Xavier è un adolescente problematico che ha avuto la fortuna di essere cresciuto in una ricchissima famiglia. Se lati del suo carattere sono in parte dovuti proprio a quell'ambiente snob ed elitario, allo stesso tempo i suoi eccessi hanno sempre e comunque goduto di un'accorta bolla protettiva, al fine di tenere nascosti quegli scandali che avrebbero potuto risultare indigesti al buon nome della famiglia.
Il protagonista di Príncipes salvajes ha una sorella minore, che condivide quello stato di noiosa, sublimale, apatia e un migliore amico, Gerardo, con il quale è solito dar vita a feste all'insegna dell'esagerazione. I due compari un giorno decidono di diventare anche partner-in-crime e di organizzare una finta rapina per rubare dei soldi al padre di Xavier, con quest'ultimo che pur di rendere convincente la relativa messa in scena si fa addirittura sparare un colpo in pancia. Sarà soltanto l'inizio di una serie di crimini che attira su di loro l'attenzione della polizia...
Príncipes salvajes: tempi moderni
Altro che Gioventù bruciata (1955) e quel look da ribelle di James Dean entrato nell'immaginario comune del grande pubblico, i cattivi ragazzi di oggi almeno a quanto rappresentato da Príncipes salvajes hanno ben altre ambizioni e aspettative e per loro il crimine è un semplice gioco nel quale fare più vittime possibili, senza freni morali di sorta. Un film figlio dei tempi o meglio di una certa concezione dei suddetti che non si fermano davanti a niente e nessuno, in una versione spuria e svuotata del ricopiante dittico dei Funny Games aggiornato in salsa messicana. Certo si sa il Messico ha diversi problemi legati alla criminalità, e se neanche i rampolli che già hanno tutto a disposizione riescono a stare tranquilli la situazione non può che complicarsi inevitabilmente. Non è un caso che in patria il film sia stato distribuito anche col titolo alternativo Delincuentes, in quanto i personaggi principali sono degli sbandati di mezza tacca, tanto poco carismatici quanto furbi nello sfruttare la loro posizione di dominanza sociale, con il razzismo rivolto in quest'occasione all'etnia cubana, impiegata nei ruoli più umili della società.
Oltre ogni limite
Il cattivo gusto, i soldi facili e quell'ossessione per il sesso sono lo specchio di una generazione senza più ideali, che nella sua opprimente apatia ricerca valvole di sfogo improbabili e pericolose per chi li circonda, in un gioco al massacro che non risparmia niente e nessuno. La sceneggiatura è sporca e cattiva ma non sfrutta al meglio le potenzialità insite in queste figure oscure, che rimangono come crisalidi in attesa di sbocciare, con quell'epilogo, potenzialmente aprente a incerte continuazioni, quale potenziale incipit evolutivo. L'ora e mezzo di visione cerca così di scioccare con soluzioni più o meno brutali, con una violenza privata e personale più che fisica, tra ricatti, finte rapine e rapimenti che vedono i Nostri spingersi sempre un passo oltre, fino ad un punto di non ritorno che ad ogni modo non sembra toccarli più di tanto.
Odio e amore
Príncipes salvajes riesce a risultare accattivante pur dando vita a protagonisti respingenti, merito di un cast e di una regia che riescono ad elevare la nonchalance del male senza soluzioni gratuite, ma anzi gettando lo scavo psicologico di questi ragazzi perduti in faccia allo spettatore, prossimo a indignarsi e a esecrare questi figli "di buona famiglia", insospettabili da tutti e frutto di un ambiente malato e corrotto fino al midollo. Chi cerca catarsi o giustizia a tutti i costi rimarrà probabilmente spiazzato da alcune scelte di sceneggiatura, che non intende offrire soddisfazione o giudizi di sorta, limitandosi a raccontare in maniera semplice, cruda e crudele, la discesa nell'abisso di menti deviate, all'insegna di un'amarezza di fondo che sembra voler insinuare come spesso nella realtà le cose non vadano come uno desidera. E proprio in questo sua assunto scomodo, ma quanto mai inevitabile per ciò mostrato nel corso del racconto, Príncipes salvajes si fa forza della sua cinica verosimiglianza, capace anche di coprire qualche parziale calo di ritmo che si riverbera nella gestione dei rapporti interpersonali in vigore tra il nucleo di personaggi principali, pronti a sorprendere e scioccare senza cercare la comprensione di chi li osserva.
Conclusioni
Un gioco al massacro senza vinti né vincitori, a cominciare proprio da quel pubblico che si ritrova spettatore inerme delle violenze perpetrate dai protagonisti, che non hanno problemi a varcare confini morali di sorta. Fanciulli annoiati, rampolli dell'alta società messicana ovvero quei Príncipes salvajes del titolo, "ragazzi perduti di una gioventù bruciata". Un film scomodo e tagliente, più portato a respingere che ad attrarre e non privo di passaggi discutibili nella gestione della narrazione stessa, ma acuto al punto giusto nel suo farsi verosimile specchio di una lotta di classe, con razzismo e pregiudizi quali scudi di comodo per chi può permetterselo.
Perché ci piace
- Cast e regia convincenti.
- Una trama scomoda e verosimile nella sua crudezza.
Cosa non va
- Personaggi e risvolti respingenti.