La 95ª edizione dei premi Oscar si terrà a Los Angeles al Dolby Theatre il 12 marzo 2023 e verrà presentata da Jimmy Kimmel. Le candidature verranno annunciate il 24 gennaio e noi vogliamo portarci avanti, sfruttando il mese di dicembre per tracciare un bilancio di quello che è stato l'anno in ambito dell'animazione e, insieme, capire chi potrebbe ambire non solo alla vittoria, ma alla cinquina finale. I lungometraggi che ci sono stati proposti quest'anno, d'altronde, sono riusciti a soddisfare uno spettro variegato di gusti e di aspettative, conducendoci dinanzi a storie rivisitate, a morali ambientaliste e anche introspezioni sulla vita, sulla crescita e sull'amore: segno che l'animazione sta sempre di più distaccandosi da quella concezione che si tratti di un prodotto per bambini, spiccando il volo verso la maturità più assoluta. Non si è mai trattato solo di cartoni animati, d'altronde, diceva il padre dell'animazione, Walt Disney. Ecco, quindi, le nostre proposte per la cinquina finale e... per la vittoria.
1. Pinocchio di Guillermo Del Toro
Siamo dinanzi a un'opera completa, che riesce a offrire non solo una riscrittura più moderna della favola di Carlo Collodi, ma che arriva a compimento anche di anni di lavorazione con la stop-motion. Quello stile dark proposto per ripercorrere il Ventennio fascista in Italia, andando a costruire una satira politica che coinvolge anche il Duce, ha permesso a Del Toro di realizzare il Pinocchio più affascinante dopo quello di Walt Disney del 1940.
Quindici anni di lavorazione per arrivare a realizzare un film d'animazione completo, in grado di offrire un nuovo finale alla storia di Pinocchio, agrodolce e gradevole, oltre a dare una chiave di lettura della morte tale da condizionare persino la marionetta protagonista, che deve imparare non solo a confrontarsi col mondo reale, ma con tutte le problematiche che ne comporta: dai fardelli fino, appunto, alla morte. Un film pregno di sentimento, di storia, con una tecnica di animazione che meriterebbe di essere premiata insieme a Guillermo del Toro, che l'Academy conosce bene e non sarebbe nuovo a una vittoria del genere.
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2. Red
Sicuramente nella cinquina finale dell'Academy dovrà esserci Red. Si tratta del miglior film Disney di quest'anno, arrivato direttamente dagli studi della Pixar, in grado di raccontare ancora una volta con sapienza e con coscienza le fasi della crescita dei giovanissimi.
Diretto da Domee Shi che già ci aveva lasciato tanto amaro in bocca con la sua straziante storia di Bao, brillante cortometraggio che potete recuperare su Disney+, il film vede la protagonista Mei combattere con l'esplosione di un evento catastrofico che le cambierà la vita. Trasformatasi in un enorme panda rosso dovrà riuscire a gestire quelle che sono le problematiche che comporta un cambiamento del genere, un'allegoria incredibilmente indovinata del ciclo mestruale e declinata, in altri sensi, con un problema atavico, legato alla propria famiglia, con la quale dovrà confrontarsi quanto prima.
3. Il Mostro dei Mari
Abbiamo avuto modo di parlare di quei registi che decidono di abbandonare Disney
per potersi mettere in proprio e inseguire delle morali diverse da raccontare sul grande schermo. Chris Williams è uno di quelli, perché dopo aver diretto Bolt e Big Hero 6, col quale ha vinto l'Oscar nel 2015, ha deciso di realizzare Il Mostro dei Mari con Netflix, tornando a lavorare con l'acqua, l'elemento che aveva ben gestito in Oceania insieme a Musker & Clements.
Il film che ne esce non è esaltante, almeno nel contenuto proposto, così come la morale finale ripercorre fin troppi cliché. Eppure l'animazione utilizzata è di altissima qualità, offrendoci un prodotto che non possiamo non considerare per la cinquina finale agli Oscar.
