Due volte ogni secolo, l'oceano ci ricorda quanto siamo veramente piccoli.
L'immaginario del surf costituisce una parte integrante della mitologia americana: la sfida solitaria fra individuo e natura, la singolar tenzone fra le capacità umane e la potenza dell'oceano, la prova di coraggio di uno sport in cui si fondono il senso di pericolo e l'anelito di libertà. E Kathryn Bigelow, soprattutto nella prima fase della propria carriera, si è confrontata più volte con la mitologia americana, riletta attraverso gli stilemi del cinema e in particolare i codici del thriller. In quest'ottica Point Break, che debuttava nelle sale statunitensi il 12 luglio 1991, risulta essere un film fondamentale nel percorso della regista californiana, nonché uno dei più amati della sua produzione e la cui popolarità è andata crescendo nel corso dei tre decenni a venire, tanto da aver portato nel 2015 alla realizzazione di un remake omonimo (dimenticato invece piuttosto in fretta).
Kathryn Bigelow e la vocazione per il thriller
Quando 'eredita' il copione di W. Peter Iliff, in seguito alla rinuncia di Ridley Scott a portarlo sullo schermo, Kathryn Bigelow non è esattamente una regista alle prime armi. Dopo una formazione accademica nel campo delle arti visive a San Francisco e studi di cinema alla Columbia University, ha iniziato a lavorare nell'industria ormai da un decennio: il suo primo lungometraggio, The Loveless con Willem Dafoe, risale al 1981 ed è incentrato sulle scorribande di un gruppo di motociclisti. L'interesse per le dinamiche di gruppo e la vita dei fuorilegge sarà un tema ricorrente nella filmografia della Bigelow, come testimonia anche Il buio si avvicina, western dai tratti horror sui vampiri distribuito nel 1987 da Dino De Laurentiis, ma con tiepidi risultati; non riscuote molta più fortuna, nel 1990, Blue Steel - Bersaglio mortale, con Jamie Lee Curtis nei panni di una giovane poliziotta tormentata dallo psicopatico Ron Silver.
Blue Steel, che arriva in sala con poco più di un anno d'anticipo su Point Break - Punto di rottura, riserva più di un'analogia con il film successivo: al di là dell'appartenenza al filone del thriller poliziesco, in entrambe le pellicole un esponente della legge entra in contatto - e in conflitto - con un antagonista assimilabile a una metaforica "metà oscura", verso la quale sia la Megan Turner di Jamie Lee Curtis che il Johnny Utah di Keanu Reeves provano però una sotterranea attrazione. Point Break si sviluppa infatti pure come racconto di formazione di questo ex-quarterback proveniente dall'Ohio e appena arruolato nella sezione dell'FBI di Los Angeles, dove viene affiancato al più maturo ed esperto Angelo Pappas (Gary Busey) per indagare su una banda di rapinatori di banche nota come gli ex-Presidenti, poiché nelle loro imprese criminali indossano le maschere di Lyndon Johnson, Richard Nixon, Jimmy Carter e Ronald Reagan.
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Johnny Utah e Bodhi: il poliziotto e il criminale
Johnny Utah, che accetta di imparare a surfare nel tentativo di scoprire le identità degli ex-Presidenti e si fa dare lezioni dalla cameriera Tyler Endicott (Lori Petty), unisce la sua impulsività giovanile alla curiosità per un mondo sconosciuto che lo affascina dal primo momento. A prestare il volto a Johnny Utah è il ventiseienne Keanu Reeves, la cui bellezza dai tratti efebici contribuisce ad accentuare l'amalgama di determinazione e sensibilità del personaggio. Il 1991 sarà un anno cruciale per l'attore canadese, che pochi mesi più tardi sarebbe comparso accanto a River Phoenix in un altro cult movie di inizio decennio, Belli e dannati di Gus Van Sant. È già una superstar, invece, il trentottenne Patrick Swayze, reso famosissimo da Dirty Dancing e ancor più da Ghost - Fantasma, che l'anno prima aveva sbancato il box office mondiale; a lui la Bigelow affida il ruolo di Bodhi, che fin dal nome (diminutivo di bodhisattva) richiama la propria funzione narrativa.
Rispetto a Johnny, Bodhi è "l'illuminato" con il compito di risvegliare il ragazzo, di ampliare le pareti della sua esperienza per fargli raggiungere una nuova consapevolezza. Se l'Angelo Pappas di Gary Busey (protagonista di un altro celeberrimo film sul surf, Un mercoledì da leoni di John Milius) è il mentore di Johnny sul versante della legge, colui che lo esorta a seguire l'istinto, Bodhi è un'altra tipologia di mentore: l'uomo che si materializza accanto a lui per difenderlo da un'aggressione, che lo prende sotto la sua ala protettrice e lo spinge a cavalcare le onde, nonché a sondare altezze vertiginose con il paracadute, abbandonandosi all'eccitazione di galleggiare in un immenso spazio aperto. Ma Bodhi è anche l'avversario segreto che metterà in crisi il senso morale di Johnny, spingendolo lungo la linea di confine fra poliziotto e criminale.
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Nel cuore dell'azione
Come dicevamo, la filmografia di Kathryn Bigelow è immersa nell'immaginario 'mitologico' del cinema americano, e da questo immaginario Point Break pesca a piene mani: il surf, la simbiosi fra uomo e natura, lo scontro tra forze dell'ordine e banditi che, come da tradizione del western (e del poliziesco degli anni Ottanta e Novanta), si trasforma in uno scontro a tu per tu fra eroe e villain, un duello all'ultimo sangue che nel film in questione si chiuderà sulla costa dell'Australia meridionale, nel pieno della "tempesta del cinquantennio". Pure il gesto finale di Johnny, quel distintivo scagliato fra le onde, è un atto archetipico che rimanda alla stella da sceriffo di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco. Ma al contempo, Point Break è un film modernissimo nella concezione della messa in scena, nel ritmo straordinariamente teso delle sequenze d'azione (le rapine degli ex-Presidenti, il raid nella casa degli spacciatori), nel dinamismo di una cinepresa incollata ai personaggi, fino ad aderire al loro sguardo.
L'esempio migliore in proposito, una delle scene in cui si manifesta appieno il talento registico di Kathryn Bigelow, è il forsennato inseguimento fra Johnny e Bodhi (mascherato da Reagan), con il montaggio di Howard E. Smith che alterna inquadrature dei due uomini impegnati a rincorrersi e riprese in soggettiva dal punto di vista di Johnny: mai come in questo caso la Bigelow riesce a trasportarci nel cuore dell'azione, mettendo a punto uno stile personalissimo che sarà poi riproposto in Strange Days. Con Point Break, intanto, sarebbe arrivato il suo primo successo commerciale: un successo ampio (oltre ottanta milioni di dollari d'incasso) benché lontano da cifre record, ma consolidato nel tempo grazie alle virtù di un'opera che, trent'anni fa, aveva già la statura del classico.