Giovani autori crescono. La presenza di Piuma in concorso alla Mostra di Venezia è già un premio alla qualità del film. La nuova regia dell'anglopisano Roan Johnson è una commedia delicata e divertente che affronta il tema della gravidanza in età adolescenziale. Il regista non si limita, però, a concentrarsi sui mutamenti che subisce la vita di due diciottenni alle soglie dell'esame di maturità dopo aver scoperto di essere in dolce attesa, ma costruisce un'opera corale la cui vera forza sta nell'interazione tra i personaggi.
Già ne I primi della lista e Fino a qui tutto bene, Roan Johnson aveva dimostrato un innato talento nel costruire scene collettive ben congegnate ed efficaci. Stavolta però supera se stesso dando vita a un paio di momenti familiari epici in cui il dramma esplode scivolando rapidamente nel grottesco. Il risultato è esilarante grazie alla perfetta gestione dei tempi comici e al contributo di un cast all'altezza della situazione, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari che circondano la giovane coppia composta da Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi).
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La forza del gruppo
Ferro e Cate sono due ragazzi come tanti: lui pigro, confusionario e blandamente ribelle, lei assennata ma penalizzata dalla presenza di un padre immaturo e bugiardo che le crea molti guai. All'improvviso i due scoprono di aspettare un figlio. Dopo lo sgomento iniziale decidono di tenere il bambino grazie al supporto dei genitori di lui, gli ottimi Michela Cescon e Sergio Pierattini, che accolgono Cate in casa e danno "provvisoriamente" ai due giovani l'appartamento del nonno. Appartamento che il padre di Ferro sogna di vendere per lasciare Roma e tornare a vivere in Toscana.
Piuma racconta i nove mesi dell'attesa, i dubbi e le difficoltà creati dall'immaturità dei due futuri genitori (soprattutto di lui), il caos con le rispettive famiglie e il processo di adattamento che prevede rinunce a viaggi, sesso, spensieratezza e divertimento. E lo fa attraverso la scansione temporale dei nove mesi con un linguaggio semplice e scorrevole. L'opera di Johnson è leggera e immediata, ma non per questo meno curata nella forma e nello stile. Se il primo scopo di una commedia è quello di far ridere, Piuma ci riesce con intelligenza raccontando una storia senza mai giudicare i personaggi, ma accostandosi a loro.
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Una commedia spensierata
Forte di dialoghi brillanti, di una fotografia luminosa e di un ritmo vivace e dinamico, Piuma si apre in medias res trascinando immediatamente lo spettatore nel vortice degli eventi. La vicinanza del pubblico con Ferro e Cate è la stessa del regista che racconta debolezze e mancanze dei suoi personaggi con sguardo partecipe e bonario. Blu Yoshimi si dimostra serafica nella sua capacità di sopportare le conseguenze della gravidanza, l'immaturità del compagno, il caos familiare in cui è costretta a vivere, mentre Luigi Fedele fa trasparire nel suo Ferro un mix di autoironia, consapevolezza delle proprie mancanze e percezione stoica di sé. Il suo continuo paragonarsi a un samurai sottoposto a una prova di fedeltà ci dà la misura del modo in cui il ragazzo affronta la vita adulta e ci aiuta, di conseguenza, a comprendere l'origine dei suoi innumerevoli guai.
Piacevolmente imperfetto, Piuma pecca nella carenza di approfondimento psicologico dei personaggi. La voglia di realizzare un film agile e ritmato ha il sopravvento sulla necessità di sviscerare l'origine dei comportamenti degli individui. Roan Johnson preferisce sorvolare sulle questioni che potrebbero rivelarsi potenzialmente drammatiche, come gli inqualificabili comportamenti del padre di Cate, svuotandole di senso e sfruttandole unicamente come materiale da commedia. Alla fine si esce dalla sala con la sensazione che manchi effettivamente qualcosa, ma questo non inficia la piacevolezza della visione di un film leggero come una piuma.
Movieplayer.it
3.5/5