Netflix non va in vacanza e continua ad aggiornare il suo catalogo con titoli per tutti i gusti, a supporto di quelli che, come chi scrive, passerà i giorni di Ferragosto in città. Una delle novità di questa anomala estate è Project Power, film d'azione a base di super poteri, con Jamie Foxx e Joseph Gordon-Levitt, che nasce da uno spunto interessante dell'autore Mattson Tomlin (ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Project Power) che i due registi Ariel Schulman e Henry Joost hanno sviluppato con concretezza. Ne abbiamo parlato proprio con loro per capire come hanno scelto ambientazione e interpreti, oltre all'approccio scelto per le solide sequenze d'azione della pellicola.
La storia e il potere
Partiamo dal soggetto di Mattson Tomlin: cosa vi ha colpito della storia? Cosa avete pensato la prima volta che l'avete letta?
Ariel Schulman: Buona domanda! La prima cosa che abbiamo pensato leggendo la sceneggiatura, dopo sole dieci pagine, è che potesse essere la nostra opportunità per fare un film di super poteri. Non super eroi, ma super poteri. E che avremmo potuto realizzarlo in modo diverso, più realistico e terreno, perché avere dei superpoteri porta anche molta sofferenza.
Super poteri su schermo vuol dire anche effetti speciali. Come avete lavorato a questo aspetto del film?
Henry Joost: Abbiamo cercato di ragionare in termini realistici. Se un personaggio doveva prendere fuoco, ci chiedevamo: possiamo dar fuoco all'attore? La risposta era ovviamente negativa, ma si può sempre dar fuoco a uno stuntman e far indossare all'attore un complessa pelle prostetica che lo facesse sembrare sul punto di bruciare, inserendo delle luci al LED sotto la sua pelle. Insomma abbiamo cercato di spingerci il più avanti possibile sul piano degli effetti pratici prima di ricorrere a quelli visivi. Per fortuna avevamo un incredibile supervisore agli effetti visivi, Ivan Moran, che ci ha aiutati il più possibile nel realizzare quanto più possibile con effetti pratici e sul set, in modo da usare il digitale solo come ulteriore tocco di magia per mettere tutto insieme.
Nella storia c'è una droga che dà potere, ma possiamo considerare il potere stesso una sostanza stupefacente? Essere potenti può creare dipendenza?
Henry Joost: Oh sì, sicuramente! Guida l'esistenza di così tante persone quanto può fare il denaro.
E se voi poteste usare la droga del film, quale sarebbe il vostro potere?
Ariel Schulman: Vorrei il potere del linguaggio internazionale, per così dire, la capacità di parlare ogni singola lingua del mondo. Non sarebbe fantastico?
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New Orleans e i personaggi di Project Power
Che mi dite dell'ambientazione a New Orleans? Era nello script sin dall'inizio o è una vostra scelta?
Ariel Schulman: Altra domanda interessante. No, non era nello script e abbiamo pensato a molte città americane, ma quando siamo arrivati a New Orleans ci è sembrata più eccitante e unica. E aveva indubbi vantaggi a livello fiscale, che non è dispiaciuto ai produttori! Ma l'idea è stata: se dobbiamo girare a New Orleans, modifichiamo la sceneggiatura in modo che sia più incentrata sulla città. New Orleans ha una storia molto interessante nell'essere ignorata dal governo federale e nella realtà sarebbe il luogo ideale per qualcuno che volesse testare una sostanza nuova come quella del film.
Una delle cose che sappiamo di New Orleans dai film è l'importanza della musica per questa città. Come avete lavorato alle musiche e canzoni di Project Power?
Henry Joost: è verissimo, è una città molto musicale, forse la più musicale d'America ed è molto famosa per questo. Molti musicisti famosi vengono da New Orleans e ci sembrava un'ottima scelta visto che una delle protagoniste del film, Robin, è un'aspirante musicista. La musica è una parte importante del percorso del personaggio nel corso della storia e volevamo che questo aspetto avesse un sapore autentico, così siamo entrati in contatto con una giovane rapper dell'Alabama, che ha soli ventun anni ed è molto talentuosa. La sua storia ha molto in comune con quella del personaggio, così le abbiamo chiesto di scrivere i testi per le sue canzoni e lavorare con Dominique Fishback per insegnarle come rappare. Il suo contributo ha aggiunto moltissimo spessore al film. Anche per quanto riguarda la colonna sonora abbiamo guardato alla realtà locale e sei su dieci dei musicisti sono di New Orleans.
Come avete scelto gli attori per i ruoli principali?
