Prison Break: il revival sfrutta la nostalgia per un epilogo di azione ed emozioni

Il ritorno della serie creata da Paul Scheuring utilizza la formula originale che ha portato al successo il progetto per scrivere un finale soddisfacente alla storia di Michael Scofield.

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A distanza di otto anni dalla conclusione della serie, Prison Break è ritornata sugli schermi televisivi con nove puntate inedite che proseguono la storia di Michael Scofield, interpretato dall'attore Wentworth Miller, di suo fratello Lincoln Burrows, ruolo affidato a Dominic Purcell, e della dottoressa Sara Tancredi interpretata dall'attrice Sarah Wayne Callies.
Nel 2009 la narrazione si era interrotta con un epilogo malinconico che aveva mostrato Michael sacrificarsi per permettere alle persone amate e a suo figlio di vivere liberi, sacrificandosi dopo aver saputo di avere un cancro al cervello, e lasciando un emozionante messaggio in cui dice addio alla sua famiglia.
Nel 2015 si è però iniziato a parlare di un possibile ritorno dello show creato da Paul Scheuring, ambientato nel presente, e in cui il protagonista, nonostante sembrasse impossibile, è ancora in vita.
Nel cast del progetto targato Fox ci sono le tre star, affiancate dal ritorno di Amaury Nolasco, Robert Knepper, Rockmond Dunbar e Paul Adelstein.

In un ribaltamento di ruoli rispetto alla prima stagione, in cui era Michael pronto a tutto pur di liberare il fratello, nella serie limitata che riporta il mondo di Prison Break sugli schermi è invece Lincoln a dover ideare un elaborato piano di evasione. Gli autori hanno però dovuto affrontare il grandissimo ostacolo rappresentato dalla morte mostrata nell'epilogo originale e hanno deciso di utilizzare proprio quell'elemento narrativo per dare vita al mistero da risolvere, ambientando inoltre le spettacolari sequenze di azione in Yemen.
Scheuring e il suo team hanno quindi elaborato un intricato sistema di cospirazioni, tradimenti e rivelazioni per raccontare un nuovo capitolo della storia e, probabilmente, concludere definitivamente la storia di Michael Scofield.

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Un ritorno alle origini

Prison Break: Wentworth Miller in una foto della serie sequel
Prison Break: Wentworth Miller in una foto della serie sequel

Il revival di Prison Break ha cercato di ritornare alla struttura originale che lo aveva portato al successo rinchiudendo, ancora una volta, il personaggio di Miller, caratterizzato da nuovi misteriosi tatuaggi, in un carcere e dando vita a una situazione ancora più complicata grazie alla scelta di una location distante dagli Stati Uniti in cui esistono tensioni e dinamiche completamente diverse dal penitenziario di Fox River che i fan hanno amato a lungo.
Proprio come accaduto in passato, razionalmente la trama ha degli evidenti limiti, tuttavia le nove puntate sono riuscite, in modo un po' discontinuo, a ricreare l'atmosfera adrenalinica e al tempo stesso ricca di emozioni che era risultata così efficace.
Un ruolo centrale della trama, come sempre, è spettato all'incredibile legame esistente tra Lincoln e Michael e i due fratelli sono stati interpretati ancora una volta con grande intensità e un ottimo feeling da Miller e Purcell, già riuniti sul set in occasione delle puntate degli show che compongono l'Arrowverse in cui hanno la parte di Captain Cold e Heat Wave. I due attori, con una performance equilibrata, hanno saputo gestire senza troppi problemi le scene d'azione e i passaggi maggiormente dedicati all'interiorità dei protagonisti, sostenendo ancora una volta la narrazione.

