Apriamo la recensione di Possession - L'appartamento del diavolo, partendo proprio dal suo titolo, così simile a quelli di così tanti film del medesimo genere (in questo senso sarebbe stato forse molto più convincente l'originale Malasaña 32): come il suo titolo anche l'horror diretto dallo spagnolo Albert Pintó sa un po' già sentito e già visto, spesso - durante la visione - ritornano infatti alla mente altre pellicole del terrore, dalla spagnola Veronica al tutto ciò che proviene dall'Universo di The Conjuring (emblematica anche la presenza di Javier Botet nel solito ruolo mostruoso). Detto questo, però, la somiglianza con titoli del medesimo genere non significa che questo film non possa divertire e - come è giusto che sia con un horror di questo tipo - inquietare: Possession non brilla per originalità ma comunque intrattiene e coinvolge, anche se come vedremo, se ci si fosse soffermati di più sull'unicità "spagnola" di questa storia, come nel già citato Veronica o in un cult come The Orphanage per esempio, il film nel suo complesso ci avrebbe convinto decisamente di più.
Una famiglia che si trasferisce in una casa stregata...
Possession è ambientato nella Madrid degli anni '70, in un maestoso edificio di via Malasaña 32. Dopo un breve flashback introduttivo che ci mostra due bambini fare una terribile scoperta in uno degli appartamenti del palazzo, ci spostiamo quattro anni dopo, il giorno del trasferimento di una nuova famiglia proprio in quella casa, da tempo disabitata. La famiglia Olmedo Fernández ha lasciato la campagna per la città, dove ad aspettarla ci sono nuovi lavori e una nuova vita: non tutti sembrano convinti del trasferimento, la giovane Amparo (Begoña Vargas) ha lasciato il cuore nel suo paesino di origine e anche il giovane Pepe rimpiange ciò che a lasciato. Fin da subito ci accorgiamo che non si tratta del classico nucleo familiare, Candela e Manuel (Beatriz Segura e Iván Marcos) hanno lasciato i precedenti partner e si sono risposati, per poi avere un figlio tutto loro, il piccolo Rafael (Iván Renedo). C'è altro però che si nasconde nel loro passato, ed è proprio sul dolore che si portano dietro che fa leva l'oscura entità che popola la casa che hanno appena comprato. Quello che sembra essere lo spirito della donna che viveva nello stesso appartamento (che abbiamo "conosciuto" nel flashback che apre il film) perseguita ognuno di loro in maniera diversa, a partire dal nonno anziano malato fino a Rafael, che inizialmente pare essere la sua vittima prediletta. Le cose, però, sono ancor più complesse di quel che possono sembrare, e tra i corridoi oscuri della vecchia dimora si nascondono misteri e segreti legati al triste passato di chi ci ha vissuto.
Questo film, in particolare nella parte iniziale in cui assistiamo ai primi giorni degli Olmedo Fernández a Madrid, riesce a regalare sequenze particolarmente inquietanti, costruite anche con un buon uso della fotografia e delle musiche, capaci di mantenere piuttosto alta la tensione per tutto il tempo. Spesso si rischia di sfociare nel grottesco (l'ingresso in scena del personaggio "umano" interpretato da Botet non aiuta), ma ci si ferma subito prima, e la storia viene sviluppata con coerenza e mettendo in scena un'escalation emotiva particolarmente ben riuscita. Come dicevamo, però, le influenze del cinema horror - in particolare quello statunitense - degli ultimi anni risultano particolarmente evidenti, avremmo apprezzato di più che si fosse cercato di attribuire al film un'identità più definita, puntando sul fatto che si tratta di una storia spagnola con una sua unicità.
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Alcuni spunti andavano approfonditi di più
Se da una parte il film soddisfa lo spettatore amante di questo genere di storie (alcune sequenze dobbiamo ammettere che sono davvero ben costruite), dall'altra si nota come manchi il giusto approfondimento di alcuni dei temi che fanno da spunto all'intreccio. Per quanto riguarda il finale, infatti, quando viene chiarità l'identità della creatura che perseguita i nostri protagonisti non ci si sofferma quanto dovuto sulle tematiche vengono portate alla luce: senza farvi troppi spoiler, un certo discorso sull'identità di genere e sulle discriminazioni sessuali nella Spagna della prima metà del secolo scorso diventa preponderante, ma non viene mai veramente approfondito e lascia un po' con l'amaro in bocca lo spettatore, che ha trovato i brividi che voleva ma poco altro sotto la superficie.
Stesso discorso vale per i personaggi, che si portano dietro un passato doloroso che condiziona quello che gli accade nel presente, passato che però verrà semplicemente accennato e nulla più. Il cast, comunque, funziona molto bene nei diversi ruoli, ci ha colpito soprattutto la giovane Begoña Vargas, particolarmente intensa, capace di trasmettere fragilità ma anche grande forza.
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Conclusioni
Concludiamo questa recensione de Possession - L'appartamento del diavolo sottolineando come si tratti di un horror che intrattiene e coinvolge, con la giusta dose di brividi. Peccato per uno scarso approfondimento di certi temi e per la poca unicità della trama.
Perché ci piace
- Alcune sequenze ben costruite.
- L'uso della fotografia e delle musiche, capaci di mantenere alta la tensione per tutto il tempo.
- Buone le interpretazioni del cast, in particolare quella dell'intensa Begoña Vargas.
- La storia è interessante e coinvolge...
Cosa non va
- ...peccato per la sua scarsa unicità.
- Alcuni dei temi che vengono introdotti non vengono approfonditi come meriterebbero.
- I personaggi non sono particolarmente caratterizzati.