Il primo aprile del 1997 era un martedì. Ma non un martedì come tanti. Gli scherzi sui social erano inconcepibili, le bufale ancora non virali, così era lecito aspettarsi il più classico dei pesci d'aprile. E invece ecco spuntare un Magikarp, una carpa idiota e di rara inutilità con la quale, però, è meglio rimanere in buoni rapporti perché capace di evolversi in un magnifico, enorme e potentissimo drago marino di nome Gyarados. Tranquilli, non siamo sotto effetto di funghi allucinogeni, ma vecchi fan di centinaia e centinaia di creature di ogni forma e colore, colti da un moto di leggera nostalgia al pensiero che sono passati esattamente 20 anni da quando la prima puntata dell'anime Pokémon arrivava sugli schermi giapponesi di TV Tokyo. Si trattava della seconda ondata di un fenomeno sollevatosi per la prima volta un anno prima con l'uscita di tre videogiochi epocali per Gambe Boy (Pokémon Blu, Pokémon Rosso e Pokémon Verde, uscito soltanto in Giappone). Nasceva così la seconda incarnazione di una serie infinita. Un effetto domino globale inarrestabile come una valanga di colori, versi, fulmini, bombe d'acqua e fiammate sopravvissute al passare del tempo. Perché, forse, non esiste un franchise più declinato di Pokémon, nato sullo schermo verdognolo della console portatile Nintendo, e poi sfociato dentro tv, cinema, fumetti, carte collezionabili e, infine, negli smartphone di milioni di persone colte dal delirio estivo Pokémon Go, esploso lo scorso luglio, quando persino le nonne cercavano di cacciare Rattata e Pidgey dai davanzali di casa.
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Tentare di spiegare le ragioni di un successo simile richiederebbe saggi interi di sociologia, ma è chiaro che gli ingredienti basilari della formula magica vadano cercati e trovati nelle motivazioni e nelle passioni del suo creatore Satoshi Tajiri. Dalla mente curiosa e stramba di un ragazzino è venuto fuori un mondo utopistico e felice, dove si lotta senza dare la precedenza alla violenza, dove la competizione viene sconfitta dall'evoluzione, ovvero dal desiderio di migliorarsi, viaggiare, scoprire, conoscere, entrare in sintonia con altre razze, convivere in pace con i propri simili e con la miriade di pokémon nascosti dentro un universo verdeggiante e sereno. Attraverso uno sguardo carico di purezza e ingenuità, Pokémon è una serie animata che in parte tradisce l'impegno richiesto dalla serie videoludica, dove strategia e tattica richiedevano una certa dose di attenzione e studio.
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Il cartone animato, arrivato in Italia nel 2000 e rivolto soprattutto ad un pubblico di giovanissimi, ci fa seguire le orme dello sbadato Ash e del fedele Pikachu (ovvero l'icona assoluta del brand) in maniera spensierata e (diciamolo) ripetitiva, in un viaggio infinito fatto di duelli, capipalestra da sconfiggere e Poké Ball da scagliare al momento giusto. La serie, arrivata alla diciannovesima stagione e suddivisa in sei filoni narrativi (Pocket Monsters, Pocket Monsters: Advanced Generation, Pocket Monsters: Diamond & Pearl, Pocket Monsters: Best Wishes!, Pocket Monsters XY e Pocket Monsters Sun & Moon) serve quindi da livello base per entrare nell'affascinante e popolato universo dei pocket monsters. E se gli appassionati duri e puri si rivolgono solo ai videogiochi e al valente gioco di carte, noi non facciamo gli schizzinosi ed evitiamo le distinzioni. Così, dopo 20 anni, siamo ancora qui a sguazzare tra palestre e boschi, alla ricerca di 10 curiosità su un fenomeno in perenne evoluzione. Preparate il Pokédex, sistemate il cappellino e buttate via quel ridicolo retino per farfalle. Qui sono ammesse solo sfere bianche e rosse. Si parte.
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1. Parchi, insetti, inception
Da dove nasce tutto? Qual è il "Big Bang creativo" da cui si è generato questo universo multicolor? La fervida immaginazione, come detto, è quella di Satoshi Tajiri, che sin da bambino amava collezionare insetti ed esplorare parchi, stagni e anfratti di natura incontaminata per far aumentare la sua bacheca piena di scarafaggi e simili. Un ragazzino che ha poi sofferto le colate di cemento cadute sui quei campi e i palazzi che si ergevano a danno della natura. Da questo piccolo trauma nasce lo spirito ecologista che permea il mondo dei Pokémon, il rispetto incondizionato per ogni essere vivente e un pacifismo interrotto solo dai duelli mai sanguinolenti tra creature e allenatori. Appassionato di videogame, tanto da fondare assieme al grande disegnatore Ken Sugimori (autore di quasi tutti i primi 251 Pokémon) una rivista di settore chiamata "Game Freak", un giorno Tajiri trova la sua epifania. Vede due ragazzini che giocano con i loro Game Boy, connessi dal mitico cavo Game Link. È in quel momento che l'idea dei Pokémon prende vita, immaginando degli insetti passare da una console all'altra. Il primo passo verso la prima, fatidica cartuccia rossa (verde o blu, fate voi) coincide con la fondazione della software house chiamata "Game Freak", proprio come la rivista creata nel 1982. L'idea è stata installata, i semi sono lanciati, il terreno è fertile. Fioriranno Bulbasaur.
