Provincia toscana meccanica
Al suo arrivo nelle librerie, Acciaio di Silvia Avallone ha scatenato polemiche a non finire tra gli abitanti della cittadina toscana che non si sono sentiti rappresentati da un romanzo infarcito di adolescenti torbide e bellissime e di operai che consumano abitualmente droga prima dell'inizio del turno. Il tutto pervaso da un'atmosfera cupa e disperata che difficilmente appartiene alla solare Toscana. Nella versione cinematografica Stefano Mordini corregge il tiro rendendo più reali e concreti i personaggi, asciugando gli aspetti retorici del romanzo, ma mantendo intatta la stessa cupezza di fondo. La rappresentazione della fabbrica ne è esemplare. Gli interni della Lucchini in cui si muovono Alessio (Michele Riondino) e i suoi amici vengono fotografati come un antro infernale invaso da fuoco e fuliggine. Le case (i casermoni della fittizia 'Via Stalingrado') sono perennemente in penombra, così come il capanno in cui si rifugiano Anna e Francesca, protagoniste della storia. La fotografia del compianto Marco Onorato lavora su gradazioni di ombre a cui si contrappone la luce di un sole accecante, ma mai vivido. Onorato e Mordini si allontanano dalla tipica iconografia balneare. Le spiagge di Piombino non vengono mai fotografate nella loro parte più suggestiva, ma vengono mostrate come infinite distese di sabbia e sterpi, dominate da relitti industriali.
La fabbrica fagocita la natura, il paesaggio, ma soprattutto le esistenze dei personaggi. In particolare quella di Alessio, operaio dedito al suo mestiere che sogna solo di avere un'esistenza tranquilla e un lavoro stabile e magari metter su famiglia. Le ambizioni degli adulti hanno la misura del parco industriale che domina Piombino mentre quelle delle due protagoniste, Anna e Francesca, volano più lontano, grazie alla sterminata fiducia dell'adolescenza che le spinge a sognare la fuga dal piccolo inferno quotidiano in cui vivono. Mordini glissa sugli aspetti morbosi e sulla scoperta della sessualità contenuti nel romanzo adottando uno stile registico asciutto, lucido e diretto che giova al risultato finale della pellicola. Grazie a precise scelte visive e a un cast azzeccato ed efficace, Acciaio arriva dritto al cuore. Le esordienti Anna Bellezza e Matilde Giannini riescono a infondere nei propri personaggi la gamma di sentimenti necessari a un'adeguata caratterizzazione. Alla dolcezza e ingenua tenacia di Anna (Matilde Giannini) corrisponde la durezza di Francesca. Il suo broncio perenne funziona anche nei momenti più complessi del film, come l'incontro nel night, nel prefinale, con Alessio, scena delicata diretta da Mordini con pudore. Il regista opera per sottrazione e preferisce evocare, suggerire piuttosto che mostrare esplicitamente. Nessuna speculazione sui sentimenti dei personaggi che, anzi, a tratti risultano addirittura sfuggenti e difficili da leggere. Difficile lo è la Elena di Vittoria Puccini, figura dura e distante, che appartiene a un ceto sociale superiore, ma non riesce a staccarsi dall'amore dell'adolescenza, così come lo sono molti altri personaggi - padri violenti, madri frustrate - che fluttuano attorno alle giovani protagoniste. Queste figure, centrali nel romanzo, vengono qui giustamente sacrificate per non deviare l'attenzione dal vero fulcro del film: l'adolescenza. Su tutto svetta, però, l'interpretazione di Michele Riondino che, per dar sostanza al suo Alessio, concentra il lavoro attoriale sul suo corpo più che sulla parola. Il suo toscano è convincente, ma lo sono ancor di più gli sguardi e i gesti che ne determinano l'interazione con la sorellina, con i genitori e con la ex fidanzata Elena. Grazie alla sua performance molte scene chiave del film risultano efficaci ed emotivamente coinvolgenti ed è un piacere verificare la coerenza con cui uno dei migliori giovani attori italiani costruisca la sua carriera tassello dopo tassello.
Movieplayer.it
3.0/5