Prigioniero del passato
I segreti del passato di uno scrittore, la sua voglia-necessità di nascondersi per anni nonostante il grande successo dei suoi romanzi, il senso di colpa riposto in un cassetto ma pronto a esplodere. Il tutto shakerato nella struttura di un giallo a tinte erotiche. E' un'opera davvero ambiziosa, forse troppo, quella del regista palermitano Roberto Andò, giunto al suo secondo film dopo una lunga esperienza teatrale.
Daniel Boltanski (Daniel Auteuil) è uno scrittore di successo, ma nessuno lo conosce con questo nome, bensì con lo pseudonimo Serge Novak. Daniel è ricco, sposato con Nicoletta (Greta Scacchi), un avvocato italiano con cui vive in Svizzera. Il figlio di Nicoletta, Fabrizio (Giorgio Lupano), nato da un precedente matrimonio, sta per sposarsi a Capri. Durante il viaggio in aliscafo lo scrittore ha un'avventura che finisce in una notte di sesso con una travolgente ragazza di nome Mila (Anna Mouglalis). Il giorno dopo scoprirà che la ragazza è proprio la sposa di Fabrizio. Da lì inizia un vortice oscuro che trascinerà Daniel prima nella passione e poi nell'incubo, quando comincerà a venir misteriosamente ricattato.
Dopo l'ottimo inizio, la prima parte del film di Andò si rivela troppo patinata, e lo sfondo erotico prevale su tutto, con prolungate scene di sesso che ben presto diventano noiose e poco funzionali alla storia. Fra l'altro l'atmosfera da ossessione amorosa sembra copiata pari pari da Il danno, anche nei ruoli "parentali". E' nella seconda parte che invece il film acquista vero e proprio spessore da thriller, per diventare però complicatissimo, con una sceneggiatura che soffre di troppi nodi e sembra procedere a scatti più che filare via liscia. Ciò non toglie che l'intreccio appassiona, e funziona anche il viaggio progressivo nel passato oscuro dello scrittore e nel segreto del suo primo romanzo. Alla fine il titolo Sotto falso nome è un po' l'emblema di tutti, non solo del protagonista, e ben presto il confine tra apparenza e realtà si fa sempre più labile.
Anche l'atmosfera oppressiva che trascina verso l'inevitabile finale drammatico regge bene ed è ottimamente supportata dalle belle musiche del film. Per giunta la regia in tutta questa carne al fuoco riesce a non scivolare mai nel banale. Ma chi fa la parte del leone, e non a caso il regista ha costruito il film proprio su di lui, è uno straordinario Daniel Auteuil, il cui volto sembra fatto apposta per disegnare un uomo tormentato da segreti e misteri, ruolo che del resto Auteuil resto aveva già recitato alla perfezione nel recente L'avversario. Buoni anche Greta Scacchi e Michael Lonsdale nei panni dell'agente letterario David Ginsberg, mentre i giovani del cast non convincono affatto. Per un film dove le sfumature dell'animo giocano un ruolo così importante, serviva certamente qualcosa di meglio.
Movieplayer.it
3.0/5