Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020, Punta Sacra è in sala dal 10 giugno. Diretto da Francesca Mazzoleni, assistente alla regia di sul set di La ragazza del mondo e già autrice di Succede, il documentario racconta la vita all'Idroscalo di Ostia, dove il Tevere, il fiume di Roma, si unisce al mare.
Diviso da Ostia dal recente Porto, è una striscia di terra circondata dall'acqua. Un non luogo che ha affascinato Francesca Mazzoleni, come ci ha detto proprio al festival romano: "Ho trovato un microcosmo, che aveva le sue regole, i suoi legami, ma a livello mentale c'è una grande apertura. C'è questo contrasto di un luogo che è una comunità ma che apre le porte anche a chi viene da fuori. Questo mi ha permesso pian piano di andare di casa in casa. Punta Sacra è un road movie tra le case dell'Idroscalo. Un road movie pur rimanendo nello stesso luogo, perché la varietà delle persone e dei punti di vista è incredibile".
La regista è andata a bussare alla porta casa per casa, per parlare con le persone che vivono in questo posto così singolare, aperto verso il mare e allo stesso tempo chiuso in se stesso. Per farlo ha scelto luce naturale e dei volti che già da soli raccontano una storia.
La video intervista a Francesca Mazzoleni
Punta Sacra, la recensione: vivere in una terra di mezzo
Punta Sacra: l'amore del cinema per Ostia
Fellini, Pasolini ora tu: perché voi registi siete così affascinati da Ostia e dall'Idroscalo?
La divisione data dal Porto di Ostia ha reso l'Idroscalo proprio un mondo a sé. Come immagine è potentissima: abbiamo una foce del Tevere e quelle case stanno proprio lì. C'è questo fiume enorme che arriva al mare, con questa terra di mezzo sospesa, un non luogo, che però appartiene fortemente alla nostra città. La cosa magica è che siamo davvero attaccati a Roma però molti Romani non lo conoscono. Forse è per questo che il cinema ne è così affascinato: dà la possibilità di mostrare qualcosa che non si conosce, una realtà che non ci annoia, da scoprire. O almeno che non fa parte del nostro immaginario canonico.
Punta Sacra: generazioni a confronto
Le ragazze che intervisti vogliono abbandonare l'Idroscalo, però allo stesso tempo non vorrebbero lasciare le loro famiglie. Un dramma molto italiano?
Le ragazze lì hanno delle visioni molto diverse. Sono spesso i genitori ad incoraggiarle a cercare strade diverse, di studiare, di costruirsi un futuro. Come tutti i genitori. Questo confronto durante le riprese ha dato vita a una delle scene più potenti, perché era un confronto sulle scelte del futuro ed è accaduto per la prima volta davanti ai miei occhi proprio mentre stavamo girando, madre e figlia non ne avevano mai parlato. La madre voleva che la figlia andasse al liceo, la figlia invece voleva fare l'estetista. C'è molta coscienza e molta voglia di costruirsi qualcosa di solido.
Punta Sacra: fuori dal GRA
Hai colto anche lo snobismo di chi vive al centro di Roma, che considera altro tutto ciò che sta fuori dal Grande Raccordo Anulare. Secondo te invece chi fa parte di una grande città come Roma ma la vive più ai margini ha qualcosa da raccontare?
La cosa importante è rendersi conto che una città così, anche rispetto a molte altre metropoli, ha una complessità di realtà che ne creano proprio la ricchezza. Il problema è permettere un dialogo, un ascolto di queste realtà, non escludere, permettere a tutte le zone di sentirsi cittadini appartenenti a questa città e non succursali di qualcosa. È un discorso che riguarda tutte le periferie: il desiderio di inclusione è fortissimo. E la particolarità, non la diversità, è una ricchezza.