I nostri protagonisti sono Maisie e Jacob, con quest'ultimo nei panni di un cacciatore di mostri marini: naufragati e abbandonati al destino del mare, i due vengono salvati dal più grande e temuto mostro di tutti i tempi, che in realtà si prepara a consegnare a entrambi un risvolto decisamente diverso delle vicende raccontate fino a quel punto. L'eccessiva durata, che poteva essere molto più asciutta, ne condiziona un po' la visione, rendendolo un film d'animazione che vorrebbe dire tanto, ma si perde su se stesso.
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4. Il drago di mio padre
Passato fin troppo in sordina, il film girato da Nora Twomey e basato sull'omonimo romanzo di Ruth Stiles Gannett, è arrivato su Netflix nel mese di novembre ricevendo recensioni più che positive. Un film d'animazione basato tutto sulla tradizione e sul regalare la magia, senza andare a toccare quel territorio che la Disney ben sta arando tra messaggi etici e morali.
Il drago di mio padre è un film a misura di bambino, con una direzione artistica molto affascinante e che mette insieme una grande armonia con lo scenario. Il tutto realizzato a mano libera, per raccontare - così come Pinocchio - una versione moderna della storia che appartiene a Gannett, calando tutto in un contesto di crisi economica e infarcendo il libro originale di un contenuto socio-politico. Una soffice metafora su come la vita vada presa di petto e che le difficoltà vadano affrontate con le migliori intenzioni. Pur non risultando uno dei film capolavoro dell'anno, Il drago di mio padre è in grado di farci ricordare com'era l'animazione un tempo e come può ancora oggi incantare con la semplicità.
5. Strange World
Sarà impossibile non vedere nella cinquina finale dell'Academy l'ultimo Classico Disney. Un flop importante, che ha spinto l'azienda di Burbank ad annunciarne l'arrivo su Disney+ dopo appena un mese dall'uscita al cinema, proprio come accaduto con Encanto. Strange World ci mette dinanzi a una meravigliosa metafora sul nostro pianeta e sul come stiamo gestendo la sua esistenza.
C'è tanto di quella spinta di cui parlavamo verso l'etica e verso la guida morale, perché i protagonisti faranno di tutto per insegnarvi come comportarsi al mondo. Strizzando l'occhio all'inclusività, elemento di cui Disney oramai è portavoce assoluta, si arriva ad avere un prodotto non memorabile, soprattutto a causa dei suoi protagonisti quasi del tutto anonimi, ma che ci permetterà di vivere a bocca aperta la rivelazione sul finale, ragionando in funzione di ciò che stiamo facendo noi attualmente, con un risvolto socio-politico che sì, sarà importante comprendere e sviscerare. Non punterà all'Oscar, perché dei Classici Disney degli ultimi dieci anni è sicuramente il più maturo, ma il meno forte per, appunto, personaggi e contenuti, ma ha dalla sua una tecnica di animazione altissima e raffinata, a partire dagli scenari e dal world building messo in piedi da Don Hall.
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6. Entergalactic
Si tratta di una sorta di menzione speciale, perché il film d'animazione creato da Kid Cudi nasce come esperimento per creare un contenuto cross-mediale con il suo album, dall'omonimo titolo. Disponibile su Netflix, Entergalactic si occupa di analizzare la vita di Jabari, un artista amante dello streetwear e all'apice del proprio successo. Lui è il creatore di Mr. Rager, un personaggio che disegna ovunque, per tutta New York. La sua storia di successo, però, viene inficiata dall'arrivo della sua vicina di casa e della sua ex, entrambe interessate all'amore per l'artista.
La particolarità del film si ritrova nell'utilizzo che Cudi ha fatto della musica, nel ricreare delle vere e proprie allucinazioni, sfruttando delle tonalità acquarello che rendono tutta la narrazione molto particolare e affascinante. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e la capacità di Cudi di raccontare una vicenda umanamente così matura riesce a travalicare quella convinzione che l'animazione debba essere solo per i giovanissimi, che mal potrebbero comprendere la natura di quanto proposto dall'artista. Una piccola perla che quest'anno ha condito il mondo dell'animazione, che speriamo possa ricevere un posto nella cinquina dell'Academy.