2. Un frullato di immaginari
Una Poké Ball per domarli, un Pokèdex per trovarli, un attacco per ghermirli e nell'oscurità incatenarli. Chiediamo scusa ai più agguerriti fan di J.R.R. Tolkien, ma il cortocircuito tra immaginari è qualcosa che i creatori dei Pokémon conoscono alla perfezione. Nella creazione di ognuna delle 720 creature che compongono il folto bestiario del brand, gli addetti al character design hanno attinto spunti, riferimenti, forme e citazioni da qualsiasi cultura mondiale possibile e immaginabile. Il folklore nipponico incontra mitologie europee, riferimenti agli usi e al costume di tantissime nazioni si mescolano a citazioni cinematografiche (pensiamo ad Hitmonlee e Hitomonchan ispirato a Bruce Lee e a Jackie Chan), senza dimenticare i riferimenti reali al mondo animale, alla biologia, alla psicologia, alla magia e ad un gusto divertito e divertente per l'autocitazionismo e i giochi di parole (Ekans e Arbok vi dicono qualcosa?). Insomma il mondo dei Pokémon è un calderone in cui ribolle di tutto, dando vita persino ad una cosmogonia propria, dove sono presenti anche entità divine e aliene.
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3. Questo episodio non s'ha da vedere
Il rapporto dei fan con l'anime è di odio-amore, proprio perché è spesso accusato di fornire un'immagine dei Pokémon troppo puerile e legata all'infanzia. Eppure diversi episodi della serie sono stati oggetto di censura, sia per contenuti ritenuti impropri, sia per imprevedibili effetti collaterali. L'esempio più tristemente noto riguarda l'episodio numero 38 della prima stagione ("Electric Soldier Porygon"), andato in onda nel dicembre 1997 e passato alla storia come "Pokémon Shock". Nel corso della puntata, infatti, una velocissima intermittenza di luci e colori blu, rosse e azzurre causarono 685 casi di epilessia in tutto il Giappone. L'evento, entrato nei Guiness dei Primati, si è persino ripetuto su scala minore quando i telegiornali hanno ritrasmesso il video incriminato (lo trovate alla fine del paragrafo, ovviamente sconsigliato a chi soffre di epilessia). Altri casi di censura sono legati alla presenza di armi, riferimenti infelici allo tsnunami e alla SARS, oppure alla "destabilizzante" visione di James del Team Rocket con tanto di seno in bella vista.
4. Giochiamo al gatto e al topo
Dragoni sputafuoco, possenti creature giurassiche, uccelli mitologici, ma anche insetti, orsacchiotti e crisalidi. La varietà dei Pokémon permette di spaziare dagli animaletti più insulsi alle bestie più epiche, e infatti all'interno del Pokédex sarebbe celata persino la più atavica e classica delle rivalità animali, ovvero il gatto contro il topo. I due ambasciatori dello storico astio sono ovviamente Pikachu e Meowth, con il topo giallo a rappresentare il fido compare del protagonista e il felino logorroico (ispirato al gatto fortunato tanto amato in Giappone) sempre al fianco di quei guastafeste del Team Rocket. La loro opposizione quasi manichea sarebbe confermata anche dalla numerazione all'interno del Pokèdex: Pikachu è il numero 25, Meowth il 52. Complottisti di tutta Biancavilla, unitevi.
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5. Che buono questo pokémon!
Ci siamo cascati anche noi. Vi abbiamo appena descritto l'universo Pokémon come un immacolato iperuranio, un mondo ovattato dominato dall'armonia, la quiete, la pacifica convivenza. Però, sotto questa patina di buonismo, si cela un sottobosco marcio. Prima di tutto c'è una teoria secondo la quale il mondo raccontano nell'anime e nei videogiochi sia una realtà post-bellica, che reagisce ad un passato oscuro dando ai giovani potere e libertà. Per questo, nel mondo dei Pokémon si diventa maggiorenni a 10 anni e molti personaggi adulti sono dipinti come crudeli antagonisti. Però, la vera crudeltà è altrove, ovvero in molti indizi che provano una triste verità: gli umani si cibano di pokémon. Pare infatti che la dedizione delle creature nei confronti degli uomini sia tale da prostrarsi persino sotto forma di pietanza pur di soddisfarli. Così le code di Slowpoke sono diventate note come celebri prelibatezze, i Magikarp al forno sono spesso nei desideri di Ash, mentre la descrizione di un Farfetch'd conferma che gli uomini cacciano i pokémon.
