Era solo una questione di tempo prima che una delle più controverse e complesse teorie complottiste degli ultimi anni diventasse oggetto di un documentario: QAnon è il termine che indica il movimento guidato da un individuo misterioso - un'entità effimera mai identificata, magari un gruppo di persone - che, con una serie di "drop" (dei post spesso corredati da foto) apparsi in diversi forum ha radunato attorno a sé un foltissimo numero di seguaci. Ma in cosa credono i membri di questo autoproclamatosi "esercito di patrioti"? Difficile riassumere in poche righe, ma le loro teorie ruotano principalmente attorno alla convinzione che esista un "Deep State" governato da poteri occulti, reo di aver creato una rete di pedofilia a livello globale, praticare rituali oscuri (in cui entrano sempre i bambini), il cui obiettivo - che non è chiaro se sia già stato raggiunto o meno - è ovviamente il dominio globale. Gli attivisti di QAnon hanno come unico scopo quello di smantellare questo cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale", e proprio a questo tentativo si può far risalire l'Assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso, in cui centinaia di individui - supporter del presidente uscente Donald Trump - si sono presentati con addosso magliette con gli slogan del movimento e la grande Q che lo simboleggia, rimanendo impressi nella memoria collettiva. In questa recensione di QAnon - L'occhio del ciclone, docuserie prodotta da HBO e diretta da Cullen Hoback (da stasera in sei puntate su Sky Documentaries), vedremo come il mondo di QAnon sia così vasto e intricato che un prodotto di approfondimento, per rendergli "giustizia" e per cercare di raccontarlo al pubblico, dovrà partire dalle sue radici, spiegando prima di tutto il contesto in cui ha avuto origine.
Una scelta necessaria se la completezza è giustamente il primo obiettivo di un documentario, potrebbe scontentare però quegli spettatori che si aspettavano un tuffo nelle profondità più assurde del movimento fin dai primi episodi. Degli accenni alle assurde credenze dei membri di QAnon ci sono (Hilary Clinton presunta pedofila e il fantomatico "Pizzagate" vengono citati più volte), ma nei primi due episodi che abbiamo visto in anteprima si parla principalmente dei forum in cui Q ha postato i suoi drop, 4chan ed 8chan, e come vi si sia creato un ambiente fertile per far proliferare questo genere di complottismo.
4chan ed 8chan
I primi episodi di QAnon - L'occhio del ciclone sono incentrati, come dicevamo, su 4chan ed 8chan, due siti web imageboard che ospitano forum sugli argomenti più disparati e controversi (visitarli, ci viene più volte detto nel corso del documentario, non è per deboli di cuore). Dai primi drop su 4chan, dopo l'imposizione di certe restrizione sui contenuti dei forum, Q si è spostato su 8chan (cambiando anche diversi forum al suo interno), dove trova un ambiente che gli lascia una libertà d'espressione più ampia. La libertà d'espressione è proprio il punto su cui i proprietari e i gestori di 8chan - Jim Watkins, suo figlio Ron, e Fredrick Brennan - si soffermano di più quando vengono intervistati: i grandi valori americani che permettono a tutti di dire quello che vogliono, come e quando vogliono, vanno difesi fino in fondo. Anche se per gestire un accumulatore di teorie, razzismo, contenuti sessuali (spesso con minorenni) come 8chan ci vogliano senza dubbio stomaci forti. Ma è una libertà che, a parer loro, va difesa a tutti i costi.
Già solo questi primi due episodi, in cui le interviste ai proprietari dei siti ma anche a molti membri del movimento si susseguono, ci trascinano in una spirale di affermazioni assurde, una realtà parallela in cui una donna afferma che se la Terra fosse piatta per lei non sarebbe chissà che scoperta, visto che ora sa che i politici liberali statunitensi mangiano i bambini. Gli stessi gestori del sito, che non si espongono mai del tutto e non ci confermano di essere seguaci di Q (di Trump sì, però) ci accompagnano alla scoperta di un mondo in cui il confine tra credibile ed assolutamente assurdo si fa sempre più labile.
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I primi due episodi
Avendo visto solo i primi due episodi di questo documentario non possiamo esprimerci in una valutazione generale, possiamo però affermare come ci sia sembrato estremamente ben realizzato ed intrigante. Siamo convinti che i prossimi 4 episodi - sono sei in totale - approfondiranno maggiormente le credenze dei membri di QAnon, magari esplorando il legame con la politica di Trump (che ha in più occasioni ammiccato a un vincolo con il gruppo), o con la recente emergenza sanitaria. E noi non vediamo l'ora di rituffarci in questo folle viaggio alla scoperta di un movimento che paia raduni milioni di persone. La speranza è però che si dia più spazio a voci esterne al movimento - magari qualcuno che ne sia uscito, se sia mai accaduto, pentendosene - per poter analizzare QAnon anche da una prospettiva obiettiva e razionale. Non sia mai che arrivati alla sesta puntata riescano a convincere anche noi.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di QAnon – L’occhio del ciclone sottolineando come si tratti di un documentario bel realizzato, ricco di testimonianze ed interviste interessanti. I primi due episodi che abbiamo visto in anteprima fanno la scelta di esplorare lo origini del movimento, rendendo la narrazione più completa e coinvolgente.
Perché ci piace
- La ricchezza di testimonianze.
- La scelta di approfondire le radici del movimento.
- Il documentario è ben montato e sviluppato con coerenza, facile da seguire anche se non si sa nulla del tema su cui è incentrato.
Cosa non va
- Alcuni spettatori potrebbero rimanere scontenti che fin da subito non ci si tuffa nelle credenze più assurde di QAnon, ma si scava nel contesto in cui il movimento è nato.