A due anni e mezzo dalla presentazione alle Giornate degli Autori della 77a edizione della Mostra di Venezia e dopo essere stato scelto dall'Ungheria per la corsa agli Oscar nel 2021, grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione arriva nei cinema italiani Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo, opera seconda della regista Lili Horvát, già segnalatasi nel circuito festivaliero con il precedente coming of age drammatico The Wednesday Child (che all'epoca vinse alcuni premi, tra cui quello di miglior film al Trieste Film Festival).
Anche nel suo ultimo lavoro l'autrice ungherese classe 1982 si focalizza su una protagonista femminile e sul suo punto di vista ma questa volta, come vedremo nel corso della nostra recensione, lo fa prediligendo atmosfere sospese, costantemente in bilico tra realtà e immaginazione.
Budapest, l'amore e l'ossessione
Marta Vizy (Natasa Stork) è una neurochirurga di grande talento trasferitasi ormai da circa vent'anni negli Stati Uniti, dove lavora in un'importante struttura medica del New Jersey. Qui durante una conferenza specialistica conosce un collega di Budapest, il professor Janos Drexler (Viktor Bodó), del quale si innamora subito perdutamente.
Questo breve incontro la porta a dare le dimissioni e a decidere di fare ritorno nel paese natio per iniziare una nuova vita. L'uomo e la donna hanno deciso di rivedersi a un orario preciso di un pomeriggio davanti al Ponte della Libertà che collega Buda e Pest attraversando il Danubio, ma all'appuntamento Janos non si presenterà.
Quando Marta riuscirà a rintracciarlo, per di più, lui non la riconoscerà e negherà di averla vista in precedenza. A questo punto la protagonista, dopo essersi fatta assumere nel centro ospedaliero vicino all'Università di Medicina di Budapest dove Janos lavora, cercherà di capire chi è davvero quell'uomo. Ma i due si sono realmente conosciuti negli Stati Uniti? Janos sta mentendo o tutta questa storia è semplicemente frutto di una lacerante ossessione di Marta?
Una messa in scena intrigante
Fin dalle suggestive primissime immagini che anticipano la comparsa dell'insolitamente lungo titolo del film - l'inquadratura sfocata di Marta sdraiata a letto al fianco di un uomo non riconoscibile e il passaggio successivo all'inquadratura dell'ala dell'aereo che la sta riportando in Ungheria - Lili Horvát mette subito in chiaro come voglia giocare sul sottile confine tra realtà e immaginazione, immergendo immediatamente lo spettatore in un'atmosfera sospesa e onirica che verrà costantemente alimentata nel corso del lungometraggio. Se dal punto di vista visivo Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo è particolarmente intrigante e riesce appieno nell'intento, tra suggestivi primi piani, giochi di riflessi e inquadrature composte in maniera raffinata, lo stesso non si può dire della scrittura del film.
Il talento ancora acerbo di Lili Horvát
La quarantunenne regista ungherese infatti, qui anche unica sceneggiatrice, sul piano narrativo non riesce a gestire adeguatamente e con le necessarie profondità e sottigliezza l'incertezza tra le dimensioni della realtà e dell'immaginazione, della lucidità e della follia, dell'amore e dell'ossessione su cui il film vuole evidentemente incentrarsi. Finendo così, con l'avanzare della narrazione, per far smarrire progressivamente al film quell'interesse e quell'attrattiva ben costruiti nella prima parte, soprattutto grazie alle suggestive scelte di messa in scena.
Una penna più matura in questo contesto avrebbe dunque senz'altro giovato ma in ogni caso Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito, al netto dei limiti di cui si è detto, segnala comunque una nuova giovane autrice in campo europeo da tenere senz'altro in considerazione e che sembra avere il talento necessario per fare un ulteriore salto di qualità con i suoi futuri lavori.
Conclusioni
Come abbiamo espresso nella recensione di Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo, grazie a un raffinato uso della messa in scena l'opera seconda della regista e sceneggiatrice ungherese Lili Horvát riesce subito a immergere lo spettatore in un'atmosfera sospesa e onirica, perdendo però poi in efficacia e attrattiva con il progressivo sviluppo della narrazione, a causa di una sceneggiatura non all'altezza del comparto visivo, incapace di affrontare adeguatamente la complessità dei temi affrontati.
Perché ci piace
- La regia di Lili Horvát, che conquista l'occhio dello spettatore fin dalle primissime immagini.
- Alcune sequenze di notevole fascino visivo.
- Le buone prove della protagonista Natasa Stork e di Viktor Bodó.
Cosa non va
- La sceneggiatura non riesce a gestire con le necessarie profondità e sottigliezza l'incertezza tra le dimensioni della realtà e dell'immaginazione, della lucidità e della follia, dell'amore e dell'ossessione.
- Di conseguenza, la pellicola non può che smarrire progressivamente l'interesse e l'attrattiva ben costruiti inizialmente, soprattutto grazie al suggestivo uso della messa in scena.