Iniziamo a scrivere la recensione di Project Power con una sicurezza: il suo autore, Mattson Tomlin, è uno di cui sentiremo parlare. Lo diciamo colpiti dall'idea alla base del film d'azione disponibile su Netflix dal 14 Agosto, oltre che dal suo interessante sviluppo, ma anche guardando i passi successivi alla vendita di quello script al colosso dello streaming nel 2017: un paio di adattamenti da fumetti, quello del videogame Mega Man, ma anche la collaborazione con Matt Reeves per The Batman e un'altra sceneggiatura venduta di recente alla Paramount.
Un'idea vincente
Ma torniamo nei ranghi e parliamo di Project Power e l'intrigante spunto da cui parte: una droga che dona speciali abilità sovrumane a chi la assume, ma con due controindicazioni. In primo luogo non si può sapere cosa capiterà finché non la si prende, che sia pelle a prova di proiettile, invisibilità o super forza; inoltre l'effetto della sostanza stupefacente è di soli cinque minuti. Ciononostante, il diffondersi di questa nuova pillola fa crescere la criminalità per le strade di New Orleans, costringendo un poliziotto locale a collaborare con una spacciatrice adolescente e un ex soldato desideroso di vendetta per rintracciare e fermare i responsabili della creazione e diffusione della droga.
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Il fascino di New Orleans
I due registi Ariel Schulman e Henry Joost, noti per Paranormal Activity 3 e 4, oltre che per Nerve e Viral, scelgono di ambientare la storia di Tomlin a New Orleans e sfruttano con sapienza l'ambientazione per aggiungere fascino alla storia e il suo sviluppo. Non mancano le atmosfere della città della Louisiana e i due registi si muovono con sicurezza tra le sue strade e le sue suggestioni senza disdegnare una intrigante selezione musicale a far da contorno.
Uno sfondo contro il quale le due star del film, Joseph Gordon-Levitt che interpreta il poliziotto Frank e Jamie Foxx che incarna il più cupo Art, danno vita a due personaggi basici ma solidi, che sanno coinvolgere e intrigare lo spettatore nei risvolti di una trama ricca di situazioni e spunti. Intriga infatti il quesito su come ci comporteremmo noi se esistesse una droga del genere, così come lascia riflessioni interessanti l'analisi del concetto stesso di potere, nel metterne in scena una gamma ampia e variegata, ma di durata ed effetto limitato nel tempo.
La solidità dell'azione
La fluidità dell'intreccio è valorizzata dalla gestione delle sequenze d'azione, che non puntano a trasmettere stupore, quanto una robusta e solida concretezza che rende più tangibile e terreno qualcosa che ha presupposti sovrumani. Questo concreto dinamismo va a completare il processo virtuoso che parte da una buona idea, la sviluppa con criterio e con la giuste dose di dilemmi morali e la condisce di discrete trovate visive per farne un nuovo promettente brand di casa Netflix, arricchendo il filone di film come Tyler Rake o The Old Guard, potenziali franchise che mirano ad arricchire il catalogo della piattaforma nel corso degli anni.
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Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Project Power ribadendo di esser rimasti colpiti non solo dall’intrigante idea di partenza, ma anche dal suo sviluppo e le scelte di messa in scena dei due registi Ariel Schulman e Henry Joost, a cominciare dall’ambientazione in quel di New Orleans alla conduzione di un cast in grado di dar solidità a personaggi basici nella loro concezione. Il risultato è un altro film Netflix che si candida a diventare un potenziale franchise per il futuro.
Perché ci piace
- L’idea di partenza dello script di Mattson Tomlin.
- Uno sviluppo ricco di situazioni e spunti interessanti.
- Un’azione robusta e solida.
Cosa non va
- Manca quel passo in più, narrativamente o visivamente, che permetta a Project Power di fare il definitivo salto di qualità.