È sicuramente un film disturbante e che porta a molti spunti di riflessione quello presentato in pompa magna al Far East Film Festival 2023. Stiamo parlando di Plant 75, già a Cannes e Torino e ora finalmente al cinema dall'11 maggio con Tucker Film. In un Giappone distopico non così lontano da noi è stata approvata la Legge 75 del titolo, secondo le quale tutte le persone che superano quell'età sono chiamate a fare un bilancio e scegliere se morire con l'aiuto dello Stato e dei soldi lasciati alla famiglia, per svecchiare la media della popolazione. Al Far East 2023 abbiamo potuto fare una chiacchierata con la navigata attrice Chieko Baisho, che a Udine ha ricevuto il Gelso d'Oro alla Carriera, e con Chie Hayakawa, la giovane regista di quest'opera prima che colpisce per l'approccio autoriale deciso e delicato.
Una sceneggiatura tosta
Plan 75 fa riflettere non solo sugli anziani ma su tutte le categorie a rischio che possono potenzialmente diventare le "vittime" di questo ipotetico disegno di legge. Chieko Baisho si è sentita chiamata in causa quando ha letto la sceneggiatura, al punto che la prima volta non è riuscita ad andare oltre la prima scena e ha dovuto metterla da parte: "Mi aveva fatto troppa paura, troppa inquietudine, anche perché nel mio caso ho superato ampiamente i 75 anni. Dopo un po' ho deciso di riprenderla in mano, l'ho letta tutta e ho deciso di accettare questo lavoro". Ha continuato poi: "Il problema sociale affrontato nella pellicola non riguarda solo la società giapponese ma è oramai di natura globale. Il Giappone però non è un Paese che tratta in modo gentile le persone di una certa età". Eppure non si tratta di qualcosa di così lontano da noi, e forse è questo l'aspetto più inquietante.
Come dice Chie Hayakawa: "Le Legge 75 che avete visto nel film ovviamente non esiste al momento in Giappone ma quasi tutto il resto invece è già una situazione reale". Le fa eco l'attrice: "Non so se potrebbe accadere davvero nella nostra realtà in breve tempo, ma in realtà secondo me è già iniziato quietamente, forse per questo mi ha fatto così paura la prima lettura della prima scena". Nel film Michi non riesce più a trovare lavoro perché non è ritenuta più produttiva anche per la sua età: né Chie Hayakawa né Chieko Baisho hanno avuto particolari modelli d'ispirazione nella propria vita: "Se fate attenzione, nella sequenza iniziale il logo del Plan 75 è sfocato perché potrebbe cambiare tra qualche anno abbassando l'età della legge, oppure considerando utili solo le persone che hanno ancora un'attività e quindi denaro entrante", afferma Chie Hayakawa. Chiude Chieko Baisho: "La mia vera ispirazione è stata Michi che è diventata il mio specchio, e tutte le informazioni a cui appoggiarmi le ho trovate nel copione".
Plan 75, la recensione: un mondo (distopico) di anziani senza futuro
Un ruolo sulla ciliegina di una carriera e una coraggiosa opera prima
Il riconoscimento al Far East 2023 arriva a "chiusura" di un'immensa e variegata carriera per Chieko Baisho: "Quando ho iniziato a lavorare in quest'industria, per il cinema era un periodo in salita, di ascesa, successivamente invece c'è stata la discesa che abbiamo notato tutti. Ma nel mio primo periodo di attività ci sono stati anni in cui io ho partecipato a qualcosa come 13 pellicole all'anno. Io oramai sono in questo business da ben 61 anni e grazie a questo lavoro di vivere le esistenze di tutta una serie di persone grazie ai ruoli che ho interpretato quindi posso solo dire di essere estremamente felice e grata per dove mi ha portato la mia professione". Anche per la regista Chie Hayakawa è stato ovviamente emozionante lavorare con la star del cinema giapponese: "Non volevo però che la percezione di Michi fosse miserabile, messa da parte, volevo che dimostrasse umanamente la sua vera forza, e che gli spettatori desiderassero che non morisse e decidesse di continuare a vivere. Serviva un'attrice che avesse questa forte attrattiva e immediatamente ho pensato a lei, che per mia fortuna ha accettato".
Le risponde con grazia ed eleganza Baisho-san: "La prima volta che ci siamo incontrate eravamo nel mezzo della pandemia e indossavamo ancora tutti le mascherine. Quindi non sapevo bene chi avevo intorno e quando mi è stata presentata ho avuto subito un'impressione di giovinezza. Poi abbiamo iniziato a parlare e lei mi ha spiegato cosa intendeva come concetto della vita e della morte, a quel punto ho capito che eravamo allineate e che le nostre percezioni erano molto simili". Iniziate le riprese, un'ulteriore conferma: "È una donna di grande perseveranza nel senso che non molla, non vacilla, se ha un obiettivo non fa concessioni, questo suo essere decisa si riflette anche nelle sue capacità come regista. Ha fatto sì che sparisse completamente la mia paura che fosse un film sulla morte, bensì sulla voglia di vivere".
C'è una canzone che ritorna nel film con un significato molto diverso. Dice la regista: "La prima volta è inserita nella scena del karaoke, quando Michi canta con le amiche ed è un momento di divertimento per la protagonista nel suo quotidiano modesto ma che la rende felice. Nella scena finale invece l'ho inserita perché ci sono delle parole nel testo 'E domani ci rivedremo' che danno il sentore che la vita sarebbe continuata anche l'indomani. Una sorta di dimostrazione di volontà: lei è tutta sola, non ha nessun posto dove andare ma le rimane la canzone che le piaceva e con la quale sceglie di vivere". Una sensazione passata anche all'attrice: "Quando ci siamo confrontate per la scena del karaoke, la regista mi ha detto di cantarla nel peggior modo possibile e io mi sono chiesta 'Come si fa a cantare male?' e ho deciso che sarebbe stata un'esibizione di sfogo, per divertimi. Nella scena finale invece ho avuto l'indicazione del respiro molto pesante. Poi ho capito perché, era un atto di vita: se l'essere umano non respira, muore. Il respiro pesante, inarrestabile era un indice del suo voler continuare a vivere".
L'emozione più grande
Dato che Plan 75 è un film estremamente toccante ed emozionante, davanti e dietro la macchina da presa ci devono essere stati dei momenti particolarmente difficili da affrontare emotivamente. Lo conferma Hayakawa: "La scena che più mi ha spezzato il cuore mentre la stavo girando è stata verso la fine, quando Michi parla al telefono con Yoko, perché si trattava di un momento triste e la conversazione è stata girata in due momenti diversi. Per far sì che Yumi Kawai (l'interprete di Yoko) recitasse al meglio abbiamo usato la voce di Baisho. E il fatto che fosse rimasta solo la sua voce, che lei non ci fosse più, è stato quasi simbolico e mi ha fatta arrivare quasi alle lacrime". Le fa eco Baisho-san: "La cosa che mi aveva colpito è che quando c'è stata la mia parte delle riprese di quella scena, Kawai era presente e la regista in realtà dava indicazioni a lei ma a me nulla. Inizialmente non capivo, poi andando avanti con la scena, ho inserito una certa gentilezza nelle mie battute 'ma sai, ma sai...' perché anche la controparte cambiava interazione man mano con me, quindi c'è un climax sempre più triste nel dialogo al telefono ma la recitazione non doveva mai essere esagerata, esasperata, virare troppo in quella direzione, bensì lavorare di sottrazione. Ho apprezzato molto quella scelta nel dirigere noi attrici".