È iniziato nel 2014 il cammino del ciclo Purché finisca bene, realizzato da Pepito Produzioni con Rai Fiction e ora arricchito da due nuovi film che vanno ad aggiungersi agli undici già prodotti nel corso degli anni, per quella che è "l'unica collection di commedie all'interno della programmazione fiction", come spiegato dalla produttrice Marta Aceto. Il primo di questi è Digitare il codice segreto, in onda su Rai 1 il 12 ottobre in attesa di Tutta colpa della Fata Morgana previsto la settimana successiva, un nuovo titolo diretto da Fabrizio Costa e interpretato da Neri Marcorè, Valeria Bilello, Gabriele Cirilli, Pia Lanciotti e Paola Minaccioni. E proprio da loro, dai protagonisti, ci siamo fatti raccontare il progetto.
Crepi l'avarizia
Motore della storia è il dott. Alberico Ferretti, psicologo e autore del best-seller Digitare il codice segreto che dà il titolo alla fiction, un manuale per curare l'avarizia che ha riscosso grande successo. Quello che il pubblico non sa è che l'autore è a sua volta un tirchio senza speranza, che deve stare attento a non far venire alla luce il suo segreto, un pericolo ancor più concreto con la visibilità ricevuta dall'aver salvato in diretta una donna che minacciava il suicidio. Approfitta dell'ospitalità della Contessa Vannini, o potremmo dire che la scrocca, per sfuggire all'attenzione dei curiosi, ma viene parallelamente conquistato dall'incontro casuale con Beatrice. Un rapporto che lo mette in difficoltà e che il dottore cercherà di autosabotare aiutando, pro bono, l'ex marito della donna, affetto di ludopatia. Una situazione che lo costringe ad affrontare i suoi stessi problemi.
Affrontare i propri vizi
"Il nostro approccio è stato coerente con quello che la letteratura psicologica dice a proposito della sindrome dell'avarizia" ha detto il regista Fabrizio Costa in conferenza nello spiegare come è stato affrontato il tema da autori e interpreti, "tutti quelli che interagivano con il personaggio di Neri Marcorè scoprivano delle parti di sé che riflettevano la psicologia di Ferretti" ma nel portare avanti questi rapporti interpersonali "è una commedia abbastanza classica, che risolve in maniera non superficiale il tema". Una commedia in cui i diversi caratteri trovano il loro spazio e presentano le proprie problematiche che vengono elaborate dallo script. "Da un punto di vista psicanalitico, riconoscere il problema è il primo passo" ha detto Valeria Bilello che interpreta Beatrice, "ma è importante anche cosa si è disposti a barattare per risolvere e trovare se stessi."
E di baratto si parla anche con Gabriele Cirilli, interprete di Guido, "un ex paziente del professor Ferretti, guarito dalla sua professionalità, ma senza soldi per pagarlo" e per questo si inventano questo ruolo da ufficio stampa che ha la funzione di grillo parlante del personaggio di Marcorè. "Mi sono appassionata a questo personaggio arzigogolato" ha invece spiegato Paola Minaccioni che dà vita alla donna salvata dal dottor Ferretti, "è una donna molto sola, la sua malattia è la solitudine. Si rifugia nei libri di psicologia del signor Ferretti, come molte persone oggi che cercano la soluzione in un libro. Lei riuscirà a migliorare sia se stessa e che lo stesso dottore, ricordandogli quello che ha scritto, perché vuole crederci. I personaggi si salvano perché credono in qualcosa."
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Il male dei nostri giorni
"Nessuno di loro esisterebbe se non ci fosse il dottor Alberico Ferretti" tiene a sottolineare scherzando Neri Marcorè, vero protagonista di Purché finisca bene - Digitare il codice segreto, che definisce il suo personaggio "il pianeta e tutti gli altri sono dei satelliti." L'attore ci tiene però a sottolineare un lavoro di gruppo eccezionale, la continua ricerca dei tempi giusti sul set, e a spostare l'attenzione su quello che è per lui il vizio del nostro tempo, nel caso dovesse trovarsi a scrivere nella realtà un manuale come quello del suo dottor Ferretti: "Uno dei mali dei nostri tempi è che ci si prende troppo sul serio. Si prendono sul serio delle sciocchezze e si montano dei casi su ipersensibilità e si finisce per non poter più parlare di niente e si creano degenerazioni che pochi decenni fa non sarebbero nate."
Marcorè fa riferimenti a diverse derive dei nostri giorni, tra terrapiattisti e gli stessi no-vax, "degenerazioni di una situazione in cui tutti pensiamo di essere informati ed esperti su tutto. Si è perso quel senso del limite che ognuno di noi dovrebbe avere. Scriverei un manuale per ridimensionare la gente che si prende troppo sul serio." Marcorè che è un po' l'emblema della positività della fiction Rai, interprete di tanti ruoli nel campo e con una predominanza di commedia. "Per un attore è importante avere un'ampia gramma di personaggi. Anche nei ruoli drammatici bisogna avere tempi comici, una sensibilità legata al ritmo che non è vincolata alla commedia. Se facciamo riferimento al grande cinema italiano, la commedia è sempre stata un po' drammatica e il cinema drammatico ha sempre avuto un'ironia. Il cinema deve contenere entrambe le sfumature."
L'attore si è soffermato però anche sul rapporto con il regista Fabrizio Costa: "Tre su quattro di questi film li ho fatti con lui perché c'è un'intesa invidiabile. Trovare un regista che condivide le tue follie e si fida di te come tu ti fidi di lui è una benedizione."