6. Non aprite quel Pokedex
Strettamente legate a queste destabilizzanti e traumatiche rivelazioni, ecco anche altre notizie che rendono i pokémon più adulti di quello che colori sgargianti e forme rotonde vogliono far credere. Ci riferiamo ad alcune definizioni presenti all'interno del fedele Pokédex, una vera e propria enciclopedia tascabile del pokémon-sapere, piene di dettagli alquanto macabri e violenti. Il feroce Kabutops, ad esempio, è solito "squartare i nemici" e "bere i loro liquidi interni", mentre Yamask tiene sulla sua coda uncinata un volto di una persona ormai deceduta. Il rapporto stretto e malsano con la morte è confermato anche da Vullaby, pokémon di quinta generazione pronto ad evolversi in una specie di avvoltoio che indossa un teschio umano, e dalla triste storia di Cubone. Sembra che la maschera indossata dal piccolo non sia che il teschio di sua madre. Un involucro dentro il quale piange ogni notte. Tutto molto bello, vero?
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7. Mamma, hai una voce familiare
Quando si parla di cartoni animati, c'è sempre più di una curiosità legata al doppiaggio e alla declinazione sonora di ogni prodotto televisivo. E Pokémon fa eccezione. Nella versione giapponese del cartone animato il parco voci non era proprio dei più vasti, infatti il doppiatore di Ash presta la voce anche alla madre di Ash, mentre i doppiatori di Brock e Misty sono gli stessi di Jessie e James. Per quanto riguarda gli strambi versi presenti nella serie, sappiate i più mostruosi sono stati riciclati dai vari prodotti audivisivi legati all'iconico Godzilla. Per quanto sia difficile da credere, l'ormai familiare voce italiana del piccolo Ash è dell'apprezzato doppiatore Davide Garbolino che, nonostante i 48 anni, riesce a mantenere una limpidezza vocale assolutamente invidiabile.
8. Mia sorella per un Vaporeon
Non di soli ciucci colorati, mani appiccicose scovate dentro patatine e schede telefoniche hanno vissuto gli anni Novanta. Ebbene, tra le tante manie va annoverato anche il valido gioco di carte collezionabili dei Pokémon, un altro fenomeno che al mero collezionismo (le olografiche erano una ragione di vita) univa delle meccaniche di gioco accessibili e allo stesso tempo appassionanti. Nel corso degli anni alcune carte hanno visto accrescere il proprio valore in maniera spropositata. È il caso della più rara al mondo (ce ne sono soltanto 5) che su Ebay ha toccato la cifra record di 100 milioni di dollari, senza però trovare un acquirente dotato di abbastanza fegato. La mania delle carte ha portato un bambino di inglese di 8 anni a riferire in radio di essere disposto a scambiare sua sorella per una carta olografica di Vaporeon. "Sorellina, non scelgo te!" direbbe qualcuno.
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9. Sfilza di primati
Qui è dove passiamo in rapida rassegna tanti primati legati ai nostri piccoli o enormi amici. Pronti per la raffica? Andiamo. L'Adamo dei pokémon, ovvero il primo pocket monster creato, è Rhydon, creatura a metà strada tra un rinoceronte e un triceratopo, presente nei primi bozzetti di Tajiri, quando il franchise si chiamava ancora Capusule Monster. Il pokémon preferito dallo stesso Tajiri è Poliwhirl, il fedele compagno di Ash nel manga non Pikachu, bensì il roseo Clefairy. Il primo pokèmon di fuoco leggendario doveva essere Arcanine, poi declassato a "pokémon classico" dall'avvento del ben più sontuoso Moltres.
10. La mamma dei polemici è sempre incinta
Potevano forse mancare accuse, polemiche e annose controversie legate a questo popolato mondo? Certo che no. Tra le più note ricordiamo le preoccupazioni di un movimento cristiano americano, adirato contro l'evoluzionismo tanto caro ai pokémon quanto contrario al creazionismo. Lo spiritismo, le leggende e le superstizioni presenti nel cartone hanno persino accostato lo show a pratiche sataniche, mentre non poteva mancare la solita insinuazione di razzismo, legata al pokémon Jynx. Per alcuni il design della creatura confermava un abusato stereotipo legato alla razza aforamericana, così la Nintendo nel 2002 ha cambiato il suo colore della pelle da nero a viola. Aspettiamo la rivolta delle prugne.
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