Ariel Schulman: Jamie Foxx è uno dei più grandi interpreti del mondo ed è la persona che abbiamo avuto in mente sin dall'inizio. Ci piaceva l'idea di vederlo insieme a Joseph Gordon-Levitt, perché sono così diversi e ugualmente di talento, che riescono a creare un'alchimia perfetta per quello che avevamo in mente: forti, ma diversi. Dominique invece è una giovane attrice che avevamo apprezzato nella serie HBO The Deuce, ma abbiamo dovuto metterla alla prova per capire se potesse reggere il confronto con Jamie e Joe. È stata fantastica, del tutto senza timore e all'altezza di entrambi questi grandi attori. In più è una grande cantante e poeta, e questo era importante per il personaggio.
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Il lavoro per Netflix
Avete lavorato a molti film insieme. Come vi dividete il lavoro?
Henry Joost: Abbiamo un modo molto naturale di lavorare insieme. Siamo anche grandi amici e passiamo molto tempi insieme, quindi capiamo molto bene cosa pensa l'altro. È difficile descrivere come funziona, ma cerchiamo sempre di affrontare il lavoro con leggerezza e cercando di essere rispettosi l'uno dell'altro, cercando di migliorarci le idee a vicenda.
Ariel Schulman: È un modo di lavorare molto piacevole. Se Henry ha una buona idea, e ne ha molte e spesso, io posso avere una ulteriore piccola idea che la rende migliore. E se va bene anche a lui, la mettiamo in pratica.
Potete dirci qualcosa sul lavorare per Netflix? Altri autori parlano di una grande libertà creativa, voi siete d'accordo?
Henry Joost: sì, c'è molta libertà creativa. Netflix prende dei rischi che altri studi potrebbero non voler affrontare e ci siamo sentiti molto supportati per tutto il processo produttivo. Se credevamo in qualcosa, sapevamo di avere il loro appoggio per concretizzarla.
Ariel Schulman: Penso che Netflix sia qualcosa di molto bello per il mondo del cinema in questo momento. Sarebbe bello essere in una sala, ma Netflix è necessaria nel corso di questa crisi, nel prendersi rischi e dare ai filmaker l'opportunità di raccontare storie di ogni tipo.
Pensate che questa importanza di Netflix e i canali streaming rimarrà anche al termine di questa crisi?
Ariel Schulman: Non riesco nemmeno a immaginare quando sarà. L'Italia è molto più avanti di noi, negli Stati Uniti siamo nel pieno della crisi.
Henry Joost: Io credo proprio di sì. A volte si ha voglia di andare al cinema, altre di guardare un film a casa. Credo ci sia spazio per tutto e mi piace godere di entrambe le esperienze.
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Recentemente su Netflix abbiamo visto diversi film che potrebbero diventare dei franchise, come Tyler Rake o The Old Guard. Voi immaginate un futuro anche per Project Power? Riuscite già a immaginare un secondo o terzo film?
Henry Joost: Non mi piace l'idea di parlare di sequel finché il pubblico non ha dato il suo responso, ma possiamo sicuramente pensare ad altri poteri e altri spunti per espandere la storia.
Ariel Schulman: Ti sono piaciuti Tyler Rake e The Old Guard?
Sì, in modo diverso: il primo colpisce per la costruzione dell'azione, mentre il secondo ha una mitologia più ricca da sviluppare.
Ariel Schulman: è verissimo, The Old Guard ha un'idea molto interessante, mentre le sequenze d'azione di Tyler Rake sono incredibili!
Invece come avete affrontato le sequenze d'azione per il vostro film?
Ariel Schulman: Abbiamo cercato di tenerle molto concrete. Sono le sequenze d'azione più grosse che abbiamo mai girato, ma abbiamo cercato di rendere molto fisiche e violente, il più realistiche possibile.
Henry Joost: Abbiamo cercato di immaginarle dal punto di vista dei personaggi, chiedendoci quale sarebbe stato lo stile di ognuno di loro in base a chi sono. Abbiamo cercato di dare a Jamie, Joe e gli altri personaggi un proprio stile di combattimento. Per esempio il tizio che può allungarsi combatte con un misto di Muay Thai e Jiu-Jitsu e l'attore che lo interpreta è un ballerino di New York, che pratica uno stile di danza molto flessibile. Quando è venuto a New Orleans per allenarsi con i preparatori degli stunt abbiamo provato a guardarla dal punto di vista della danza e abbiamo detto al coreografo dei combattimenti di immaginare qualcuno che fosse pratico di Muay Thai e Jiu-Jitsu, ma avesse il vantaggio di potersi piegare più del normale.