La giovane Jenny ha recentemente perso la figura paterna e da quel momento sua madre Laura è diventata sempre più ansiosa e assillante nei suoi confronti. Una sera la ragazza si trova a partecipare a una festa dove ha modo di conoscere l'affascinante Drake, ma da lì a poco proprio la genitrice, preoccupata per il ritardo, fa la sua comparsa e rovina il potenziale incontro galante.
Come vi raccontiamo nella recensione di Prigioniera della follia, il giorno successivo Laura deve andare fuori città per lavoro e Jenny ne approfitta per recarsi ad una festa in un locale fuori città, a bordo della sua auto. Durante il tragitto, mentre si trova al telefono con la madre, è vittima di un incidente e si ritrova sperduta in mezzo al nulla in attesa dei soccorsi, prontamente chiamati dopo essere rimasta in panne. Peccato che i paramedici giunti sul posto con l'ambulanza siano impostori, in realtà due fratelli pronti a sedarla e rapirla. Jenny si risveglia in una casa sconosciuta di proprietà di Momma, un'anziana donna che dopo essere stata abbandonata dalla figlia Lizzy è impazzita e sequestra giovani donne costringendole a interpretare con la forza il ruolo della pargola scappata...
Personaggi in cerca d'autore
In certi passaggi si ha come l'impressione che la storia si una sorta di omaggio - ma forse sarebbe meglio dire involontaria parodia - a un grande classico del cinema tensivo quale Misery non deve morire, ma qui non abbiamo un'attrice gigantesca come Kathy Bates a vestire gli ingombranti panni della psicopatica villain. Non che un'attrice di valore avrebbe potuto far molto per risollevare le sorti di un classico thriller pensato per il mercato televisivo d'Oltreoceano, con il basso budget e zero stile a caratterizzare l'ora e mezza scarsa di visione. Una di quelle tante produzioni copia/incolla, almeno a livello di messa in scena, con giusto una manciata di ambientazioni tra interni ed esterni a reggere il gioco a una sceneggiatura artificiosa quando non assurda, popolata da personaggi sempre più improbabili nelle loro decisioni.
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Verità e finzione
Una scritta in sovrimpressione all'inizio ci informa che la vicenda è ispirata a una storia vera, ma d'altronde è fin troppo facile comprendere come a fungere da modello siano i molteplici casi di cronaca nera che negli Stati Uniti vedono sfortunate protagoniste ragazze date per disperse e mai ritrovate, con i classici cartelli e volantini di "missing" che fanno la loro comparsa per le strade e nei locali pubblici: un archetipo anche qui ben presente all'interno del racconto. Non appena viene svelato l'effettivo plot, con il rapimento della ragazza da parte di questa famiglia di psicopatici - seguente gli archetipi: madre padrona, primogenito cattivo e figlio minore ingenuo e disturbato - la storia si alterna tra le sequenze di prigionia e le ossessive ricerche della madre di Jenny, la quale per l'occasione ottiene il fondamentale aiuto del provvidenziale Drake, appena conosciuto ma già pronto a tutto pur di salvare il suo nuovo flirt.
Ingenuità assortite
Ovviamente le forze dell'ordine sono affette da una dabbenaggine congenita e tocca al singolo cittadino indagare per proprio conto pur di far emergere la verità prima che sia troppo tardi. Prigioniera della follia fa affidamento su questo pur abusato escamotage narrativo per far agire i personaggi principali in prima persona, con conseguenze più o meno tragiche che ci accompagnano infine all'annunciata resa dei conti finale. Dietro la macchina da presa troviamo uno specialista del filone come Jeff Hare, vero e proprio mestierante che ha diretto decine di titoli sulla medesima falsariga: rispetto ad altre occasioni qui funziona di più la gestione del cast e della relativa suspense, ma tutti i difetti endemici del relativo sottofilone sono sempre ben presenti.
Conclusioni
Una ragazza vittima di una madre oppressiva e reduce dalla recente scomparsa del padre viene rapita mentre si stava recando in un locale fuori città. Sequestrata da una famiglia di psicopatici/buzzurri, dovrà far affidamento proprio sulla determinazione della genitrice, pronta a tutto pur di ritrovarla e riportarla a casa sana e salva. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Prigioniera della follia ci troviamo davanti ad un canonico thriller per il mercato televisivo, derivativo nella sceneggiatura e povero nella messa in scena, ma con un cast parzialmente più convincente del solito e un minimo di suspense a tema.
Perché ci piace
- Un discreto livello tensivo.
- Il cast è eterogeneo e se la cavicchia...
Cosa non va
- ... pur in ruoli spesso improbabili e derivativi.
- Una storia vista in molteplici occasioni e con migliori risultati.
- Messa in scena tipica delle produzioni a tema per il mercato televisivo e quindi povera e impersonale.