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Prison Break: Dominic Purcell in una foto della serie sequel
Prison Break: Dominic Purcell in una foto della serie sequel

Dei ritorni privi di reali motivazioni

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I difetti del revival sono invece riscontrabili nello spazio dato ai personaggi secondari, anche nel caso di Sara Tancredi la cui vita dopo la morte di Michael ha preso una svolta poco credibile, tra un matrimonio con un uomo che nasconde un lato oscuro (Mark Feuerstein) e delle alleanze improbabili con ex nemici come T-Bag (Robert Knepper), elementi che sembrano voler ignorare quanto accaduto nelle precedenti quattro stagioni. I ritorni nel cast non sempre appaiono poi motivati da vere esigenze narrative, riportando ad esempio in scena C-Note (Rockmond Dunbar), mentre alcune presenze essenziali come Sucre (Amaury Nolasco) hanno ottenuto uno spazio troppo limitato per permettere ai fan di apprezzarne realmente la presenza.

Prison Break: Robert Knepper in una foto della serie sequel
Prison Break: Robert Knepper in una foto della serie sequel

All'interno della trama, così complessa e ricca di svolte, assume invece un ruolo essenziale Knepper che, ancora una volta, si conferma come uno dei membri di maggior talento del cast grazie a un ruolo che gli permette di proporre una performance ricca di sfumature e mostrare, episodio dopo episodio, un'ampia gamma di emozioni, sempre misurate e calibrate sulle caratteristiche, anche negative, di T-Bag. Un po' inaspettatamente, inoltre, nella trama appare anche Paul Kellerman (Paul Adelstein) e gli autori non sono riusciti a giustificare davvero il suo coinvolgimento nella storia, considerando inoltre quanto accaduto nelle puntate andate in onda fino al 2009.

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Nuovi arrivi non tutti all'altezza delle aspettative

Prison Break: Inbar Lavi una foto della serie sequel
Prison Break: Inbar Lavi una foto della serie sequel

Per dare nuova linfa e freschezza alla serie gli sceneggiatori hanno quindi introdotto nuovi personaggi, non tutti particolarmente ben delineati o sviluppati. Tra le presenze più interessanti c'è quella dell'attrice Inbar Lavi (recentemente protagonista anche della serie Imposters) con il ruolo dell'affascinante ed enigmatica Sheba il cui legame con i protagonisti viene sviluppato con attenzione e in modo naturale, mentre Whip (Augustus Prew), Ja (Rick Yune), e Sid (Kunal Sharma) non rappresentano una particolare fonte di originalità o interesse, apparendo quasi come una declinazione priva di personalità di detenuti già apparsi nelle prime stagioni.

Prison Break: i villain in una foto della serie sequel
Prison Break: i villain in una foto della serie sequel

Deludenti anche i "villain" della situazione rappresentati da due agenti stereotipati e sopra le righe, Van Gogh (Steve Mouzakis) e A&W (Marina Benedict), le cui azioni non appaiono affatto motivate o sostenute da un intreccio all'altezza delle aspettative. Prison Break non ha invece deluso nella costruzione della tensione e delle sequenze d'azione, ben ideate e visivamente realmente d'impatto, costruite sfruttando in modo convincente la location e le tensioni politiche che la contraddistinguono.

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Conclusione

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Il revival dello show non potrebbe forse reggere il confronto con le prime stagioni di Prison Break, in cui tutti i tasselli del puzzle si incastravano alla perfezione per dare vita a una storia che lasciava il segno grazie all'incredibile attenzione per i dettagli, tuttavia il progetto della FOX è un epilogo ben costruito che sfrutta bene i personaggi amati e il mondo ormai conosciuto dai fan per dare una vera conclusione alla storia. Nelle nove puntate non mancano certo i passaggi a vuoto e situazioni sopra le righe e surreali ma l'interessante dinamica esistente tra Michael, Lincoln e Sara permette di mantenere sempre alto l'interesse per gli eventi.
Le decisioni degli sceneggiatori non hanno inoltre brillato per originalità tuttavia, già dalle prime note del tema musicale composto da Ramin Djawadi, il pubblico è stato immerso nuovamente in un thriller in cui le cospirazioni politiche contribuiscono a enfatizzare ancora di più le emozioni umane e l'importanza di sentimenti importanti come amore, di ogni tipo, e amicizia.

Movieplayer.it

4.0/5