willis e Joseph Gordon-Levitt, la sua versione giovane opportunamente truccata per assomigliargli il più possibile. Tutto bene, se non fosse che il looper giovane è fermamente intenzionato a eliminare il suo doppio anziano per non perdere il lavoro e, soprattutto, la vita. Per Marty McFly la questione è un po' più delicata. Dopo essere approdato nel 1955, nel giorno esatto in cui Doc ha l'intuizione per inventare la macchina del tempo modificando la mitica DeLorean DMC-12 (dai tempi del macchinario in nichel, avorio e quarzo di H.G. Welles ne è passata di acqua sotto i ponti), Marty dovrà svicolare dalla corte della madre adolescente per evitare di cadere nell'incesto provocando la sua mancata nascita. Questo è il celebre 'paradosso del nonno' di Barjavel, principale rischio dei viaggi nel passato. Immaginate di tornare indietro nel tempo, incontrare vostro nonno e ucciderlo prima che incontri vostra nonna. A quel punto voi non potreste più nascere né tornare indietro nel tempo. Quindi avete viaggiato nel tempo o no? E' utile visitare il passato per cercare di modificarlo? Pur rivivendo la propria giovinezza, Peggy Sue sceglierà di sposare sempre lo stesso uomo, in Ricomincio da capo Bill Murray sperimenterà all'infinito le stranezze del Giorno della Marmotta mentre in Source Code Jake Gyllenhaal continuerà a esplodere su un treno diretto a Chicago. Modificare il corso degli eventi è più difficile di quel che sembra, ma si può trarre qualche buon insegnamento. Ce lo dimostrano ancora Bill Murray nell'esilarante S.O.S. Fantasmi (anche se in quel caso il merito è di un certo Charles Dickens) e i quattro scapestrati quarantenni capitanati da in John Cusack in Un tuffo nel passato. La loro macchina del tempo, però, è una vasca a idromassaggio nella stanza di un resort montano... il che ci fornisce materiale su cui riflettere. In realtà sembra che per fare una capatina nel Medioevo sia sufficiente smarrirsi nella campagna toscana. E' accaduto a Roberto Benigni e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, piccolo capolavoro italiano di comicità dove i due attori, capitati non si sa come nell'immaginaria Frittole a ridosso della partenza di Colombo per le Indie, tentano in tutti i modi di fermare la spedizione per impedire la scoperta dell'America. In una scena Troisi si attribuisce con noncuranza il merito della composizione di Yesterday di John Lennon. Chissà se la celebre melodia, tramandandosi di padre in figlio da Frittole a Liverpool, cinquecento anni dopo non sia giunta in qualche modo all'orecchio di Lennon. Innocua gag comica o paradosso (ontologico) temporale? Sta di fatto che in Ritorno al futuro accade qualcosa di molto simile. Quando Marty sale sul palco per suonare la chitarra al ballo scolastico si esibisce nel classico Johnny B. Goode accompagnato dalla band di Marvin Berry, cugino di Chuck Berry. Marvin coglie la palla al balzo e chiama il cugino per fargli sentire lo strepitoso sound che lo 'ispirerà' per il suo brano più celebre. In Terminator, James Cameron fa un uso molto meno scanzonato dei viaggi nel tempo. In un futuro post-apocalittico dominato dall'oscuro Skynet un sofisticato cyborg viene inviato nel passato per uccidere Sarah Connor, madre del futuro capo della resistenza John Connor, il quale invia a sua volta un volontario per proteggere la donna. Quest'ultimo non solo la metterà in guardia, fornendole informazioni che successivamente lei trasmetterà al figlio, ma si innamorerà di lei aiutandola a concepire John Connor. Ma se il ribelle è stato inviato indietro nel tempo da John Connor come può esserne il padre? Alla fine del film il messaggero del futuro non scamperà alla furia di Terminator e la povera Sarah Connor diventerà una madre single creduta pazza da molti. Amore e viaggi nel tempo non sempre sono un granché come abbinamento. Ne sa qualcosa Rachel McAdams, protagonista di Un amore all'improvviso. Nel film, tratto dal romanzo di Audrey Niffenegger La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, la donna si innamora di un uomo affetto da un disordine genetico a causa del quale, all'improvviso, viene scaraventato in epoche lontane per lunghi periodi di tempo. Quando si dice un marito assente... Non va meglio a Sandra Bullock che, in La casa sul lago del tempo, si innamora del bel Keanu Reeves senza sapere che lui è morto due anni prima. Per fortuna a dimostrare che anche le divergenze causate da epoche diverse si possono superare ci pensano i protagonisti di Kate & Leopold Hugh Jackman e Meg Ryan. Parlando di visioni ricorrenti, cosa vi ricorda un grosso e minaccioso coniglio nero di nome Frank? Per trovare un senso a Donnie Darko, sconvolgente opera prima di Richard Kelly che purtroppo, dopo quel brillante esordio, si è perso per strada, occorre scomodare altre teorie scientifiche come la teoria delle stringhe e quella degli universi tangenti. Anche se non troverete in biblioteca La filosofia del viaggio nel tempo di Roberta Sparrow, saggio fictional scritto dall'eccentrica vicina di casa di Donnie, è comunque affascinante provare a capire cosa sta dietro l'intricata pellicola che mescola viaggi nel tempo, allucinazioni, predestinazione, politica e un caustico spaccato sociale della provincia americana che non lascia ben sperare. A inizio film Frank appare a Donnie convincendolo ad abbandonare il suo letto. Poco dopo il ragazzo si risveglia in un campo da golf. Nel frattempo il motore di un aereo si stacca e cade dal cielo piombando sulla sua stanza. Dal giorno dell'incredibile incidente, la vita di Donnie prende una piega sempre più strana e il ragazzo comincia a prestare attenzione agli inquietanti segni che gli si presentano e alle apparizioni sempre più frequenti di Frank. Ad Halloween la sua ragazza muore investita da un uomo travestito da coniglio nero, ma in un altro universo la giovane è viva e non ha mai incontrato Donnie. O invece sì? Come possiamo evincere da questa breve carrellata non sempre è facile interpretare la realtà che ci circonda. Ne Il pianeta delle scimmie l'astronauta Charlton Heston è convinto di essere stato catapultato in un lontano corpo celeste dominato dalle scimmie, ma nello sconvolgente finale - che contiene uno dei più celebri colpi di scena della storia del cinema - scoprirà di aver fatto un balzo avanti nel tempo senza essersi mai allontanato dalla Terra. E noi siamo proprio sicuri di essere dove pensiamo di essere in questo preciso istante?