Al cinema ritroveremo i protagonisti della serie Pipì, Pupù e Rosmarina, l'orsetto lavatore Pipì, l'uccellino Pupù e la bizzarra coniglietta Rosmarina, che questa volta dovranno fare i conti con una misteriosa scomparsa. Qualcuno ha infatti rubato le note musicali della partitura composta dal Mapà, la strana figura un po' mamma e un po' papà, per il Grande Concerto di Ferragosto. A guidarli la voce amica del Narratore (Giancarlo Giannini) che gli affida il compito di scovare il colpevole e recuperare le note rubate. Non ci sono indizi, se non che le note hanno vita propria e sono attirate dalla musica. Per questo Pipì, Pupù e Rosmarina decidono di rappresentare con l'aiuto degli animali del bosco tre grandi opere classiche: L'Italiana in Algeri di Rossini, Don Chisciotte di Massenet e Lo schiaccianoci di Tchaikovsky.
Trentacinque anni di animazione alle spalle, da La gabbianella e il gatto al più recente Pinocchio, una semplicità e raffinatezza che da sempre accompagnano le sue creature e il coraggio di risvegliare l'infanzia perduta anche tra gli spettatori più adulti. Questa volta Enzo D'Alò firma un'opera per un pubblico di bambini tra i quattro e gli otto anni, Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note rapite (in sala dal 16 novembre), adattamento per il grande schermo della celebre serie tv scritta insieme a Vincenzo Cerami. Alla presentazione romana del film abbiamo incontrato il regista.
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Dalla tv al cinema
L'idea di fare il film era presente già dall'inizio.
"Da quando abbiamo costruito questa cosmogonia di personaggi, un universo popolato di boschi e animali in cui la presenza umana non esiste. Ma non era facile fare un film con questo tipo di target e abbiamo cercato con la serie di capire quale potesse essere l'impatto.
Abbiamo giocato e costruito 78 episodi, poi ci è sembrato fosse arrivato il momento giusto per farne un film e mi sono sforzato di pensare come pensano i bambini", ci racconta D'Alò.
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Saper emozionare
Una qualità imprescindibile dell'animazione? "La capacità - spiega il regista - di coinvolgere il pubblico perché il disegno sullo schermo ci permette di raccontare messaggi importanti coinvolgendo gli spettatori, cosa che più difficilmente avviene con un film in cui tutto è contestualizzato. L'animazione decontestualizza e mostra personaggi poco paragonabili a quelli che possiamo incontrare nella vita. La cosa più difficile è la profondità e riuscire a emozionare".